Cappelli moda: la collaborazione tra Figtree Collection e Pardo Hats
Cappelli moda da scoprire per sognare il post-coronavirus: ecco la collaborazione Made in Spain tra due giovani creative.
“Quando la bufera sarà passata, e arriverà l’estate, cosa ti piacerebbe fare?” dice la campagna lanciata dalle griffe spagnole Figtree Collection e Pardo Hats. In questo momento difficile di incertezza e isolamento, Alba Esteva, la fondatrice di FigTree Collection, e Sol Pardo, di Pardo Hats, hanno lanciato la loro prima collezione collaborativa di cappelli, un invito a rivalutare gli aspetti essenziali del nostro quotidiano andati perduti a causa del Coronavirus. Un messaggio positivo, la luce che cerchiamo in questi giorni.
Anche se provengono da background diversi, le designer trovano un linguaggio comune in termini di design, fondato sull’uso di tessuti eco-friendly e tecniche di tessitura a mano che hanno come risultato un mix perfetto fra le culture mediterranea e latinoamericana. I costumi tricot di FigTree Collection, capi iconici creati a mano da un gruppo di artigiani di Ibiza, hanno ispirato la collaborazione che comprende una serie di cappelli all’uncinetto in materiali biodegradabili e compostabili.
Sol Pardo, la designer argentina che in questo momento fa base a Barcellona, ci racconta come è nata l’idea per la collaborazione che valorizza il lavoro creativo e manuale, con grande rispetto per la natura e per l’ambiente.
Come è nata la collaborazione per questi cappelli moda?
"È stato il classico caso di due opposti che si attraggono.
Figtree e Pardo Hats vengono da due mondi diversi nell’ambito della fashion industry, ma sono accomunati dall’idea dell’estate e del mare. Mentre imparavamo a conoscerci, abbiamo capito che condividiamo lo stesso punto di vista e gli stessi valori per creare un mondo migliore. Entrambe infatti vogliamo diminuire l’impatto della nostre griffe sull’ambiente, valorizzare il lavoro artigianale, le filiere corte, conoscere le persone con cui lavoriamo".
L’idea o concept della collaborazione da dove viene?
"Dai nostri discorsi sull’amicizia, sui pregiudizi, sull’importanza del lavoro di squadra. Entrambe le nostre griffe sono cresciute individualmente, ma abbiamo capito che solo collaborando possiamo crescere e maturare come stiliste. Crediamo fermamente che se i designer indipendenti iniziassero a lavorare insieme, facendo quel che sanno fare meglio, potremmo far sentire meglio la nostra voce ed essere competitivi anche rispetto ai brand più grandi.
Ecco di cosa parla la nostra collezione: unirci per essere più forti".
Che materiali avete usato e dove li avete acquistati?
“Abbiamo usato materiali al 100% bio naturali e compostabili. Tutti i cappelli sono stati realizzati con foglie di raffia seccate, una fibra molto resistente, flessibile e leggera che si ricava da una palma che si trova in Africa e America Latina”.
Come avete armonizzato le vostre creazioni?
“Abbiamo trovato un linguaggio comune nelle tecniche di tessitura tradizionali, che entrambe usiamo per i nostri brand. Alba lavora con un gruppo di magliaie, per lo più donne anziane che avevano bisogno di un lavoro e al contempo di mantenere in vita le loro tradizioni. Per questa collezione in particolare abbiamo insegnato loro a creare con la raffia, hanno realizzato cappelli per la prima volta. Ogni singolo pezzo è fatto a mano a Barcellona”.
In che fase della produzione vi trovavate quando è arrivata la pandemia?
"Questa collezione è stata creata un anno fa durante uno dei miei viaggi a Ibiza, dove vive Alba. Volevamo lanciarla questa primavera, il momento in cui tutti cominciano a sentire il bisogno di sole e mare. Ora più che mai abbiamo la necessità di stare al sole, all’aperto.
E nel bel mezzo di questa crisi sanitaria, in un momento in cui si sentiamo tristi e in ansia perché dobbiamo restare a casa, in questi giorni di isteria collettiva, adesso che capiamo che stiamo attraversano un periodo unico della nostra storia, volevamo mandare un messaggio positivo e dare il nostro contributo per un mondo migliore.
Non ci interessava granché se la collezione avrebbe venduto, ci siamo invece concentrate sul messaggio, la collezione è un modo per esprimere come ci sentiamo, e condividerlo con il mondo".
Ogni immagine della campagna esprime un desiderio, manda un messaggio positivo per quando questo momento passerà. Cosa credete accadrà dopo?
"Ci piace pensare che questa pandemia rappresenta la fine di un’epoca in cui l’uomo si sentiva superiore e potente. Iniziamo a comprendere quanto sia fragile l’umanità e quanto l’uomo sia dannoso per il pianeta Terra. In questi giorni abbiamo capito quanto siano importanti i valori basilari, come la libertà. Potersi relazionare con gli altri, toccare le persone, prendere il sole, fare una passeggiata, mangiare tutto quel che ci va, andare in ospedale e avere il diritto ad essere curati.
Speriamo di poter realizzare presto questi nostri desideri, piccoli ma essenziali, non dimenticarli mai e imparare da questa situazione".
Cosa pensate o credete che accadrà nella fashion industry quando tutto questo sarà finito?
“Viviamo in tempi incerti. Di sicuro sappiamo che il Coronavirus ci cambierà per sempre. Non saremo più gli stessi dopo. Il mondo virtuale è il nostro unico, e invisibile, strumento di comunicazione e alleato. Ed è grazie a internet che possiamo affrontare questa epidemia, crediamo che gran parte degli investimenti da parte della moda saranno sulla rete. Non più per i negozi, a per una linea di produzione che va dai siti web alle aziende manifatturiere, da queste aziende alle nostre case, e viceversa. Speriamo e sogniamo che questa nuova filiera collegherà i piccoli atelier alle case di tutti”.
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