Moda sostenibile: Renaissance Project, Parigi
Un progetto di moda sostenibile che combina etica ed estetica.
L’ultima sfilata di Armani volutamente tenutasi a porte chiuse rimarrà per sempre impressa nella nostra memoria. Lo stilista sostiene che il Covid-19 rappresenta una grande opportunità per ripensare il modo in cui funziona la moda. Alessandro Michele, dal canto suo, ha annunciato che Gucci avrebbe sfilato secondo le proprie tempistiche e pianifica due presentazioni all’anno invece di cinque. Il Covid-19 ha avuto un impatto devastante sul settore e i marchi stanno organizzando le sfilate post-covid in modalità virtuale. Lo scorso 8 giugno, Chanel ha svelato la sua collezione cruise sui social e, in uno spirito eco-responsabile, ha deciso di riutilizzare dei tessuti esistenti.
Si profila una nuova era, sicuramente una conseguenza del “Fashion Pact” firmato nell’ottobre 2019 da trentadue giganti della moda per un futuro pulito nel settore tessile e della moda.
La posta in gioco è alta. Il 3 febbraio “Renaissance Project”, una associazione no profit (www.renaissance-project.org) nata lo scorso settembre a Villejuif, alla periferia di Parigi, ha presentato la prima sfilata di moda up-cycling Couture all’Institut du Monde Arabe.
Formatosi nell’atelier di sartoria del Cadre Noir di Saumur, collaborazioni con Karl Lagerfeld, Thierry Mugler, Jean-Paul Gaultier..., Philippe Guillet, oggi presidente e direttore artistico dell’associazione, ci spiega come sia possibile ripensare completamente i codici della couture recuperandone gli stilemi, ma innestandoli in una dimensione sociale, in un sistema di economia circolare “Volevo affrontare la questione degli sprechi dando una seconda possibilità ai vestiti di prêt-à-porter di lusso e di alta moda. I capi sono donati da privati che diventano ambasciatori e ambasciatrici del brand Renaissance. Così riciclando abiti firmati li facciamo rinascere, dopo che erano stati destinati all’abbandono o alla distruzione. Una consapevolezza evidente di fronte al consumo eccessivo e allo spreco”. Inoltre, sottolinea, “volevo dare anche una seconda chance a chi ha realizzato gli abiti. I couturier assunti per i corsi di formazione del 2019 sono persone che erano ormai lontane dal mondo del lavoro, con fragilità sociali. Cito il caso della piccola Louise, diversamente abile, ma anche di persone rifugiate, madri single... Spero che questi lavoratori si reinseriscano socialmente ed economicamente. Che possano ritrovare la loro autostima. E bisogna parlare di autostima piuttosto che di integrazione”, sorride. “Offro loro una formazione professionale, scommettendo sull’intelligenza della mano. Le creazioni vengono realizzate con materiali già esistenti stimolando così il savoir-faire”.
Philippe Guillet offre così a questi uomini e donne una seconda opportunità. “Combatto per un’evoluzione e non per una rivoluzione nell’industria della moda. Inoltre gli hastag #onatousdroitaunesecondechance (tutti abbiamo diritto a una seconda chance) e #soyezrenaissance (siate la rinascenza) fanno parte del DNA dell’associazione”.
Nell’Atelier, il processo inizia con l’esame accurato degli abiti, che vengono completamente smontati. Da qui, Philippe inizia a disegnare una collezione; quindi, a ogni couturier viene assegnato un modello che viene realizzato con i tradizionali metodi di lavoro adottati dai laboratori di cucito. Tutti gli accessori, i gioielli e le borse sono sottoposti allo stesso processo di up-cycling. Renaissance Project ha inoltre creato una mini capsule realizzata con 5 uniformi della società Aeroporto di Parigi (ADP): le uniformi vengono infatti utilizzate per una decina di anni e ADP ne ha donato quasi due tonnellate.
Per Philippe Guillet l’obiettivo non è quello di sostituirsi ai designer ma di ripensare il futuro del lusso. “Viviamo esclusivamente grazie ai mecenati e alle donazioni che riceviamo. Il Gruppo Kering ci ha accompagnato nella prima sfilata, così come vari partner come il municipio di Villejuif, la regione dell’Île-de-France e altri partner sociali. Il prossimo passo sarà lo sviluppo di collaborazioni con le scuole. E perché non prevedere in futuro una capsule in collaborazione tra l’associazione e un grande marchio?”, rilancia Philippe.
Marie-Claire Daveu, Direttrice dello Sviluppo Sostenibile e delle Relazioni Istituzionali Internazionali di Kering, commenta: “Renaissance Project nasce sulla base di un meccanismo innovativo, proponendo un approccio a 360° allo sviluppo sostenibile, combinando dimensione ambientale e dimensione sociale. In linea con la strategia di sviluppo sostenibile attuata da Kering, si articola attorno ai fondamentali del “Care, Collaborate, Create”. Questo progetto promuove l’economia circolare e allo stesso tempo valorizza l’artigianato. A fianco dell’IFM e della Federazione dell’Alta Moda, Kering fornirà anche un supporto operativo per la misura dell’impronta ecologica nella trasformazione dei pezzi”. E aggiunge: “Kering è lieta di sostenere l’Atelier Renaissance e di accompagnare così un’iniziativa innovativa che affronta la dimensione ambientale e sociale e si basa sul savoir-faire. Questo supporto è in linea con l’approccio che stiamo volontariamente strutturando intorno alle collaborazioni, convinti che sia essenziale cooperare per procedere in modo più rapido ed efficiente”. Una sfida vincente, dunque, la cui prima sfilata si è tenuta sotto il segno dell’emozione. E ha portato Renaissance Project a vincere la scommessa della transizione ecologica e della dimensione umana nella moda sostenibile.
Ad oggi, l’associazione sta reclutando nuovi sarti e prepara i corsi per il 2020. Il tema sarà quello del gender neutral. La collezione 2019 sarà venduta all’asta e l’associazione prevede la realizzazione di un libro per promuoverla, il cui beneficio andrà reinvestito. Donna Bernard (una delle ambasciatrici di Renaissance e director executive recruitment del Gruppo Richemont) dichiara: “mi sono impegnata a titolo personale in questa bella avventura umana e eco-responsabile, perché considero che Philippe Guillet si pone al cuore delle problematiche dell’industria della moda. Attraverso la sua Associazione promuove una crescita verde in uno sviluppo inclusivo”.
Ascoltiamo i consigli di Armani, ripensiamo il futuro del lusso attraverso un’altra prospettiva.
\
from Articles https://ift.tt/2BVxoo7
Comments
Post a Comment