Street art: visitare online i murales più belli del mondo - Vogue
Un viaggio nella street art mondiale alla ricerca del murales più significativo, più colorato, più originale: si può fare, da casa, navigando sulla piattaforma di ArtsandCulture di Google. Non stupisce che la sezione di arte pubblica (graffiti, murales) si arricchisca giorno dopo giorno (qui trovate circa 20mila elementi ): se non è possibile muoversi fisicamente, “il grande occhio” del satellite ci può regalare visioni artistiche su cui vale la pena soffermarsi. Ne abbiamo selezionate cinque.
Un Banksy d’annata, in attesa della prossima mossa
La sua ultima opera risale a poco più di un mese fa: era San Valentino, lo ricordate? Sembra una vita fa. Bristol si risvegliò il 14 febbraio con un inno “alla Banksy” dedicato alla festa degli innamorati: sulla parte di una casa nella zona di Barton Hill si vede una bambina con una fionda in mano da cui è appena partito un colpo. In alto, l’effetto dell’esplosione: una composizione di foglie e fiori di plastica rossa. Peccato che, da lontano, sia così simile a quello di una macchia di sangue. Dopo questo disturbante Cupido, il silenzio. Un paio di giorni da, durante l’asta online di Sotheby's a Londra riservata alle stampe dell’artista più misterioso del momento (sarà davvero Robert Del Naja del gruppo trip hop Massive Attack?), una stampa della celeberrima Girl with Ballon ha nuovamente dominato la scena (l’asta ha incassato 1.4 milioni di dollari in totale, tanto per dire). In tanti scommettono che l’artista prima o poi dirà la sua sulla gestione della pandemia in corso, e in attesa di questo ci si può gustare su ArtsandCulture di Google un viaggio tra i murales londinesi di Banksy.
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I magnifici 9 di New York
Sessione ad alto tasso di malinconia. Nei giorni in cui la Grande Mela è colpita dal coronavirus (e in Central Park si cominciano a costruire i primi ospedali da campo), qui , per un tempo variabile dai 3 minuti alle 3 ore (quanto tempo si può ammirare un’opera d’arte online?) possiamo mettere in pausa il presente, e giocare con i ricordi (o con i desideri futuri) grazie a 9 tappe virtuali sui muri più artistici della città. Magnifici lo sono davvero i murales e i graffiti di New York, ma quelli del brasiliano Eduardo Kobra, un po’ di più. C’è il ‘grande classico’ a Brooklyn dedicato a Frida Kahlo e Diego Rivera, e quello, al civico 407 di Bedford Avenue, che mostra Andy Warhol e Basquiat mentre lanciano ai passanti l’hashtag #fightforstreetart. Nuovo clic, nuova emozione: spostiamo il cursore verso l’alto e seguiamo tutta la facciata del palazzo in Jersey Avenue dove lo street artist brasiliano ha dedicato un omaggio a Ziggy Stardust, all’indomani dalla morte di David Bowie. Il viaggio continua: a New York c’è un lavoro di Keith Haring (Crack is Wack, restaurato di recente), e progetti raffinati come lo Houston Bowery Wall Mural, spazio privato “addomesticato” ad arte pubblica e, per chi ama la street art più vera, la cosiddetta “Graffiti Hall of Fame” davanti a una scuola di Harlem (qui : il consiglio è di puntare col cursore e ‘passeggiare’ su e giù per la via, soffermandosi davanti ciascun lavoro).
Streets of Philadelphia
Il momento è perfetto anche per recuperare qualche storia passata, come quella del City of Philadelphia Mural Arts Programs, il più grande programma di arte pubblica di tutti gli Stati Uniti. Da oltre 35 anni, il Mural Arts ha invitato, stimolato e riunito artisti noti e meno noti per creare “progetti che potessero trasformare gli spazi pubblici e le vite degli individui”. Ambizioso: parliamo di qualcosa come 50/100 opere all’anno, tutte realizzate partendo dai bisogni reali delle comunità in cui venivano inserite. Murales corali, potremmo chiamarli: li firma un singolo artista, ma parlano al cuore e alla pancia della comunità che tutti i giorni, uscendo di casa, se li trova davanti. È stata una donna ad avviare il tutto: nel 1984 l’artista Jane Golden ha provato a immaginare i graffiti in modo diverso. Ovvero come atto sì di protesta, ma non fine a sé stessa: Jane Golden ha chiamato una centinaio di ragazzi dei quartieri più disagiati di Philadelphia e li ha messi al lavoro notte e giorno per “ripensare” il ponte e il marciapiede della trafficata strada che collegava West Philly con il centro. Il risultato si chiama Life in the City e tutto ciò che ne è nato dopo si può trovare qui
La Pincoya, l’arte è impegno
Un’altra delle storie di street art più cliccate su ArtsandCulture arriva dall’altra parte del mondo: il comune de La Pincoya, vicino a Santiago del Chile, realizza da anni un progetto di “muralismo sociale” (così lo chiamano) che ha come obiettivo principale quello di ricostruire, attraverso un vivacissimo intervento sui muri delle case della cittadina, la storia locale. The Open Air Museum è un’esplosione di colori. E non solo: parla di discriminazione, dei diritti dei bambini, della necessità di fare inclusione sociale, dell’importanza della scuola e della solidarietà e del rispetto dell’ambiente. A La Pincoya – dove un tempo c’erano le organizzazioni sovversive che lottavano contro la dittatura di Pinochet - l’arte è (anche) battaglia e impegno politico. Siempre.
Orticanoodles, e l’arte dello “spolvero”
Fa un certo effetto, mentre si continua a vagare a varie latitudini artistiche su ArtsandCulture, imbattersi in coordinate geografiche così vicine a casa nostra: il progetto di Orticanoodles, collettivo milanese di street art guidato da Walter Contipelli, non è passato inosservato (qui tutta la sezione a loro dedicata: ci sono le loro opere realizzate in Italia, ma anche in giro per il mondo come il murales realizzato lo scorso anno a Detroit per celebrare Samantha Cristoforetti).
A Orticanoodles si deve il progetto Or.Me (Ortica Memoria, il sito ufficiale è qui https://orticamemoria.com/ ) e, in attesa di poterlo ammirare passandoci in bicicletta, si può vedere anche online. Si tratta del primo quartiere-museo del mondo dove la memoria del 900 è – letteralmente – dipinta sui muri. Come? Con l’antica tecnica dello ‘spolvero’, che permette di riportare qualsiasi disegno su varie superfici (prima si disegna a grandezza naturale il soggetto su un cartone, poi con una punta si perforano i contorni, si appoggia il cartone forato sulla superficie, tamponando le parti perforare con carboncino, infine si colora). E così, nell’ex quartiere operaio dell’Ortica (dove ancora c’è una delle balere più frequentate di Milano, dove ancora si ricorda il “palo” della canzone di Jannacci), si passeggita tra murales colorati che celebrano la storia. Il pezzo più originale è quello dedicato alle donne: da Liliana Segre ad Alda Merini, da Alessandrina Ravizza ad Antonia Pozzi, con i loro volti stilizzati e fieri. Niente orpelli, tanta sostanza. La street art si fa così.
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