ForWard Talks. Conversazioni su diversità, radici e talento
Non sono stupita. Le donne consapevoli, impegnate o anche solo attente si incontrano prima o poi. Certo, mi sono chiesta “come”. Separate da un oceano, da mondi e percorsi diversi; conoscevo Bianca Balti dalle copertine e le pagine di moda, Marwa Mahnoud nei tanti dialoghi a un tavolino davanti al Comune a Reggio Emilia a discutere di diritti e minoranze. Poi una foto Instagram abbracciate e sorridenti in mezzo a un gruppo di donne italiane di tutte le origini. La pubblicità di un dentifricio?
Ragazze, Bianca, Marwa, cosa mi sono persa?
B. È successo questo ultimo anno. Il Covid ha ridiretto la necessità di contatto umano sui social media, mentre la morte di George Floyd ha sensibilizzato le masse sulle ingiustizie perpetrate sulle persone nere. Così io e Marwa ci siamo incontrate su Instagram, nel settembre del 2020, a parlare del razzismo sistemico sui libri di testo italiani.
M. Cara Veronica, ti sei persa un mega raduno al femminile tra trenta donne capaci e competenti, che ogni giorno in Italia si battono su fronti differenti per migliorare la società in cui viviamo.
Sarebbe mai successo, in un periodo diverso, se i social non fossero esistiti? Mi spiego: quanto ha influito l’esistenza di una rete di comunicazione come il web? Possiamo considerarla, in questo caso, una rete di salvataggio?
Questo tema merita una riflessione che potrebbe andare controcorrente, non credete?
B. Sono d’accordo con te, Veronica. E ti dirò di più - qualcosa che può suonerà impopolare: anche il Covid per me ha costituito una rete di salvataggio. Dell’anima. Esco da questo anno triste e difficile più forte, liberata dalla tossicità che abitava la mia quotidianità e piena di cose belle, come Marwa. Instagram, che per me ha sempre costituito un po’ una prigione, nell’ultimo anno mi ha regalato la conoscenza di molte donne, attiviste e no, italiane, di cui altrimenti non avrei mai saputo l’esistenza, data la mia lontananza fisica negli ultimi anni dall’Italia. Donne che raccontano un paese nuovo, che mi piace assai.
M. Bianca ed io ci siamo conosciute su Instagram, attraverso i social dunque. Così con la maggior parte delle attiviste e influencers presenti all’incontro. È stato magnifico vedersi di persona, in carne ed ossa, dopo mesi di isolamento fisico e sociale. Se vogliamo essere positivi e cogliere qualche insegnamento da questa pandemia, sicuramente l’aspetto digitale e il potenziale dei social media hanno cubato relazioni e connessioni che è nostro dovere oggi restituire di persona. Ecco vedersi di persona ci ha permesso di buttare giù un muro per guardarci negli occhi.
Che cosa credete accomuni tutte le giovani donne, le madri, in questo particolare momento. Cosa avete percepito in questi mesi di lockdown e conversazioni?
M. Ho ritrovato me stessa, quell’entusiasmo e determinazione di voler cambiare l’ordine delle cose, quella forza che permette di andare avanti, di apprendere in continuazione qualcosa di nuovo, consapevoli di essere in un flusso dinamico in continua evoluzione. Ho ritrovato anche vulnerabilità e stanchezza nel ritrovarsi in dinamiche comuni di meccanismi che non funzionano, di equilibri e schemi mentali da cambiare certe che sia necessario allearci per fare fronte comune con un occhio intersezionale.
B. La difficoltà amplificata all’ennesima potenza dalla pandemia, a conciliare famiglia e lavoro. Conosco donne con carriere (anche di successo) che hanno dovuto smettere di lavorare per accudire i figli quando le scuole erano chiuse. Le donne - ancora una volta - son state quelle ad aver sofferto di più.
‘Sono consapevole di avere un’identità complessa e plurima, di cui probabilmente diverse persone ancora faticano a cogliere ogni sfumatura’ Marwa Mahmoud
Marwa è impegnata nel sociale da sempre, è consigliera comunale a Reggio Emilia. Conosco la sua determinazione e la sua consapevolezza nelle battaglie per i diritti e una nuova cultura inclusiva. Cosa ti ha colpito di lei, e quando, Bianca?
Quando ho incontrato Marwa di persona il 27 di giugno a Milano, quello che più mi ha stupito è il suo sorriso, negli occhi. Entusiasta, quasi infantile. Non me l’aspettavo da una donna così determinata.
Marwa, la strada per l’inclusione e la diversità come valore nell’Italia che sta cambiando tessuto sociale, quanto è accidentata e perché?
Penso sia accidentata su due fronti. Principalmente quello normativo che ancora vive con grande resistenza la presenza di migranti, figlie e figli su tutti i livelli della società. Riconosce loro la cittadinanza italiana con grande difficoltà e grandissimi ostacoli seppure siano giovani nati e cresciuti nel Bel Paese, non riconosce il diritto di voto ai lavoratori migranti lungo soggiornanti, perpetua dei meccanismi discriminatori a livello istituzionale, mediatico, sportivo ed artistico stigmatizzando i migranti in cliché cristallizzati.
Bianca, vivi negli Stati Uniti, hai due bambine ma sei cresciuta in Italia. Come percepisci ora il tuo paese dall’altra parte dell’oceano? Quali sono gli aspetti di cui ti sei accorta che forse non avevi ancora compreso?
Ho trovato un’Italia bellissima, pronta a rinascere. Io che sono scappata proprio da un paese vecchio che aveva paura di crescere, adesso ho trovato una grande voglia di fare, data proprio dalle “seconde generazioni.” Ho visto un’Italia multietnica come mai e il mio cuore è esploso di gioia.
Marwa, tu vivi in Italia, in provincia, hai origini egiziane, hai una figlia e sei cresciuta qui. Come hai costruito la tua identità? In che modo la cultura della tua famiglia ha influito sul tuo approccio verso la vita e quanto ha costituito un ostacolo e quanto un’opportunità?
La mia identità è in continua evoluzione. Ciò che sono oggi è sicuramente il risultato di tutte le persone che ho incontrato nella mia vita a partire dai miei genitori, che primi tra tutti, decisero quarant’anni fa di crescere mio fratello e me qui a Reggio Emilia. Mi piace pensare di aver abbracciato una sfera valoriale italiana ed emiliana che mi permette oggi di essere una donna libera, con grande rispetto delle istituzioni e della democrazia, della partecipazione diretta di tutte e tutti. Una donna femminista e antifascista. Sono anche una donna che ha saputo tenere fede agli aspetti linguistici, culturali e spirituali che i miei genitori mi hanno trasmesso. Sono consapevole di avere un’identità complessa e plurima, di cui probabilmente diverse persone ancora faticano a cogliere ogni sfumatura. Ma tutte coesistono in me. Appiattirmi a una sola dimensione e stigmatizzarmi per un solo tratto vuol dire perdersi tutto il resto.
A chi lo dici.
Bianca, la tua vita di donna è cambiata con gli anni, la maternità e l’esperienza. Dove stai andando, oggi?
Veronica, la mia vita continua a cambiare. Non si ferma mai. Che miracolo! A volte provo la tentazione di rinnegare il passato finche’ mi ricordo che ogni giorno vissuto fa di me la donna che sono oggi. Non la donna che voglio essere, ancora, ma una donna che ha ritrovato la giusta direzione. Voglio restituire alla mia vita uno scopo. Voglio usare la mia piattaforma per condividere le mie esperienze di vita con la speranza di poter aiutare altre donne a non sentirsi sole. Siamo il prodotto di una società patriarcale e io ne ho sofferto le conseguenze. Mi sono rialzata grazie al supporto delle tante sorelle che mi sono state vicino. Ora è il mio momento di restituire il favore.
Nella nostra video call mi avete detto una cosa che mi ha colpito e che condivido, naturalmente: vogliamo contribuire a dare una società migliore alle nostre figlie. Che significa esattamente per ognuna di voi?
M. Da quando sono mamma ho assunto un incentivo maggiore per migliorare il mondo da restituire alla generazione di mia figlia. Vorrei che tutte le difficoltà, le discriminazioni, le impari opportunità che io ho vissuto lei non debba nemmeno minimamente avvertirle. Vorrei un mondo diverso, dove le esperienze positive o negative non possano essere ascritte al colore della sua pelle, alla sua fede, la sua identità di genere. Bianca e io circondiamo le nostre figlie di pensieri positivi e rinforzanti per proiettarle verso un futuro in cui loro possano fare ciò che desiderano, sognano e amano.
B. Per me significa qualcosa di molto pratico e si attua nei piccoli insegnamenti quotidiani. “Non parlare male delle altre donne” ricordo alla mia figlia teenager, spiegandole che dobbiamo supportarci a vicenda se vogliamo che le cose cambino. “Meglio deludere gli altri che te stessa; quello non lo fare mai” le ripeto, "puoi fare esattamente quello che vuoi nella vita” dico anche alla piccola di sei anni, affermando che non deve imporre limiti ai suoi sogni. Lo stesso parlare con le mie figlie è un’innovazione rispetto a ciò che era stato insegnato a me. Come mamma sento una grande responsabilità di rompere i cicli tossici delle generazioni prima di me. Credo fermamente che il mondo si cambi insieme, parlando e sostenendosi l’una con l’altra. Mettendo le similitudini di fronte alle differenze. Concedendoci l’opportunità di sbagliare ma anche una guida per risollevarsi.
L’Italia si perdona sempre. L’Italia si giustifica sempre. Mi fate un esempio di una situazione o un momento, un evento che non potete perdonare al vostro paese?
‘Credo fermamente che il mondo si cambi insieme, parlando e sostenendosi l’una con l’altra. Mettendo le similitudini di fronte alle differenze’. Bianca Balti
B. L’opposizione al cambiamento: vedi DDL Zan e riforma della legge sulla cittadinanza. Questa avversione all’innovazione che mi fa voler restare a vivere lontana. Un’avversione che nasce dalla negazione stessa del problema all’origine. Ecco, l’Italia manca dell’umiltà di riconoscere i propri difetti. Si crede perfetta così com’è: maschilista, razzista, omofoba.
M. Non posso perdonare alla classe dirigente politica italiana di aver temporeggiato e rinviato la riforma alla Legge per la cittadinanza per trent’anni. Non lo accetto più; questa scelta obbliga una nuova generazione a restare sospesa in un limbo identitario: italiana di fatto ma non di diritto. A portare dunque ancora oggi moltissimi giovani meritevoli, capaci e competenti di non poter accedere a concorsi, bandi, luoghi di lavoro e posizioni di rilievo.
La domanda fissa della rubrica, risponda chi vuole: cosa faresti se avessi una bacchetta magica a disposizione per un giorno contro discriminazione e razzismo di ogni genere?
M. Se potessi ribalterei l’ordine delle cose, inserendo persone di origine straniera capaci e competenti in tutti i livelli e fronti della società. Perché solo normalizzando la diversità sarà meno faticoso accettare il cambiamento che noi già viviamo quotidianamente.
Bianca, siamo su un magazine di moda ma non solo. Un mondo, quello del fashion system, che tu conosci bene. Come vivi, oggi, il mondo dell’immagine, del lusso ma, ammettiamolo, anche della creatività e del talento? La moda sta subendo o portando un cambiamento in termini di diversità e inclusione? O è pura rappresentazione?
Credo che sia pura rappresentazione. Le mie colleghe nere dicono che quando vengono prese per fare un lavoro, il cliente vuole farle diventare la bandiera dell’inclusione del brand in modo forzato. Spesso, per esempio, viene chiesto loro di fare interviste sul loro essere nere o BLM. Tuttavia, io sono felice del cambiamento perché per quanto imposto ed innaturale sia, si trasformerà nella norma.
Concordo pienamente.
Un motto che potrebbe accomunarvi e dare il nome alle vostre iniziative comuni.
B. L’importanza di “fare comunità” è l’insegnamento più prezioso che ho appreso nella vita; saper chiedere aiuto ed avere l’opportunità di darlo, sono i due gesti che da soli cambieranno il mondo.
Mi piace molto “progress rather than perfection” ovvero che mirare al costante miglioramento personale è l’obiettivo, non essere perfette. Spesso le donne sono troppo dure con sé stesse; specialmente noi madri tendiamo a punirci quando lavoriamo, perché’ non siamo coi figli, oppure quando facciamo le madri perché’ non stiamo facendo abbastanza professionalmente. Impariamo a darci una pacca sulla spalla e a dirci che siamo fantastiche. E se un’altra donna non è pronta, ricordiamoglielo noi quanto è perfetta esattamente come è, finche’ non ci crederà da sola.
M. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Rileggo le vostre parole e mi sento già meglio, troppe volte ho avuto l’impressione che il “mutuo soccorso” che ho imparato in famiglia fosse giudicato soltanto un vezzo, una vena naïve da film americano.
Ora attendo l’invito ufficiale a far parte del gruppo, grazie.
Marwa Mahmoud, da giugno 2019 è Consigliera comunale del Comune di Reggio Emilia e Presidente della Commissione consiliare "Diritti umani, pari opportunità e relazioni internazionali". Nata ad Alessandria d'Egitto e cresciuta a Reggio Emilia, è arrivata in Italia da piccola con la famiglia. Ha studiato al Liceo Scientifico e si è laureata in Lingue e Letterature straniere a Bologna. Lavora nell'ambito dell’intercultura all'interno del Centro interculturale Mondinsieme da quindici anni. È costantemente impegnata per i diritti delle donne e delle minoranze.
Bianca Balti è nata a Lodi, ha studiato al Liceo Classico e a vent’anni ha interrotto gli studi al Politecnico di Milano per intraprendere la carriera di modella. Ha lavorato per le più grandi case di moda Italiane ed internazionali e la sua immagine è legata alle campagne di Dolce&Gabbana che celebra la sua italianità dal 2004. Madre di Matilde, 14, e Mia, 6, vive a Los Angeles dal 2016. Sensibile alle politiche sociali fin da ragazzina, attivista nei centri sociali milanesi, si è distinta nella sua carriera per dichiarazioni contro le politiche governative. Protagonista di una cover story di Vanity Fair dal titolo “L’anti Belen” (2011) in cui dichiarò che il premier Berlusconi era una vergogna per gli Italiani all’estero, e una dal titolo “un’anarchica a Sanremo. Bianca vota scheda bianca” (2013), continua a fare attivismo tramite i suoi social media.
Padre afroamericano e madre Italiana, Veronica Costanza Ward (Varese, 1974) è un mix di molte cose. Doppia nazionalità e doppia identità, da sempre. Un’eredità complicata da gestire ma fondamentale e preziosa. Come l’identità anche la sua carriera è un mix, dalla finanza al giornalismo, alla poesia, all’organizzazione di eventi culturali, con una costante: la ricerca di un equilibrio tra eredità e anima Afro e quotidianità italiana. Oggi si dedica al tema del razzismo in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, come promotrice di una nuova cultura e una nuova società informata, consapevole e inclusiva. Partecipa al movimento per i diritti dei neri in entrambe le sue patrie, lavora per promuovere inclusione e uguaglianza forte della sua esperienza, studio, orgoglio e molto molto lavoro. Sta lavorando al suo primo romanzo.
English Text
Look out for these two: Bianca Balti and Marwa Mahmoud
Interest and esteem on Instagram between two women, two mothers, the model and the activist, become friendship and support from a distance during a lockdown period. Until their encounter in Italy with the dream of turning ideas into reality.
I'm not surprised. Conscious, committed or even just attentive women are going to meet sooner or later. Of course, I asked myself "how". Separated by an ocean, by different worlds and paths; I knew Bianca from the covers and the fashion pages, Marwa in the many talks at a table in front of the Commune in Reggio Emilia to discuss of rights and minorities. Then an Instagram photo embraced and smiling in the midst of a group of Italian women of all origins. Advertising for toothpaste?
Girls, Bianca, Marwa, what have I missed?
B. It happened this last year. Covid has redirected the need for human contact on social media, while George Floyd's death has raised awareness for the injustices perpetrated on black people. So Marwa and I met on Instagram, in September 2020, to talk about systemic racism on Italian textbooks.
M. Dear Veronica, you missed a mega female gathering of thirty capable and competent women, who every day in Italy fight on different fronts to improve the society in which we live.
Would it ever have happened, in a different period, if social networks hadn't existed? Let me explain: how much has the existence of a communication network such as the web has influenced? Can we consider it, in this case, a safety net?
This theme deserves a reflection that could go upstream, don't you think?
B. I agree with you, Veronica. And I'll tell you more - something that may sound unpopular: Covid has also been a rescue net for me. Of the soul. I come out of this sad and difficult year stronger, freed from the toxicity that inhabited my everyday life and full of beautiful things, like Marwa. Instagram, which for me has always been a bit of a prison, in the last year has gifted me with the knowledge of many women, activists and non-activists, Italian, of which otherwise I would have never known, due to my physical distance in the recent years from Italy. Women who tell about a new country, which I really like so much.
M. Bianca and I met on Instagram, therefore through social media. Just like with most of the activists and influencers present at the meeting. It was wonderful to see each other in person, after months of physical and social isolation. If we want to be positive and learn some lessons from this pandemic, surely the digital aspect and the potential of social media have created relationships and connections that it is our duty today to give back in person. Seeing each other in person allowed us to knock down a wall to look each other in the eyes.
What do you think all young women, mothers, have in common at this particular time? What have you perceived in these months of lockdowns and conversations?
M. I found myself, and that enthusiasm and determination to want to change the order of things, that strength that allows you to move forward, to continuously learn something new, aware of being in a dynamic flow in constant evolution. I also found vulnerability and fatigue in finding ourselves in common dynamics of mechanisms that do not work, of balances and mental schemes to be changed, certain that it is necessary to ally ourselves to make a common front with an intersectional eye.
B. The difficulty amplified to the nth degree by the pandemic, in reconciling family and work. I know women with careers (even successful ones) who had to stop working to look after their children when schools were closed. Women - once again - were the ones who suffered the most.
'I am aware that I have a complex and multiple identity, of which several people probably still trouble to grasp every nuance' Marwa Mahmoud
Marwa has always been involved in social issues, she is a municipal councillor in Reggio Emilia. I know her determination and awareness in her battles for rights and a new inclusive culture. What struck you about her, and when, Bianca?
When I met Marwa in person on June 27 in Milan, what surprised me most was her smile, in her eyes. Enthusiastic, almost childish. I didn't expect it from such a determined woman.
Marwa, the road to inclusiveness and diversity as a value in Italy that is changing the social fabric, how bumpy is it and why?
I think it's bumpy on two fronts. Mainly the normative one which still lives with hard resistance the presence of migrants, daughters and sons on all levels of society. It recognises their Italian citizenship with great difficulty and huge obstacles, even if they are young people born and raised in the Bel Paese, does not recognise the right to vote for long-term migrant workers, perpetuates discriminatory mechanisms at institutional, media, sports and artistic levels, stigmatizing migrants in crystallized clichés.
Bianca, you live in the United States, you have two girls, but you grew up in Italy. How do you now perceive your country on the other side of the ocean? What are the aspects that you have noticed that perhaps you have not understood yet?
I found a beautiful Italy, ready to be reborn. I, who ran away from an old country, that was afraid of growing up, now I have found a great desire of doing, just due to the "second generations." I saw a multi-ethnic Italy like never before and my heart has exploded with joy.
Marwa you live in Italy, in the province, you have Egyptian origins, you have a daughter and you grew up here. How did you build your identity? How has your family culture influenced your approach to life and how much has it represented an obstacle and how much an opportunity?
My identity is constantly evolving. What I am today is certainly the result of all the people I have met in my life, starting with my parents, who first of all decided forty years ago to raise my brother and me here in Reggio Emilia. I like to think that I have embraced an Italian and Emilian sphere of values that allow me today to be a free woman, with great respect for institutions and democracy, for the direct participation of everyone and everyone. A feminist and anti-fascist woman. I am also a woman who has been able to keep faith with the linguistic, cultural and spiritual aspects that my parents have passed on to me. I am aware that I have a complex and multiple identity, of which several people probably still trouble to grasp every nuance. But they all coexist in me. To flatten myself to a single dimension and to stigmatize myself for a single stretch means to lose everything else.
I know what you mean.
Bianca, your life as a woman has changed over the years, motherhood and experience. Where are you going today?
Veronica, my life keeps changing. It never stops. What a miracle! Sometimes I feel the temptation to deny the past until I remember that every day lived makes me the woman I am today. Not the woman I want to be, again, but a woman who has found the right direction. I want to give back purpose to my life. I want to use my platform to share my life experiences with the hope of being able to help other women not to feel alone. We are the product of a patriarchal society and I have suffered the consequences. I got up thanks to the support of the many sisters who have been close to me. Now it's my time to return the favour.
In our video call you told me something that struck me and that I share, of course: we want to help give a better society to our daughters.
What exactly does that mean for each of you?
M. Since I’ve been a mother, I have taken on a greater incentive to improve the world to give back to my daughter's generation. I would like that all the difficulties, the discrimination, the unequal opportunities that I have experienced, she won’t even have to perceive them in the slightest. I would like a different world, where positive or negative experiences cannot be ascribed to her skin color, her faith, her gender identity. Bianca and I surround our daughters with positive, reinforcing thoughts to project them into a future where they can do what they want, dream and love.
B. For me it means something very practical and is implemented in the small daily teaching. “Don't speak bad of other women,” I remind my teen daughter, explaining that we need to support each other if we want things to change. “Better to disappoint others than yourself; never do that "I repeat," you can do exactly what you want in life”, I also tell my six-year-old girl, stating that she must not impose limits on her dreams. Talking with my daughters is an innovation compared to what was taught to me. As a mother I feel a great responsibility to break the toxic cycles of the generations before me. I firmly believe that the world changes together, by talking and supporting each other, putting similarities in front of differences, giving us the opportunity to make mistakes but also a guide to recover.
Italy always forgives itself. Italy always justifies itself. Can you give me an example of a situation or a moment, an event that you cannot forgive your country for?
'I firmly believe that the world changes together, by talking and supporting each other. Putting the similarities in front of the differences’ Bianca Balti
B. Opposition to the change: see DDL Zan and the reform to the law on citizenship. This aversion to innovation that makes me want to stay and live far away. An aversion that arises from the very denial of the problem at the origin. Here, Italy lacks the humility to recognize its faults. It believes it’s perfect as it is: male chauvinist, racist, homophobic.
M. I cannot forgive the Italian political ruling class for having delayed and postponed the reform to the Citizenship Law for thirty years. I don't accept it anymore; this choice forces a new generation to remain suspended in a limbo of identity: Italian for fact but not by law. This causes therefore still today the impossibility for many deserving young people, capable and competent of not being able to access competitions, calls, workplaces and important positions.
The constant question in the column: what would you do if you had a magic wand available for a day against discrimination and racism of all kinds?
M. If I could, I would overturn the order of things, inserting capable and competent people of foreign origin in all levels and fronts of society. Because only by normalizing diversity will it be less tiring to accept the change that here we are already experiencing every day.
Bianca, we are on a fashion magazine but not only. A world, that of the fashion system, that you know well. How do you live today the world of image, luxury but, let's face it, also creativity and talent? Is fashion undergoing or bringing about a change in terms of diversity and inclusiveness? Or is it pure representation?
I believe it is pure representation. My black colleagues say that when they are hired to do a job, the client wants them to become the flag of the brand inclusiveness in a forced way. Often, for example, they are asked to do interviews about their being black or BLM. However, I am happy with the change because however imposed and unnatural it is, it will become the norm.
I completely agree.
A motto that could unite you name to your common initiatives.
B. The importance of "forming community" is the most precious teaching I have learned in life; knowing how to ask for help and having the opportunity to give it are the two gestures that alone will change the world.
I really like "progress rather than perfection" or that aiming for constant personal improvement is the goal, not to be perfect. Often women are too hard with themselves; especially we mothers tend to punish ourselves when we work, because 'we are not with the children, or even when we do our job as mothers because we are not doing it professionally enough. Let’s learn to pat ourselves on the back and tell ourselves we're awesome. And if another woman is not ready, let us remind her how perfect she is just being the way she is, until she herself believes it too.
M. Be the change you want to see in the world.
I read your words over and over again and I feel better already, too many times I have had the impression that the "mutual aid" I learned from my family was considered only a habit, a naïve vein from an American movie.
Now I’m waiting for the official invitation to join the group, girls! Thank you
Marwa Mahmoud, since June 2019 has been the Municipal Councilor of the Municipality of Reggio Emilia and President of the Council Commission "Human Rights, Equal Opportunities and International Relations". She was born in Alexandria in Egypt and raised in Reggio Emilia, she arrived in Italy as a child with her family. She studied at the Liceo Scientifico and graduated in Foreign Languages and Literatures in Bologna. She has been working in the field of interculture within the Mondinsieme Intercultural Center for fifteen years. She is constantly committed to the rights of women and minorities.
Bianca Balti was born in Lodi, she studied at the Liceo Classico and at the age of twenty she interrupted her studies at the Milan Polytechnic to pursue a career as a model. She has worked for the largest Italian and international fashion houses and her image is linked to the iconic campaigns of the Dolce & Gabbana fashion house which celebrates her Italian character since 2004. Mother of Matilde, 14, and Mia, 6, has lived in Los Angeles since 2016 Sensitive to social policies since she was a young girl, an activist in the Milanese social centers, she has distinguished herself in her career for declarations against government policies. She starred in a Vanity Fair cover story entitled "L’anti Belen "(2011) in which she declared that Prime Minister Berlusconi was a shame for Italians abroad, and one entitled" An anarchist in Sanremo. Bianca votes white ballot”(2013), she continues to do activism through her social media.
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