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"Hollywood": trailer e trama della nuova serie tv Netflix

Hollywood: la mini serie tv Netflix firmata Ryan Murphy dal primo maggio in streaming

Pretty Woman l’ha chiamata “la terra dei sogni” e aveva ragione. Deve averlo pensato anche Ryan Murphy, il Re Mida della tv, che a Hollywood ha dedicato il debutto su Netflix: la miniserie che prende in prestito il nome della Mecca del cinema arriva in Italia il prossimo 1° maggio promettendo un binge-watching a dir poco patinato.

Il “papà” di Nip/Tuck, Glee e Pose (solo per citare tre dei suoi successi seriali) racconta – anzi riscrive – lo star system degli Anni Quaranta immaginandolo più tollerante. Si passa dai diritti delle donne a quelli degli omosessuali e delle minoranze etniche in un’epoca – ricreata ad arte – in cui lo scintillio della macchina da presa scopriva il sonoro e il colore.

L’OLIMPO DEI DIVI
Questa fabbrica di speranze e illusioni prende vita in otto puntate nell’epoca di Judy Garland e Bette Davis, Ava Gardner e Rita Hayworth, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Ma non racconta celebrity all’apice del successo, bensì un gruppo di giovani squattrinati ma di talento che tenta la scalata al successo. C’è l’aspirante attore belloccio ma un po’ legnoso (Jack, al secolo David Corenswet), c’è il regista in erba ostinato e visionario (Raymond aka Darren Criss) e c’è anche lo sceneggiatore di colore talentuoso ma sconosciuto (Archie, interpretato da Jeremy Pope). Nessuno di loro ha la benché minima esperienza, ma riescono a fare squadra in maniera rocambolesca e inaspettata grazie ad una serie di fortuite circostanze. Oltre ad un aiuto finanziario ottenuto lavorando ad una stazione di benzina. Ma come fanno questi ragazzi a racimolare questa consistente somma di denaro? Diciamo solo che offrono un “servizio completo” alla selezionata clientela. Basta dire la parolina magica, Dreamland, e si aprono tutte le porte, ma in particolare quelle della camera da letto.
Intorno a questo gruppo di giovani sexy e promettenti ruotano le figure-chiave del potere degli studios, inclusi l’agente che seduce i clienti prima di far firmare loro un contratto (Henry, a cui presta il volto Jim Parsons, Sheldon di The Big Bang Theory), la figlia del capo con ambizioni artistiche (Claire, interpretata da Samara Weaving) e l’attore in declino riciclato come businessman (Ernie, aka Dylan McDermott).

OSARE UN PO’
Tutti i protagonisti, in un modo o nell’altro si sentono ripetere di non essere all’altezza e devono scendere a compromessi con la propria integrità per mettere un piede sul suolo sacro di Hollywood. Nessuno di loro rientra negli standard di perfezione o di omologazione richiesta, eppure non mollano. E i risultati sono quelli che Ryan Murphy e tutti i sognatori si sarebbero auspicati. Come ha dimostrato anche Quentin Tarantino in C’era una volta… a Hollywood, è possibile manipolare la storia per lanciare un messaggio di speranza ed è esattamente quello che succede nella serie. “Uguaglianza e progresso”, lo chiamano in una scena.
Tutti i protagonisti buttano il cuore oltre l’ostacolo e vengono ricompensati, come una società idealmente meritocratica dovrebbe fare. Succede solo in tv? Forse, ma in questo periodo una dose di ottimismo non guasta.

CORNICE DORATA
A parte la prima puntata, che in alcuni momenti sembra girare un po’ a vuoto, la storia procede con un certo ritmo. I personaggi sono gradevoli, i costumi deliziosi, le ambientazioni vivaci e i dialoghi brillanti. Un tuffo nel passato in piena regola, che ha un sapore doppiamente nostalgico, considerando l’attuale chiusura delle sale cinematografiche. Gli scintillii di Hollywood continuano ad esercitare un certo fascino, anche quando si mette sotto i riflettori il lato oscuro della settima arte.

Guardate una gallery di immagini della serie

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