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Malattie mentali: le terapie psichedeliche sono il futuro - Vogue

Gli allucinogeni in voga negli anni 60 che entrano a far parte della farmacoterapia tradizionale? Non è una possibilità così remota. Per anni gli antidepressivi hanno fallito nel loro scopo, quello di fornire la “felicità in pillola”, e oggi neuroscienziati e psichiatri propendono per la psilocibina, l’ingrediente attivo dei “funghetti”, per curare depressione, ansia, dipendenze e alcune malattie mentali.

La psilocibina è l’ultima sostanza di questo piccolo boom di droghe ricreative che assurgono a un nuovo status sulla scena mondiale per curare le malattie mentali. L’esketamina (un derivato della ketamina) è stata approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense nel marzo 2019, e dalla Commissione Europea nel dicembre 2019, per un uso controllato per il trattamento della depressione in quei casi che non hanno risposto in modo positivo ad altre terapie; ma c’è chi lo critica, perché esiste il rischio di abuso. Invece le ricerche sulla psilocibina evidenziano che i benefici terapeutici sono rapidi, non danno dipendenza e non hanno effetti collaterali. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel mondo più di 264 milioni di persone soffrono di depressione e che circa un terzo non risponde agli antidepressivi, mentre quasi un miliardo di persone soffrono di malattie mentali o hanno un disturbo da dipendenza da sostanze. “Per molti anni sono stati fatti pochissimi passi avanti importanti nella cura delle malattie mentali”, afferma Robin Carhart-Harris, a capo del Centre for Psychedelic Research dell’Imperial College di Londra, il primo nel suo genere, inaugurato nell’aprile 2019.

“Nonostante gli aumenti record di prescrizioni di medicinali per il trattamento dei disturbi psichiatrici, non si osserva un impatto diretto sulle malattie mentali, al contrario, queste sono in aumento, invece che diminuire: quindi, chiaramente, c’è qualcosa che non va”, prosegue Carhart-Harris. “Spero fortemente che lo sviluppo della terapia psichedelica avrà un impatto rivoluzionario sulla cura delle malattie mentali, riportando al centro la componente della ‘cura’, e trasformando di conseguenza le società e i sistemi”.

La ricerca sulla terapia psichedelica

Nel 1962, il medico Timothy Leary aveva avviato l’Harvard Psilocybin Project, ma presto arrivarono forti critiche contro l’LSD. Nel 1971 le Nazioni Unite inserirono i funghi a base di psilocibina nell’elenco delle droghe di Classe A, alla stessa stregua dell’eroina. Ma nel 2018 la FDA, con un gesto rivoluzionario, finalmente ha concesso alla psilocibina lo status di ‘Breakthrough Therapy’, il che ha significato un acceleramento della ricerca sulla sostanza, in virtù della sua potenziale utilità nel trattamento di disturbi molto serie.

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Photography Nina Sinitskaya/Getty Images

“Ad oggi, le droghe psichedeliche classiche come psilocibina ed LSD sono state per lo più studiate per il trattamento delle problematiche dell’umore come la depressione, il senso di angoscia legato a malattie gravi e l’abuso di sostanze”, spiega il dottor Albert Garcia-Romeu, docente del Center for Psychedelic and Consciousness Research, aperto nel settembre 2019 presso la Johns Hopkins University of Medicine di Baltimora. 

“In ognuna di queste aree abbiamo subito osservato risultati molto promettenti in alcuni test che in questo momento vengono eseguiti su più ampia scala, alla Johns Hopkins e nel mondo”, aggiunge Garcia-Romeu. Un progetto di ricerca della University of San Francisco, California, sta sperimentando l’uso della psilocibina per trattare il senso di angoscia nei pazienti malati di AIDS. Oltre alla psilocibina, la Johns Hopkins sta anche studiando una terapia a base di MDMA per curare il disordine da stress post-traumatico e l’anoressia.

In cosa consiste una giornata di trattamento psichedelico?

“Questo tipo di trattamento è un metodo completamente nuovo per la cura medica in psichiatria”, afferma il dottor Matthew Johnson, direttore associato presso il centro di ricerca statunitense. “L’uso di queste sostanze induce un’esperienza e un processo terapeutico da cui il paziente può imparare. Per molti versi è più simile a una psicoterapia profonda indotta da un medicinale”. O l’equivalente medico di una guarigione allucinogena in compagnia di un vecchio sciamano.

“Un alto dosaggio di psilocibina ha effetti notevoli di tipo psicoattivo e di alterazione dell’umore per gran parte delle persone entro un’ora da quando si assume la droga, che di solito passano entro 6-8 ore”, spiega Garcia-Romeu. “Questi effetti sono in gran parte mediati dall’attività nei recettori di serotonina 2A e allo stesso modo da altri meccanismi a valle che abbiamo appena cominciato a studiare”.

Nel corso di una giornata di terapia i pazienti, sotto la supervisione di due terapeuti, assumono in via sperimentale una dose di 20-30 milligrammi di psilocibina. “Che corrispondono, in media, a 4-5 grammi di funghi disidratati di psilocybe cubensis, il tipo più comune fra le sostanze illegali sul mercato”, spiega Johnson a Vogue. “I pazienti indossano occhiali scuri per rivolgere l’attenzione su di sé, e cuffie, per ascoltare di solito musica classica. Ai pazienti si dice di ‘fidarsi, lasciarsi andare, essere aperti’ e non opporre resistenza a questa esperienza.” Durante la seduta non c’è psicoterapia , ma i pazienti possono parlare della loro esperienza al termine del test e poi avere una seduta di follow-up il giorno successivo.

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Photography Getty Images

“Non si tratta qui di una situazione in cui il medico ti dice ‘prenda due pasticche e mi richiami domattina’”, avverte Johnson, che sottolinea che la psilocibina non sarà mai disponibile per l’acquisto in farmacia. “La terapia assomiglia più ai test che eseguiamo attualmente, molto simile a un intervento chirurgico ambulatoriale, ma con più preparazione e controlli successivi”. Il trattamento – che il medico prevede verrà approvato dalla FDA per la cura della depressine nel giro di un paio d’anni - verrà somministrato sempre insieme alla psicoterapia. Quindi, si tratta di circa 12 sedute da un’ora ciascuna di psicoterapia insieme a due dosi di psilocibina.

Gli effetti collaterali della terapia psichedelica

1. L’effetto anti-zombie 

Più che il famoso effetto collaterale ‘zombie’ degli inibitori selettivi del reuptake di serotonina (o SSRI, come il Prozac), le sedute terapeutiche che contemplano l’uso di psilocibina sembrano amplificare, e non anestetizzare, le emozioni. “Di solito i pazienti dicono di sentirsi più connessi, e non disconnessi, con la loro vita”, osserva Johnson.

Carhart-Harris concorda. “I farmaci usati normalmente hanno tutta una serie di effetti collaterali e quando funzionano spesso anestetizzano la gamma di emozioni di una persona. La terapia psichedelica ha invece molti vantaggi: può fare effetto dopo una o due sedute (a differenza della psicoterapia o dei farmaci standard, che fanno effetto dopo settimane o mesi), con un grado minimo di tossicità e le persone possono sentirsi bene anche molto tempo dopo che la droga ha esaurito il suo effetto, perché a volte è in grado di trasformare completamente il senso di benessere e di soddisfazione nella vita”.

2. L’alterazione del senso di sé

“La ricerca in corso sull’efficacia e sulla sicurezza della medicina psichedelica sembra davvero molto promettente”, osserva il dottor Michalis Kyratsous, consulente psichiatrico alla South London and Maudsley NHS Foundation Trust. 

“I soggetti che hanno fatto uso di psilocibina riportano di aver provato un profondo stato di alterazione del loro normale senso del sé, noto come dissoluzione del sé”, commenta il medico, “E tale effetto può essere utilizzato per trattare una precisa serie di disturbi, come l’eccessiva concentrazione su se stessi legata alla depressione”.

3. L’effetto di “illuminazione”

Pare ci sia anche un effetto “illuminante”. “Un’esperienza spirituale molto profonda che sembra mettere le persone in connessione con se stesse, con gli altri, con l’universo", afferma il dottor Alan K Davis, docente del centro di ricerca statunitense, che dirige le sedute di terapia psichedelica. “Questo tipo di esperienza può comprendere anche elementi come la comprensione psichedelica, ovvero quando il paziente acquisisce nuove informazioni o nuove consapevolezze su se stesso, sul mondo intorno, sulle sue relazioni o sulle esperienze passate”.

“Questo per ricordare che non di tratta di semplice meditazione, quella che si fa tutti i giorni”, mette in chiaro Davis. “Si tratta di un farmaco che il paziente assume due volte, insieme alla terapia. L’osservazione di questi effetti a lungo termine, se paragonati con i medicinali che dovranno prendere tutti i giorni, e per tutta la vita, è un risultato davvero notevole”.



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