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Serge Poulin e Elena Ilinykh: intervista ai neo genitori

Il primo figlio, la vita in quarantena e i progetti per il futuro: Sergei Polunin e la compagna Elena si raccontano in esclusiva a Vogue Italia

Non sarebbe un fatto eccezionale la nascita di un figlio se non toccasse a Sergei Polunin, l’ex bad boy del balletto che col lieto evento si lascia definitivamente alle spalle le intemperanze del passato. Oltre al bambino nel suo caso “chercher la femme” è d’obbligo: la maturità artistica e personale del trentenne ballerino si deve a Elena Ilynikh, campionessa olimpica russa di pattinaggio artistico su ghiaccio, conosciuta sui social networks e da circa un anno al suo fianco. A poco più tre mesi dalla nascita di Mir, venuto alla luce a Miami il 16 gennaio scorso, abbiamo rintracciato la coppia a Mosca, nella quarantena forzata che anche a loro tocca. Ritrovando due giovani genitori felici del tempo per stare insieme che le circostanze impongono, ma sensibili a quanto sta accadendo nel mondo e con un loro condiviso pensiero per un domani che dovrà essere per forza diverso.

Elena e Sergei. Foto courtesy Stephanie Pistel. Fashion: Pedro Dias. HMA: Eddy Munster. Post: Stephan Lesger. Elena: abito Isabel Marant, sandali Hugo Boss. Sergei: tutto Ferragamo.
Elena e Sergei. Foto courtesy Stephanie Pistel. Fashion: Pedro Dias. HMA: Eddy Munster. Post: Stephan Lesger. Elena: abito Isabel Marant, sandali Hugo Boss. Sergei: tutto Ferragamo.

Mir, il nome che avete scelto per il vostro bambino, ha un significato particolare, no?
Sergei: Sì, Mir ha un doppio significato in russo: vuol dire “mondo” e “pace”. Elena mi ha dato la facoltà e la responsabilità di scegliere il nome. Insieme ci pensavamo da tanto tempo: abbiamo guardato l’oceano, il cielo, la luce, e abbiamo capito che stavamo guardando il mondo. Così mi è venuto in mente il nome: Mir.

Sergei, di recente è apparsa sul suo profilo Instagram una foto che la ritrae con la scritta “Mir” in caratteri cirillici sullo zigomo: si è fatto un nuovo tatuaggio?
Sergei: No, quello è uno shooting di alcuni anni fa: una concidenza significativa, in effetti…

A chi assomiglia Mir?
Elena: Sta cambiando molto: all’inizio assomigliava più a me, poi improvvisamente del tutto a Sergei, poi a suo padre che ci ha mandato una foto di quando era bambino, poi ancora sembrava a mia madre. Ora penso somigli più a me, ma il taglio degli occhi è di Sergei. Ma sta ancora cambiando, vedremo…
Sergei: Io invece vedo Elena in lui.

A dispetto della vostra popolarità, stavolta avete tenuto riservato l’evento fin quasi alla nascita.
Sergei: Sì, è vero, l’abbiamo tenuto nascosto fino all’ultimo. Abbiamo provato a proteggere il bambino quanto più possibile: è importante. Ma era anche una questione di energia, per me e per Elena.
Elena: Quando siamo stati sicuri che tutto andava bene, abbiamo sentito che potevano dare la notizia.

E voi come avete accolto la notizia?
Sergei: In effetti non è stato un piano ma un desiderio: penso che Elena volesse un figlio, anche se non sono sicuro così presto! Ma io sentivo, sì, che era il momento giusto e… semplicemente è successo.
Elena: È come quando vedi i bambini all’asilo: non pianifichi di averli, semplicemente li desideri e poi a un determinato momento sei in grado di accettare questo dono. Così siamo stati molto felici quando l’abbiamo saputo.

Nel tempo dell’attesa però siete stati entrambi artisticamente molto attivi, no?
Elena: Sì. Avevamo un’agenda molto fitta di tournées, fino al termine del mio settimo mese di gravidanza, così io mi sono fermata solo all’ottavo mese. Ma andava bene perché la pancia non si vedeva molto e potevo nasconderla. In effetti sono stata una mamma in attesa molto attiva: ho viaggiato con Sergei per i suoi spettacoli tra cui la prima a Verona di Romeo e Giulietta, di cui ho seguito anche le prove. E mi sono dedicata ad alcuni miei progetti, per esempio lavorando come coach per l’Accademia di pattinaggio che dirigo in Russia con Yulia Lipnitskaya. Per fortuna la gravidanza è stata molto facile.
Sergei: Elena non solo è stata molto attiva, viaggiando e volando ovunque, ma ha anche danzato incinta, con me, nello spettacolo Rasputin, a Londra. È stato straordinario ma anche, devo dire, rischioso. Forse avremmo dovuto essere più cauti, ma lei ha voluto così.

Se Mir è nato a Miami sarà cittadino statunitense. Una scelta?
Sergei: Sì. Per primo ha ricevuto il passaporto americano e poi quello russo, è stato registrato come cittadino ucraino e sta aspettando il passaporto e il prossimo sarà il passaporto serbo. Quasi tutto come me, tranne che sarà l’unico americano in famiglia. È stata una scelta: è tutto molto più semplice, per viaggiare e lavorare.
Elena: C’è anche un’altra ragione. Il mio parto sarebbe stato in inverno, in Russia, con freddo e neve, mentre preferivo avere un bambino in estate, al sole, vicino all’acqua. Il primo mese della sua nascita siamo rimasti a Miami e anche lui ha nuotato nell’oceano, ha preso un po’ di sole, è stato bene.

Come state vivendo ora il vostro nuovo ruolo di genitori?
Elena: È una nuova esperienza della mia vita ed è come un dono: ogni giorno sono grata, a Sergei, all’universo, di avere il mio bellissimo Mir. Interessante è che sto imparando ogni giorno da un bambino. È molto facile per me essere mamma… per ora, non so se poi diventerà difficile ma mi sto godendo ogni attimo.
Sergei: Per me è più facile essere padre perché a Elena tocca l’80 per cento dell’impegno: certo, anch’io contribuisco, ma faccio una piccola parte, a me resta il divertente: giocare con lui per esempio…
Elena: Ma non è vero! Anche perché è Mir a decidere di chi di noi due ha bisogno in quel momento. E la maggior parte delle volte ha bisogno di vedere lui, perché Sergei è un grande papà.

Sergei, nel film documentario Dancer la sua infanzia è ricordata come infelice. Che infanzia vorrebbe invece per suo figlio?
Sergei. Beh, quello era un film… In realtà la mia infanzia è stata molto divertente perché sono cresciuto in campagna, in Ucraina, immerso nella natura, in compagnia di tanti bambini. A me interessa capire e rispettare la personalità del bambino: non gli piace essere forzato, è lui a dettare molte cose da fare. Quando lo guardo da lontano, accanto ad Elena, lo vedo così piccolo, ma ha grande controllo ed è molto intelligente rispetto a quanto lo circonda: fa solo quello di cui ha bisogno, non è preoccupato dalle cose non rilevanti.

Intanto voi state cambiando come persone?
Sergei: La paternità mi sta cambiando, sicuramente. Prima che diventassi papà sentivo che potevo fare di tutto, le cose più impossibili al mondo. Ora avverto una certa maturità e ne sento la responsabilità, inizio a credere veramente in me stesso, devo prendermi cura di Mir ed Elena. La paternità dà le ali: se da una parte è come se non avessi più bisogno di nient’altro, dall’altra mi sento spinto e ho voglia di fare di più. Rende la vita completamente piena e guardare Mir è la felicità totale.
Elena: Per me non c’è altro da aggiungere: sento la maternità nello stesso modo in cui Sergei sente la paternità. Desideravo un giorno avere un bambino - anche se non così presto! - ma con lo sport non sai mai se sarà possibile ed ero preoccupata. Ora che lo vedo tra le mie braccia mi sento completamente felice e non potrei desiderare di più che avere lui e Sergei.

Certo questo non è il momento migliore per dare alla luce un bambino…
Sergei: Sì la situazione nel mondo non è facile. Per noi è un tempo bello, perché stiamo insieme e siamo sempre con il bambino: senza il lockdown saremmo stati sicuramente separati. Così come per le famiglie, anche per noi è un tempo importante, che usiamo a nostro vantaggio, che regaliamo a Mir per crescere e imparare. Passare tempo insieme è cruciale e tutti noi l’avevamo dimenticato, sempre presi dai nostri pensieri, dal correre qua e là come facevamo. Noi siamo fortunati a poter essere qui, in salute, soltanto a vivere la vita, adesso, insieme. Ciò che spero, quando tutto sarà finito – perché finirà – è che non torneremo come eravamo prima: dobbiamo tornare cambiati, migliori. Dovremo avere una diversa consapevolezza del nostro pianeta e dovremo prenderci cura l’uno dell’altro, aiutarci a vicenda. Non saranno importanti solo l’acqua e il cibo, ma la famiglia, gli amici, le relazioni umane.
Elena. Sì, sono assolutamente d’accordo con Sergei. Io e lui stiamo passando molto tempo a capire che dovremo rivedere le nostre posizioni, i nostri modi di pensare.

Sergei, da cosmopolita qual è, come giudica l’operato dei governi a contrasto del Covid-19? In Russia, Regno Unito, Italia…
Sergei: Ciò che è importante è che ogni paese faccia il meglio, tutto il possibile, per la gente, per tutti. È importante aiutarci, insieme. Noi diamo sempre un codice postale, un indirizzo, una città, un paese, ma non ci qualifichiamo mai come esseri umani. In questa situazione non dovremmo guardare ai diversi paesi, ma sentirci tutti insieme, parte dello stesso pianeta. È importante che la Russia aiuti l’Italia, che l’Italia aiuti la Francia, che la Francia aiuti l’Inghilterra, e così via…

Certo l’Italia è al centro dell’uragano. Che sensazione fa a voi che l’Italia la frequentate tanto?
Sergei: Per qualche ragione per me la cosa più dolorosa è proprio sentire della situazione in Italia. Di tutta la sofferenza che sento dal mondo, la maggior parte mi arriva dal vostro paese, sin da quando tutto è iniziato. Ho veramente un legame speciale con l’Italia: considero la vostra gente come fosse la mia, ho sempre ricevuto dal vostro pubblico un sostegno e un calore speciali. Non so se anche Elena ha questa sensazione…
Elena: Sì. La maggior parte della mia gravidanza è trascorsa in Italia, nel vostro paese abbiamo fatto la nostra prima vacanza insieme e siamo tornati per un grande tour e per Romeo e Giulietta all’Arena di Verona.

Sergei Polunin ed Elena Ilynikh in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Sergei Polunin ed Elena Ilynikh in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Luca Vantusso

C’è spazio per essere ottimisti?
Sergei: Dobbiamo essere ottimisti: ci sarà la luce alla fine del tunnel. l’Italia è troppo importante per il mondo: produce opera, balletto, cultura, bellezza, moda… Abbiamo bisogno dell’Italia! Appena le frontiere si apriranno, quando i voli riprenderanno, tornerò subito da voi a fare spettacoli, spero presto. Non avrò paura del virus. Rasputin l’abbiamo riprogrammato a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, il prossimo 17 e 18 ottobre, e bisognerà forse posticiparlo ancora, ma appena lo decideranno i governi io e Elena saremo da voi con il nostro spettacolo.

Sergei, ma come pensa cambierà dopo il corona virus il mondo della danza?
Sergei: Veramente penso che gli spettacoli più belli si vedano nei teatri e nelle arene: le performances live non si possono sostituire con nient’altro. Ma forse lo streaming on line diventerà più importante di prima, la realtà virtuale e le sue possibilità cresceranno e ci saranno, sì, altri campi di espressione cui la danza si aprirà. Ma penso che l’interazione umana non abbia pari: non c’è niente di più bello che vedere la gente riunirsi per uno spettacolo, dobbiamo tornare nei nostri teatri.

Intanto che prospettive avete con i vostri progetti, soprattutto quelli legati all’infanzia?
Sergei: Giusto ora sto strutturando la mia Fondazione per i bambini, a favore della loro formazione nel balletto, in Russia e nel mondo. Elena mi sta aiutando molto, diventerà una figura cruciale nel mio progetto: proprio in questi giorni, stando a casa, ne stiamo parlando. Spero che alla fine di questi mesi inizieremo a lavorare: abbiamo molti progetti ma non è probabilmente il momento migliore per parlarne.
Elena: A Sergei non piace quando dico cose belle di lui, soprattutto di fronte ad altri, ma si sta prendendo molta cura dei bambini, anche perché egli stesso ha avuto aiuto dalla Fondazione Nureyev, che gli permise di studiare alla Royal Ballet School. Così oggi si impegna affinché qualcuno possa sostenere altri bambini di talento, che avranno una buona formazione. Stiamo pianificando di sviluppare altri suoi progetti per i bambini: sarà una grande Fondazione, con ramificazioni nel mondo. Sergei ci sta mettendo tutta la sua arte, la sua anima, la sua testa.

Nel frattempo come riuscite a tenervi in forma, da pattinatrice e da ballerino?
Elena: Tutto è chiuso per noi pattinatori su ghiaccio: a casa è impossibile allenarsi e non si può nemmeno pensare di far pratica su un lago ghiacciato! Ma io e Sergei cerchiamo di mantenerci in forma con lezioni, esercizi e stretching, facendo del nostro meglio, per quanto possibile in questa situazione. Certo anch’io spero di poter rimettere presto i miei pattini e tornare sul ghiaccio per provare ancora quella sensazione…
Sergei: Io sono concentrato su un live show, con video project, insieme ad Elena, che dimostrerà quanto il pattinaggio di figura sia un’arte bellissima: è considerato uno sport ma è molto di più, è come il balletto ma è su ghiaccio. Ancora non posso parlarne ma sarà divulgato a breve. Quindi… “stay tuned” ma soprattutto… “stay safe”!

Foto in apertura. Elena e Sergei. Foto courtesy Stephanie Pistel. Fashion: Pedro Dias. HMA: Eddy Munster. Post: Stephan Lesger. Elena: abito Isabel Marant, sandali Hugo Boss. Sergei: tutto Ferragamo.

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Sergei Polunin ed Elena Ilynikh in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Sergei Polunin ed Elena Ilynikh in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Luca Vantusso
Sergei Polunin in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Sergei Polunin in Rasputin. Foto courtesy Luca Vantusso
Luca Vantusso


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