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I colori moda che fanno la felicità

La felicità si cerca e poi si scopre di averla vicina. È un modo di vivere, pensare e colorare. Colorare la vita. Non è forse quello che ha fatto Julia Roberts in Magia, prega, ama? Ma il primo passo per essere felici riguarda la persona, bisogna volerla profondamente per cambiare e intraprendere la strada giusta. E se dovessimo dare un colore alla felicità?

I teorici del colore parlano chiaro: gioia e vitalità risiedono nell'arancio. Le sfumature naturali sono dolci e avvolgenti, cariche di vita, mentre quelle artificiali possono risultare chiassose. La sua diffusione in Occidente è nel XIV secolo, dopo l'importazione dei primi aranci: presto diventa il colore della casa reale olandese: sono infatti le carote arancioni ad essere un dono raro portato dalla dinastia Orange. Pittori e sarti cercano di ricreare questo colore utilizzando i pistilli dello zafferano, una spezia che i più associano alla felicità. 

Carolina Herrera
Carolina Herrera

Tra spezie e frutta, l'arancione porta con sé un'importante carica positiva e propositiva: è energia pura, potremmo dire vitaminica. Corrisponde esattamente alla definizione di felicità di Sonja Lyubomirsky, responsabile del dipartimento di psicologia dell'Università della California. 

Quando si parla di colore non si può non citare Kandinsky che, partendo dalla pittura arriva a una vera e propria teoria del colore, basata sull'effetto fisico e psichico: il colore emette delle vibrazioni che arrivano all'anima, secondo l'artista russo, quindi ha un forte ascendente sulle nostre sensazioni ed emozioni. Dalla figurazione all'astrazione all'interiorizzazione: questo processo non è però solo legato alla tonalità ma anche alla forma, al sapore, all'odore. Quante volte abbiamo sentito parlare del profumo dei colori? Teorie basate sull'associazione e l'esperienza. Il lavoro sul colore di Kandinsky è un'indagine del tutto “spirituale”: l'arte è la comunicazione di un sentimento. E la moda non è forse una forma d'arte?! Essa stessa riflette la sensibilità estetica della società e cultura moderna, dei cambiamenti e delle emozioni.

La contemporaneità è immersa nel colore, non esistono più tonalità proibite o simbolo di una classe sociale. Questo è ben lontano dall'appiattimento del colore, semplicemente bisogna coltivare una particolare sensibilità al colore, quindi alle emozioni. Tanti colori implicano un cortocircuito delle emozioni: le sensazioni richiedono tempo, contemplazione. Il riferimento è alla necessità interiore della realtà ( tema di discussione tra Wagner, Goethe e Schiller) che per i romantici si lega alla contemplazione della Natura e dell'infinito. Il pittore Caspar David Friedrich inquadra una natura selvaggia verde scuro su panorami che tendono all'infinito, avvolti da una misteriosa foschia tra il grigio e l'azzurro, con pennellate blu intense.

Ed è infatti il blu ad essere il colore della felicità per il biologo Wallace J. Nichols: un colore che si unisce all'orizzonte cielo e mare. Evoca una rassicurante sensazione di libertà nonché di felicità. Una lettura ben lontana dal Blue Monday che lo rinchiude ai sentimenti di tristezza e malinconia. E lo conferma il neurochirurgo Amir Vokshoor “Si sa che il colore blu, grazie alla sua specifica lunghezza d’onda, esercita un effetto calmante, rilassante e tuttavia energizzante, e in tal modo stimola una risposta emozionale positiva. Di fatto, il meccanismo di eccitazione stimolato dalle lunghezze d’onda del blu si collega al rilascio di neurotrasmettitori ritenuti associati con i sentimenti di euforia, gioia, gratificazione e benessere legati agli effetti della dopamina”.

Jacquemus
Jacquemus

Infatti la felicità si lega a un altro valore, la libertà: possibilità di essere se stessi ed esprimersi, uscendo dallo stereotipo. Anche in questo caso il colore non è irrilevante, veicola codici, messaggi ed emozioni. Pensiamo alla bandiera arcobaleno: è il 1978 e Harvey Milk, primo uomo apertamente gay eletto a pubblico ufficiale in California, chiede all'artista e attivista gay Gilbert Baker di creare un emblema che rappresentasse la comunità queer. E poi il rosa: la nuova generazione indossa e si fa foggia delle sfumature pink, indipendentemente dal genere e dalle dinamiche di marketing, tornando così ad essere genderless.

Ecco che la felicità non viene dall'essere vuoti ma, al contrario, dall'essere pieni: di varietà, di emozioni, d'amore… e di colori.



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