Serie tv e film divertenti: i migliori dell'estate 2020
La felicità è un fotogramma, al cinema o in TV, quel momento perfetto in cui scopri il gusto di un cioccolatino nella scatola della vita (Forrest Gump), quando insegni il poker ai ragazzi copertina per poi spennarli (Ocean’s Eleven), se ti trovi a giocare a basket con i Looney Tunes (Space Jam), ogni volta che rievochi la scena cult di Titanic per far star meglio qualcuno (Love Actually). Se quell’attimo viene declinato in più puntate può passare da una tazza di caffè di Luke (Una mamma per amica), da un muro affittato perché l’amore della vita ci dipinga sopra (Dawson’s Creek), da una lezione sul sesso impartita da un teenager che non sa neppure masturbarsi (Sex education), da un cavaliere che non sa nulla (Il trono di spade), da un voto nuziale scritto su un post-it (Grey’s Anatomy) o da un ombrello giallo in stazione (How I met your mother).
Presto la gioia traboccherà anche in versione musical con La vita straordinaria di Zoey (su Raiplay in autunno), ma in attesa che questo accada, ecco almeno cinque titoli perfetti come pillole del buonumore. Sono storie capaci d’ispirare, commuovere e divertire per ragioni molto diverse tra loro eppure, ciascuno a modo suo, si è meritata un posto d’onore nella playlist da tenere a portata di mano per tirarsi su il morale.
D’altronde il gusto di un “vissero felici e contenti” non ha un solo sapore. Può essere una favola classica (Come d’incanto) o una moderna (Pretty Woman), sa trasformarsi in una scalata al potere (vedi Billions) o in una lotta alla sopravvivenza (Vis a Vis oppure Orange is the new black o ancora The Handmaid’s tale), riesce a trovare la luce negli angoli più bui e risorgere dalle proprie ceneri (Invictus o A blind side) e imbracciare una lotta contro il sistema (Hunger Games). Per questo le pellicole e i telefilm capaci d’ispirare felicità allo stato puro possono davvero essere scelti tra i generi più diversi, dalla commedia zuccherosa all’horror splatter. Star bene con ste stessi, invece, è tutta un’altra storia e viene raccontata benissimo in questa top 5 assolutamente pop.
1 – QUEER EYE (Netflix)
Se un aspetto della vita inizia a crollare c’è da aspettarsi l’effetto domino. E, dopo un terremoto fisico o emozionale, rimettere insieme i pezzi diventa complicato. Non c’è da vergognarsi nel chiedere aiuto e, per fortuna, alcune volte sono gli altri ad accorrere anche senza essere stati chiamati. I Fab 5 (Antoni, Karamo, Tan, Jonathan e Bobby), quattro omosessuali e un non-binario, sono esperti in campi diversi (cucina, cultura, moda, trucco e parrucco e design) e si mettono al servizio ogni settimana di una persona di solito nella provincia americana – con un’incursione imperdibile in Giappone – per aiutarla a ritrovare la stima di sé e a tornare a galla. Quello che sembra un classico makeover sul look diventa un’indagine empatica e profonda sul vissuto, i traumi familiari, gli abbandoni e le insicurezze. Senza mai prendere in giro il protagonista di puntata, questi talenti usano la compassione e l’estro per tirare fuori il meglio da ciascuno, con consigli che fanno star bene il pubblico, come un’iniezione di fiducia in se stessi di cui non si può più fare a meno.
2 – RAGAZZE VINCENTI (Home video)
Madonna in versione giocatrice di baseball? Basterebbe questa premessa per correre a noleggiare o acquistare questa perla d’annata. E la storia è tratta da una storia vera, la prima lega al femminile di questo sport a stelle e strisce imbastita durante la guerra per tenere alto il morale dei cittadini. Quello che avrebbe dovuto essere un effetto placebo si è rivelato un successo clamoroso perché queste ragazze sono sportive a tutti gli effetti, professionali, preparate e pronte a conquistarsi la vittoria ma soprattutto la dignità e ad emanciparsi da ambienti sociali e familiari soffocanti e retrogradi. Prima ancora del 68 questo gruppo di donne ha lanciato un messaggio forte e chiaro, con una palla lunga memorabile. Il cast è all star, dall’allenatore Tom Hanks a Geena Davies passando per Rosie O’Donnell. Non è necessario appartenere al genere femminile per cogliere tutta la potenza e la semplicità di quest’idea, anche perché le metafore sportive fanno sempre centro. E, in questo caso, regalano una pace immensa perché non si può perdere se si lotta per i propri diritti.
3 – MAMMA MIA! (Amazon Prime Video)
Le musiche degli ABBA non avrebbero neppure bisogno di parole di contorno per guadagnarsi un posto d’onore nell’Olimpo della felicità eterna. Meryl Streep guida un cast spettacolare in un musical senza tempo (lasciate perdere il sequel, anche se c’è anche Cher, perché non si dimostra all’altezza del primo capitolo). In una paradisiaca e sperduta isola greca una ragazza, Sophie, (Amanda Seyfried) si sta per sposare e vuole invitare alle nozze il padre biologico, ma la madre Donna (la Streep) si rifiuta di rivelarne il nome e la ragione è semplice: all’epoca del concepimento ha frequentato tre ragazzi e non ha la minima idea di chi sia figlia. I candidati sono diversi e irresistibili Sam, Harry e Bill (Pierce Brosnan, Colin Firth e Stellan Skarsgard), tutti ignari della presenza di una giovane donna a cui avrebbero dato i natali – o forse no? – ma elettrizzati alla sola ipotesi di tornare indietro ai tempi del primo batticuore estivo. Due le madrine d’eccezioni della futura sposa, Rosie e Tanya (Julie Walters e Christine Baranski), amiche per la pelle della madre e altrettanto scatenate. Un inno alla vita, per quanto pasticciona, imperfetta e complicata possa sembrare. Basta cantarci su, no?
4 – JANE THE VIRGIN (Netflix) Un errore epico può rocambolescamente trasformarsi in una gigantesca benedizione. Jane (Gina Rodriguez) è una ragazza di umili origini, figlia d’immigrati, ma da dieci e lode, di quelle che ha una lista delle sue liste e programma tutto, come la prima volta – rigorosamente dopo il matrimonio – con il fidanzato poliziotto Micheal (Brett Dier). Una visita dal ginecologo però si trasforma in un’involontaria inseminazione artificiale e da qui partono i guai, in perfetto stile soap sudamericana, perché lo sperma appartiene al suo primo amore platonico, il miliardario Rafael (Justin Baldoni), sposato a Petra (Yael Grobglas), algida bionda dell’est interessata a procreare per mettere le mani sulla dinastia Solano. Da qui partono vicende surreali, strampalate e tenerissime che fanno ridere con i personaggi e non di loro. C’è grande cuore in questa storia e occorre molto talento per non trasformarla in una sagra del buonismo. Missione compiuta.
5 – THE BIG BANG THEORY (Chili)
La felicità è sentirsi un po’ strambo (e forse esserlo pure, secondo gli standard vigenti nella società) eppure trovare un posto a cui appartenere, un angolo di mondo popolato dai propri simili in cui essere se stessi e basta. Succede ai cervelloni nerd più amati e pagati della TV, Sheldon (Jim Parsons) e Leonard (Johnny Galecki), coinquilini e colleghi loro malgrado che poi diventano amici per la pelle, nonostante il primo porti l’essere ossessivo-compulsivo ad un altro livello (ha persino stabilito i turni esatti in cui andare in bagno). Appassionati di giochi di ruolo, videogame, fumetti e qualsiasi altra declinazione della cultura geek possa venirvi in mente, assidui frequentatori del Comic-Con e devoti cultori della religione Jedi, hanno qualche lacuna nelle interazioni sociali, al punto che Raj (Kunal Nayyar) all’inizio della storia non riesce neppure a rivolgere una parola ad una donna se prima non è ubriaco. Howard (Simon Helberg) vive ancora con una madre ingombrante, in ogni senso, che però in dieci anni si sente solo urlare dalla stanza accanto e non si vede mai. A completare il quadretto ci pensa la biondina svampita, Penny (Kaley Cuoco), che nel primo episodio si trasferisce nello stesso pianerottolo dei due e crea una vera e propria tempesta ormonale nel gruppo. Si ride di cuore – e non solo per i riferimenti continui e arguti sulla cultura pop – ma perché la serie riesce a donare a tutti la speranza che prima o poi si riesca a trovare un gruppo a cui appartenere e un luogo in cui sentirsi davvero a casa.
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