Giacca Chanel Primavera Estate 2020: evoluzione di un'icona
Un taglio netto che definisce linee pulite, un sistema di trama e ordito che risulta in una composizione tessile di colori e consistenze. Quella di Gabrielle Chanel è una sapiente combinazione di geometrie, è la definizione di una nuova semantica di stile ed estetiche che si condensa nella sua creazione più emblematica, quasi totemica: la giacca.
Nata da un virtuosismo intrinseco nella natura di Mademoiselle Coco – il saper adattare capi di sartoria maschile al guardaroba femminile – la giacca Chanel è una dichiarazione d’intenti, è la volontà di emancipare la donna nel suo modo di vestire, equiparandone i codici stilistici all'abbigliamento da uomo. Funzionalità, comodità, flessibilità, termini inesistenti in un vocabolario da corsetteria anni 50 che costringeva la donna in stringature e stecche di balena. Manifesto di un femminismo silenzioso che attua la sua rivoluzione a colpi di asole e trecce di lana, la giacca è un’opera di architettura, di urbanistica della modernità con strutture di jersey normanno e tweed scozzese.
Le venature realizzate a Rue Cambon sono dritte, prive di pieghe, garantendo elasticità senza rinunciare alla forma. Nella parte posteriore, una cucitura centrale sostiene l’intera struttura come una spina dorsale – una catenina d’ottone è cucita nella fodera intera, la corda di un funambolo che garantisce l’equilibrio, la vestibilità perfetta. Galalite, resina e metallo sbocciano in bottoni con camelie smaltate, ruggenti teste di leone, in un simbolo che è narrante, immediatamente comprensibile e riconoscibile: la doppia C.
Il capo heritage della maison amplifica le sue potenzialità di icona pop con Karl Lagerfeld, che ne catapulta il design originale nei decenni 80 e 90. Un passaggio tecnico, dallo splendido impatto visivo, che tramuta un programma in bianco e nero in un una produzione in technicolor. L’oro liquido delle origini si associa a ricami di sequin argentato, il bianco e il panna sfoderano un arsenale di sfumature – marzapane, burro, crema, giallo grano – e il nero si disintegra in un’iride psichedelico. Rosa neon, verde menta, Claudia Schiffer in passerella, un costume da bagno, cintura con ciondoli, e giacca aperta. Aperta è anche la sperimentazione, materica oltre che cromatica, con organza, seta, piume e chiffon che si accostano alla texture granulosa del tweed, sfoderando nuovi orizzonti di tattilità. Grazie a Lagerfeld, la tradizione Chanel si rinsalda al timone di una bellezza che è sempre contemporanea.
Oggi, Virginie Viard apre il sipario al romanticismo, a una poeticità nostalgica che è un bouquet di sfumature floreali – geranio, tarassaco, pervinca – con prodezze di design che trasportano il colletto collegiale della divisa di Gabrielle, orfana ad Aubazine, nel pizzo dall’haute couture primavera estate 2020. Una stagione pura, semplice, dalla luminosità velata e mai troppo audace, in cui la giacca è compagna di una passeggiata parigina. Lunga al ginocchio, con ampio revers, chiusura a doppio petto, il bordo in vita che si articola in una corolla di volant in tweed albicocca, peonia e blu elettrico. Una variazione sul tema, che si concede note di originalità, ma sempre fedele alla melodia di base. E anche quando arriva l’inverno, la giacca Chanel è simbiotica con le nuances del panorama, con la morbidezza di un paesaggio innevato che si traduce in maniche ampie, vaporose piume, in una sfumatura fredda e lattea.
La giacca Chanel è Romy Schneider in Boccaccio ’70 di Luchino Visconti, è Romy Schneider nell’appartamento di Gabrielle Chanel a Parigi, una conversazione fra amiche – è solo Romy, sola sul divano di Coco, che legge, perché con la sua amica non può più parlare. La giacca Chanel è la donna perfetta – tale perché si sente tale – è un testamento che, di collezione in collezione, rinnova il nostro credo.
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