Intervista esclusiva a Jean-Paul Gaultier: “Torno con un nuovo progetto di Haute Couture”
È del 4 marzo la notizia del nuovo progetto di Jean-Paul Gaultier, che scrive: "Sono lieto di annunciare che la Haute Couture continuerà in una nuova forma. L'idea di diversi designer che interpretano un marchio di alta moda mi è venuta in mente negli anni 90 per una casa parigina di alta moda che si era trovata senza uno stilista. Sono lieto che questo concetto diventi realtà ora, con Chitose Abe di Sacai come prima designer ospite. Ammiro il suo lavoro, abbiamo molte cose in comune e condividiamo una visione simile della moda. Sono felice di darle la completa libertà». Inizialmente programmata per luglio 2020, la presentazione della collezione Gaultier-Chitose Abe è stata rimandata al gennaio 2021, a causa dell'epidemia di Covid-19.
Il designer l'aveva annunciato in esclusiva a Vogue Italia, in un'intervista di cui pubblichiamo qui sotto un'anteprima.
Potete leggere la versione integrale sul nuovo numero di Vogue Italia, in edicola dal 5 marzo.
Non ha la patente e non sa guidare: vero o falso? «Verissimo! Sono stato bocciato tre volte, l’ultima ho pure fatto un incidente mancando di poco un camion. In fondo, meglio così. Sono un pericolo pubblico al volante, troppo occupato a osservare quanto mi sta intorno per concentrarmi sulla strada. Camminavo molto in passato, poi ho smesso. Ma a una certa età bisogna riprendere a fare delle passeggiate... Fa bene alla salute». Il monellaccio della moda compie 68 anni ad aprile, e ha l’aria di essere in formissima. È appena tornato dalla Russia, Jean-Paul Gaultier – dove ha presentato il suo Fashion Freak Show, un fantasioso cabaret autobiografico che farà tappa anche in Italia. La notizia che lascia la moda l’ha annunciata durante la sua ultima sfilata, trasformata in spettacolo d’addio gioioso e frizzante, anche se tra i presenti s’è vista qualche lacrima. I quasi 200 look mandati in passerella riassumevano tutto l’estro e il genio di Gaultier, capace di trasformare una spugna in vaporoso abito da sera, le cinture in sexy minidress e di mettere i corsetti sopra la giacca. Soprattutto, ci hanno ricordato il suo ruolo di pioniere dell’inclusività, della fluidità dei generi, del rovesciamento dei canoni di bellezza e degli stereotipi, oltre alla sua maestria sartoriale. Rilassato e, come al solito, cordiale, ci accoglie nel salone couture, circondato dagli abiti che hanno appena sfilato: un po’ come entrare a fare due passi nella sua testa.
Perché lascia la moda?
Ci sono da 50 anni, 45 con il mio marchio, è giusto fare un po’ di spazio agli altri. Mi piace pensare che ho sempre lavorato in totale libertà. Sempre. Col senno di poi, penso che questa libertà sia dipesa dal fatto che ho iniziato senza una lira: quando sei squattrinato sei padrone del tuo destino, non c’è l’azionista che ti dice cosa fare. Per me è stata una grande chance.
Il suo è un addio o un arrivederci?
È un addio perché non voglio più fare collezioni. È un arrivederci perché non so star fermo. Anche se domani fossi da solo, senza collaboratori né un marchio, continuerei a disegnare come quando ero bambino, è più forte di me. Le ispirazioni sono dappertutto, nessuno può fermarmi.
Eppure, persino lei, inarrestabile, dice che fare una collezione ogni due mesi è un insulto alla creatività.
Non mi sento di dare lezioni, ma c’è troppo di tutto... Abbiamo così tanto, quando invece dovremmo consumare di meno, essere più frugali. Davvero abbiamo bisogno di un’altra sfilata nel deserto? O di ingaggiare le star di Hollywood, e per di più con un contratto nemmeno esclusivo, e pagarle un occhio della testa per indossare degli abiti che potrebbero comprare? Che paradosso!
Ah! Prima le celebrities compravano i vestiti?
I miei sì. Fine anni 80, Madonna era una mia cliente. Poi Nicole Kidman... Compravano eccome! Ma adesso, anche le... come le chiamano?, ecco, le influencers, fanno parte dell’equazione. Tutto mira a eliminare la concorrenza. Invece di accanirsi a dominare il mercato, non sarebbe meglio chiedersi cosa vogliono le clienti? Cosa sognano, cosa desiderano le persone oggi?
Lei ha una risposta?
Faccio del benchmark su me stesso: sono talmente bombardato da proposte, immagini, prodotti, boutiques, vestiti... ecco, vedo solo dei vestiti! Quando c’è troppo non vuoi più niente, non hai più desideri. La società non può più crescere in questo modo.
Eppure siamo inondati da prodotti e fake, e copie dei fake.
Lo leggo come una paura del futuro, iniziata quando abbiamo “scoperto” il vintage e abbiamo smesso di guardare avanti. Anch’io mi sono ispirato al passato, andavo al mercatino delle pulci e trovavo delle idee. Ma poi le facevo mie. Adesso siamo alla copia della copia, la diffusione estrema di tutte le immagini ci dà accesso a tutto subito... Dopo un po’ impazzisci.
Durante la sua sfilata chissà chi viveva l’istante, presi com’erano a fotografare e filmare...
Già, dove sono sorpresa, choc, emozione? Alle sfilate sono così occupati a scattare le modelle di fronte, una dopo l’altra, che non riprendono mai la schiena!!! E magari tutto il bello del vestito è, appunto, dietro... Bisognerebbe fare una collezione dedicata alle schiene non viste nei défilé!
È vero che da piccolo ha tinto di blu i capelli di sua nonna Marie?
Falso, li ho fatti viola! Una vera punk ante litteram! Ma si è trattato di un incidente...
Quanto l’ha ispirata questa amata nonna, infermiera, cartomante e consulente di coppia nel tempo libero?
I corsetti col reggiseno un po’ appuntito li ho visti per la prima volta da lei. Riceveva delle signore che le chiedevano dei consigli di bellezza e come riconquistare il marito... Io ascoltavo e disegnavo: un ritratto realistico di quando arrivavano, e poi un disegno di come erano trasformate dopo la seduta, ispirandomi ad Ava Gardner, Sophia Loren, Brigitte Bardot. No, la Bardot mi piaceva meno.
Perché?
Perché Babbo Natale è un’invenzione.
Questa me la spiega.
Bambino, scopro che Babbo Natale non esiste e che a Pasqua le campane non vanno a Roma per la benedizione... Quindi, da quel momento metto tutto in discussione: se dicono che Monroe o Bardot sono le donne più belle del mondo io rispondo no! Preferisco le brune: Claudia Cardinale.
Brune o bionde, lei ha sempre amato le donne forti.
L’esempio di mia nonna, mia madre, le ragazze a scuola molto più mature dei maschi... Le ammiravo, soprattutto in un momento in cui andava di moda dire «sois belle et tais-toi», fatti bella e taci. Ricordo le croniste di moda che parlavano di “femminilità”, un taglio femminile, un volant femminile... Ma cosa vuol dire? E poi perché le giacche da uomo avevano una tasca interna per il portafoglio e quelle delle donne no? La moda la diceva lunga sulle disparità, su chi deteneva il potere economico. Ho cercato di rovesciare questi codici. E il corsetto a cono non era un oggetto di seduzione, ma un’arma, impugnata benissimo da Madonna. Quando lo indossa sotto un abito maschile, i coni sembrano perforare il doppiopetto: lei domina. Ci siamo intesi subito, so che le piacevano i miei vestiti, che indossava già – per inciso: li comprava! (ride) –, e la nostra collaborazione è culminata nel Blond Ambition Tour. Utilizzava gli attributi della femminilità ma con lo spirito di un macho.
Lei dice spesso che nella sua moda le donne hanno le palle e gli uomini sono un oggetto.
Ho voluto ricreare un certo equilibrio, dare potere alle donne e immaginare l’uomo oggetto, facendo delle vere collezioni maschili. L’Italia mi ha molto ispirato in questo senso. Contrariamente ai francesi, gli italiani amavano fare shopping, erano attenti e curiosi a un look, un colore, un taglio... E poi i tessuti! Adoro il lino, è magnifico! Giacche e pantaloni stropicciati bellissimi, quanto mi mancano! Penso sempre agli hotel in Italia, dove c’erano lenzuola di lino favolose. Devo farle una confessione: non sapevo dove trovarle e le ho rubate!
Non si preoccupi, c’è ancora la prescrizione.
L’interesse degli italiani per il vestirsi bene ha cambiato la mia visione del maschio. Così, a modo mio, ho preso elementi riservati alla donna per metterli sull’uomo: scollatura, marinière aperta sulla schiena, gonne...
Lei è stato il pioniere del diritto alla differenza includendo tutte le forme di bellezza.
Non avrei fatto quello che ho fatto senza Saint Laurent. La sua moda – androginia, trasparenze, affermazione di una nuova femminilità – e il suo stile di vita – non nascondeva la sua omosessualità – mi hanno aiutato e ispirato. Ho sempre cercato di restare onesto, senza mai voler scioccare! Se lo fai solo per creare lo scandalo non funziona.
In apertura: ritratto di Angus McBean
(Continua)
English Text
Read a preview of our exclusive interview with Jean-Paul Gaultier features in our March Issue on newsstands from March the 5th.
The maison has just announced that its Haute Couture collections will continue with a new concept: each season, the ‘Enfant Terrible de la mode’ will invite a designer to interpret the codes of the House and give the vision of Haute Couture. Chitose Abe from Sacai will be the first one to participate in the project and she will present the next Haute Couture collection in July 2020.
You don't have a driver's license and don't know how to drive: true or false? “Very true! I failed the driving test three times: the last time I even had an accident and barely missed a truck. So, in the end, it's all for the best. I am a public hazard behind the wheel, too busy observing what is around me to focus on the road. I used to walk a lot in the past, then I stopped. But at a certain age you have to start taking walks again... It's good for you." The bad boy of fashion turns 68 in April and appears in top form. Jean-Paul Gaultier has just returned from Russia where he presented his Fashion Freak Show, an imaginative autobiographical cabaret that will also stop in Italy. He announced that he was leaving the fashion world at his last runway show, transforming it into a joyful and vibrant farewell event, even though some of the guests were teary-eyed. The almost 200 looks sent out on the catwalk summarized all the creative flair and genius of Gaultier, capable of transforming a sponge into a fluffy evening dress, belts into a sexy minidress and putting corsets over a jacket. Above all, these outfits reminded us of his role as a pioneer of inclusiveness and gender fluidity, overthrowing beauty rules and stereotypes, in addition to his sartorial mastery. Relaxed and, as usual, friendly, he welcomed us into his couture salon surrounded by the clothes they were just shown: it is a bit like going for a stroll inside his mind.
Why are you leaving fashion?
I've been in fashion for 50 years, 45 with my brand; it's fair to make room for others. I like to think that I've always worked in total freedom. Always. In hindsight, I think this freedom depended on the fact that I started without a penny. When you are penniless, you are the master of your destiny: there is no shareholder telling you what to do. It was a great opportunity for me.
Is this your farewell or a goodbye until we meet again?
It's a farewell because I don't want to make collections anymore. It's a goodbye until we meet again because I can't not do anything. Even if I were alone tomorrow, without assistants or a brand, I'd keep drawing as I did as a child: I can't help myself. Inspiration is everywhere: no one can stop me.
Yet even you, unstoppable, say that making a collection every two months is an insult to creativity.
I don't want to lecture anyone, but there is too much of everything… We have so much, when instead we should consume less, be more frugal. Do we really need another fashion show in the desert? Or hire Hollywood stars with a contract that isn't even exclusive and pay them through the nose to have them wear clothes that they could buy? That's absurd!
Ah! Did celebrities buy clothes in the past?
Mine, yes. In the late eighties, Madonna was a client of mine. Then Nicole Kidman... They certainly bought clothes! But now, even ... what are they called? ... influencers are part of the equation. Everything aims to eliminate the competition. Instead of fighting to dominate the market, wouldn't it be better to ask what customers want? What do people dream and desire today?
Do you have an answer?
I am my own benchmark: I am so bombarded with proposals, images, products, boutiques, clothes ... well, I only see clothes! When there is too much, you no longer want anything or have desires. Society can no longer grow this way.
Yet we are inundated with products and fakes and copies of fakes.
I interpret that as a fear of the future, which began when we "discovered" vintage and stopped looking ahead. I, too, was inspired by the past: I went to the flea market and found ideas. But then I made them my own. Now we are at the copy of the copy: an extreme diffusion of all images gives us access to everything immediately... After a while, you go mad.
During your show, who knows who enjoyed the moment: they were all busy snapping pictures and filming...
Yes, where is the surprise, the shock and emotion? At fashion shows they are so busy shooting the models from the front, one after the other, that they never shoot the back!!! And maybe all the beauty of the dress is, in fact, behind... There should be a collection dedicated to backs that weren't seen in shows!
Is it true that as a child you dyed your Grandmother Marie's hair blue?
False, I dyed it purple! She was a real ante litteram punk! But it was an accident...
How much were you inspired by your beloved grandmother, who was a nurse as well as a fortune teller and couple's consultant during her spare time?
I saw corsets with pointy bras for the first time at her house. She received ladies who asked her for beauty tips and advice on how to win back their husbands... I listened and drew pictures: a realistic portrait of when they arrived and then a drawing of how they were transformed after the session, inspired by Ava Gardner, Sophia Loren, and Brigitte Bardot. No, I liked Bardot less.
Why?
Because Santa Claus is an invention.
Explain this to me.
As a child, I discovered that Santa Claus didn't exist and that at Easter the bells did not go to Rome for the blessing... So, from that moment on, I questioned everything: if they say that Monroe and Bardot are the most beautiful women in the world, I say no! I prefer brunettes: Claudia Cardinale.
Brunettes or blondes, you have always loved strong women.
I had the example of my grandmother, my mother, and the girls at school who were much more mature than the boys. I admired them, especially at a time when it was fashionable to say "sois belle et tais-toi", be beautiful and shut up. I remember the fashion reporters who spoke of "femininity": a feminine cut, a feminine ruffle... But what does it mean? And why did men's jackets have an inside pocket for their wallet and women's jackets didn't? Fashion spoke volumes about inequality and about who held the economic power. I tried to overturn those rules. And the cone-shaped corset was not an object of seduction, but a weapon handled very well by Madonna. When she wore it with a menswear suit, the cones seem to pierce through the double-breasted jacket: she dominated it. We understood each other immediately, I know she liked my clothes, which she had already worn — by the way: she bought them! (laughs). Our collaboration culminated in the Blond Ambition Tour. She used the attributes of femininity but with the spirit of a macho.
You often say that in your fashion, women have balls and men are an object.
I wanted to recreate a certain balance, empower women and imagine the man as an object, making real menswear collections. Italy greatly inspired me in this regard. Contrary to the French, Italian men loved to shop. They were attentive and curious about a look, a color, a cut... And then, the fabrics! I love linen: it's magnificent! Beautiful wrinkled jackets and pants: how I miss them! I always think of hotels in Italy, where there were fabulous linen sheets. I have a confession to make: I didn't know where to buy them and I stole them!
Don't worry, the ‘prescription period’ still exists in Italy.
Italians' interest in dressing well changed my view of men. So, in my own way, I took elements reserved for women and put them on men: plunging necklines, sailor stripe shirts open on the back, skirts...
You were the pioneer of the right to diversity by including all forms of beauty.
I wouldn't have done what I did without Saint Laurent. His style — androgynous, the sheerness, the affirmation of new femininity — and his lifestyle — he did not hide his homosexuality — helped and inspired me. I've always tried to stay honest and I’ve never wanted to shock! If you do it just to create a scandal, it doesn't work.
Read the full interview on Vogue Italia's March issue, on newsstands from March the 5th
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