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Filtri Instagram: vietato l'effetto chirurgia plastica

FILTRI INSTAGRAM: COSA STA SUCCEDENDO

A ottobre, Instagram ha annunciato che rimuoverà dalla sua piattaforma i filtri facciali che imitano gli effetti della chirurgia plastica. A dare la notizia, Spark AR, la piattaforma di Facebook per creare effetti di realtà aumentata, secondo cui solo nell’ultimo anno un miliardo di persone ha fatto uso dei suoi filtri per alterare i propri connotati. Questi filtri, che vanno dal lieve effetto glitter alla trasformazione totale, hanno spinto gli utenti a sperimentare anche modifiche al corpo. Sotto i riflettori ci sono in particolare FixMe e Plastica, colpevoli di consentire a chi li usa di ritrarsi con i lineamenti modificati, le rughe spianate e in un caso anche dei lividi associati a un intervento di chirurgia estetica.

L’annuncio è il risultato del crescente allarme sul rapporto tra social, immagine esteriore e salute mentale: i giornali che indagavano sulla ‘dismorfia da Snapchat’ denunciano ora l’ascesa della cosiddetta ‘faccia da Instagram’, resa popolare da una schiera di celebrità e di influencer che gli utenti dei social si sentono spinti a emulare.

L'ASCESA DELLA "FACCIA DA INSTAGRAM"

Il look è spesso quello da bambola Bratz di Kim Kardashian e Kylie Jenner, con labbra gonfie e zigomi scolpiti, ma anche di un mucchio di altri personaggi noti, da Bella Hadid ad Ariana Grande. Come riportato da Vice nella sua recente inchiesta sul nebuloso mondo dei filler e delle sostanze iniettabili, è un ideale estetico che ha alimentato un boom di procedure non invasive, specialmente tra le ragazze.

Ma i filtri effetto chirurgia plastica cosa c’entrano? La tesi di Instagram è che essi danneggino il benessere degli utenti. Interpellato per un commento, un portavoce di Facebook ha detto a Vogue: “Vogliamo che i filtri siano un’esperienza positiva per gli utenti. Di conseguenza, questo è quello che faremo: uno, rimuoveremo dalla Galleria Effetti di Instagram tutti gli effetti associati alla chirurgia plastica; due, impediremo che nuovi effetti simili siano approvati; tre, rimuoveremo gli effetti attualmente in uso che ci vengono denunciati.”

A prima vista, sembra un provvedimento sensato. Specialmente dopo che nel 2017 l’Accademia Americana di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva ha scoperto che il 55 per cento dei chirurghi estetici riferiva di pazienti che motivavano la richiesta dei loro servizi con il fatto di doversi fare i selfie. Sebbene questi filtri siano un perfetto esempio della relazione tra l’immagine virtuale e forse un desiderio reale di trasformazione, in verità il problema è appena sfiorato.

NON BASTA UN FILTRO

Mary McGill, ricercatrice all’Università Nazionale d’Irlanda a Galway che si occupa di selfie e di cultura digitale post-femminista, commenta così la notizia: “Vedo con favore i cambiamenti che facilitano il superamento della nostra cultura fortemente visuale, ma quest’azione in particolare mi pare piuttosto misera. Il problema va di gran lunga oltre qualche filtro e riguarda una serie di pratiche e norme che social come Instagram hanno introdotto nella nostra vita.” A che tipo di norme si riferisce McGill? “Mi riferisco al fatto di usare il corpo e il volto femminili come oggetti da osservare e valutare. Tutte le app di bellezza partono dal presupposto che il nostro corpo debba essere perfezionato; ergo, sono sbagliate.”

Una di queste app beauty è FaceTune, l’applicazione a pagamento di Apple più popolare del 2017. La possibilità di modificare nei minimi particolari i connotati del volto va oltre il semplice giocare con la propria immagine. Raddrizzando nasi e ridisegnando contorni del viso, si creano di fatto degli avatar digitali di sé stessi leggermente modificati. Un’immagine a cui, lontano dall’occhio onniveggente dello smartphone, alcuni sentono di non poter corrispondere. La conseguenza è un numero crescente di giovani donne che si presenta dal chirurgo estetico con la foto modificata del proprio viso chiedendo di avere lo stesso aspetto nella vita reale.

La studiosa di fashion theory, dottoressa Rosie Findlay, che tiene i master in Fashion Cultures al London College of Fashion, dice a Vogue: “Questa visione del nostro corpo e di noi stessi precede i social media, ma è stata da essi rafforzata perché […] ci spinge a puntare lo sguardo su noi stessi e a gestire il nostro aspetto in modo molto mediato.” Secondo lei c’è una continuità con quello che si diceva di Photoshop e la chirurgia plastica a metà anni 2000, ma come con le piccole modifiche di FaceTune, c’è stato un netto spostamento in favore di ritocchi che si notano meno. “Quando modifichi il tuo aspetto, o lo ritocchi – una parola così innocua per questo genere di interventi chirurgici –, se lo fai in modo quasi impercettibile, è come se fossi ancora tu, solo leggermente migliorato. Credo sia questo l’obbiettivo di questa estetica: se sei ancora riconoscibile e simile a com’eri prima dell’intervento, allora il ritocco è [considerato] un successo.” Il che tuttavia ha delle implicazioni, fa subito notare, in quanto il contrasto tra ‘impercettibile’ e ‘troppo’ crea nuove gerarchie di bellezza.

QUAL È IL FUTURO DELLA BELLEZZA DIGITALE?

Internet ha indubbiamente cambiato la nostra idea di bellezza. Un’evoluzione complicata e spesso contraddittoria. Da un lato, ci sono stati grandi balzi in avanti nell’accettare i corpi e i look più disparati e nella possibilità per tutti noi di presentarci come vogliamo essere visti. C’è anche spazio per scherzare con le convenzioni. È facile trovare celebrities che si prendono gioco degli standard di bellezza, basti guardare l’uso ironico dei filtri effetto chirurgia plastica della cantante King Princess. E c’è anche la possibilità di confondere realtà e finzione. Di recente, il make-up artist Alexis Stone ha usato delle protesi e altri effetti speciali nel corso di alcuni mesi per convincere i suoi follower di Instagram di aver subito un drammatico intervento di chirurgia plastica.

Dall’altro lato, gli ideali proposti promuovono ancora ampiamente una versione molto standardizzata della bellezza. Basti pensare alla recente dichiarazione di un chirurgo estetico secondo cui Bella Hadid è la donna più bella del mondo, un’affermazione basata sulla sezione aurea, il metodo eurocentrico per determinare la ‘perfezione fisica’. Si tende a prediligere donne il cui look nella vita reale, che sia aiutato dalla dieta, dall’esercizio fisico, da un abile truccatore, da ritocchi estetici o anche tutte queste cose insieme, corrisponda a un photo-editing invisibile. Questo ci spinge tutti nella stessa direzione, portandoci a migliorare noi stessi – o a sentirci in difetto – e in ultima istanza a diventare le star della nostra storia su Instagram. Quindi certo, vietare qualche filtro lungo il percorso può essere utile, o almeno attirare l’attenzione sull’argomento, ma occorrerà una discussione molto più ampia e complessa sugli ideali di bellezza nel mondo digitale perché qualcosa cambi davvero.



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