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Aspettando gli Oscar 2020: le gaffe rimaste nella storia - Vogue

Dalla sua prima edizione, nel 1929, la cerimonia degli Oscar ha incantato e divertito cinefili e appassionati di moda in egual misura. Da Hattie McDaniel, la prima persona di colore a vincere un Oscar per la sua interpretazione in Via col vento del 1939, al famoso discorso di accettazione di Sally Field per Le stagioni del cuore del 1984, sono innumerevoli i momenti impressi nella memoria collettiva dei suoi 29,6 milioni di spettatori.

Tuttavia, con una durata di tre ore e per giunta in diretta tv, non sorprende che anche l’evento più meticolosamente pianificato ogni tanto incappi in uno scivolone. Dagli scambi di buste agli ospiti indesiderati, Vogue ricorda le peggiori gaffe nella storia degli Oscar.

A naked question (1974)

Anche se negli anni Settanta il nudo era diffuso quanto un nuovo singolo degli Abba alla radio, è prudente supporre che gli ospiti della notte degli Oscar del 1974 non si aspettassero di vedere un uomo nudo irrompere sul palco mostrando un segno di pace (e praticamente tutto il resto) durante la diretta televisiva.
Lo streaker in questione? L’artista e attivista per i diritti dei gay Robert Opel, che lasciò momentaneamente storditi gli spettatori e il presentatore David Niven, che stava per chiamare sul palco Elizabeth Taylor. La reazione di Niven, dopo un attimo di smarrimento, fu ironica e sferzante: “Non è affascinante che l’unica risata che questo signore avrà suscitato nella sua vita sarà probabilmente per aver mostrato a tutti le sue carenze?” Ahi.
Taylor, d’altronde, non si scompose minimamente. Ancora oggi le motivazioni di Opel non sono del tutto chiare, ma alcuni dicono che si trattò di una bravata orchestrata dal produttore dello spettacolo, Jack Haley Jr.

L’artista e attivista per i diritti dei gay Robert Opel agli Oscar del 1974

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L’artista e attivista per i diritti dei gay Robert Opel agli Oscar del 1974
Uncredited/AP/Shutterstock

Il premio al film sbagliato (2017)

La fortunata pellicola del regista Damien Chazelle, il coloratissimo La La Land, ha vinto la statuetta più ambita della serata finché… non l’ha vinta più. Dopo una serie di pasticci, ai presentatori Faye Dunaway e Warren Beatty è stata consegnata l’importantissima busta con il nome del vincitore del premio per il Miglior film agli Oscar 2017 – o almeno così credevano.
Invece, Brian Cullinan – un socio anziano di PricewatherhouseCoopers, la società che gestisce le votazioni per gli Oscar dal 1934 – aveva dato per sbaglio a Beatty la busta relativa al premio Migliore attrice (appena consegnato a Emma Stone). Visibilmente confuso, Beatty ha passato la busta a Dunaway che, in un momento che difficilmente dimenticherà, ha incoronato il vincitore sbagliato. Festeggiamenti e squilli di trombe hanno lasciato presto il posto a mormorii e proteste quando il produttore Jordan Horowitz si è precipitato sul palco e ha annunciato: “C’è stato un errore. Moonlight, l’avete vinto voi il premio per il Miglior film. Non è uno scherzo”.
Dopo un’indagine approfondita, innumerevoli scuse da parte della società PwC e un’abbondanza di gif virali con le reazioni delle celebrità, Cullinan e la collega Martha Ruiz sono stati invitati a non partecipare mai più agli Oscar, mentre la società ha continuato a fornire i suoi servizi all’Academy. Evidentemente, non essendo estranei nemmeno loro alle controversie (#OscarsSoWhite aveva infiammato la Twittersfera appena un anno prima), i membri dell’Academy hanno voluto essere indulgenti. E l’Oscar va a…

Il producer di La La Land Jordan Horowitz mentre legge il nome del vero film vincitore Moonlight

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Il producer di La La Land Jordan Horowitz mentre legge il nome del vero film vincitore Moonlight
Getty Images

Gay e statuette (2016)

Non è una sorpresa che, negli ultimi decenni, i membri della comunità LGBTQ+ siano stati sensibilmente sottorappresentati nell’elenco delle nomination e dei vincitori. Anche se decine di attori eterosessuali sono stati nominati per aver interpretato personaggi gay, lesbiche e trans, i vincitori di Oscar ‘diversi’ sono un gruppo molto ristretto. Tra questi, Dustin Lance Black, che ha vinto il premio per la Miglior sceneggiatura originale per Milk, il biopic su Harvey Milk del 2008.
Pochi però sono meglio che niente – una lezione che Sam Smith ha imparato a sue spese quando ha accettato il riconoscimento per la Miglior canzone originale agli Oscar del 2016. Durante il suo appassionato discorso di accettazione, il cantante ha erroneamente detto: “Ho letto un articolo di Ian McKellen qualche mese fa in cui diceva che nessun uomo apertamente gay ha mai vinto un Oscar”.
Poco dopo, Black ha twittato un video del suo discorso di accettazione del 2009 con la didascalia: “Ehi, @SamSmithWorld, se non hai idea di chi sono, forse è ora che la smetti di mandare messaggi al mio fidanzato (il tuffatore Tom Daley)”. In un’intervista a NME, Smith si è poi scusato per il malinteso, confessando: «Ero emozionatissimo… c’erano 90 milioni di persone a guardare quello spettacolo; volevo dire una cosa positiva e ho toppato».
Per fortuna, le voci di cattivo sangue tra i due sono state presto dissipate quando Black si è riaffidato a Twitter per chiarire che stava solo scherzando con quella replica: “Caro Internet: @TomDaley1994 e @SamSmithworld sono amici. Si mandano i messaggi. Per questo mi ha sorpreso che Sam mi avesse preso per un gay non dichiarato! Sentitevi liberi di farvi una risata.” In conclusione, più diversità a Hollywood fa bene a tutti.

Jimmy Napes e Sam Smith con l'Oscar per la miglior canzone originale 'Writing's on the Wall' del film Spectre

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Jimmy Napes e Sam Smith con l'Oscar per la miglior canzone originale 'Writing's on the Wall' del film Spectre
Getty Images

Gli equilibristi (2013)

Jennifer Lawrence è la persona più giovane ad aver mai ricevuto quattro nomination agli Oscar (per Un gelido inverno del 2010, Il lato positivo del 2012, per American Hustle - L’apparenza inganna del 2013 e per Joy del 2015) - anche se, dopo le quattro nomination di questa settimana, Saoirse Ronan la segue a ruota, essendo pochi mesi più grande di lei.
La meteorica ascesa di Lawrence alla notorietà l’ha resa un’esperta del red carpet. Ma diversamente da alcuni suoi colleghi più riservati di Hollywood, lei si è subito dimostrata una persona alla mano, in cui è facile riconoscersi – una reputazione che ha consolidato quando è inciampata sugli scalini mentre saliva sul palco a ritirare il premio per la Miglior attrice agli Oscar del 2013 per Il lato positivo. Dopo aver tirato su il lungo abito da sera rosa pallido di Dior Haute Couture e aver salito i restanti scalini, Lawrence ha scherzato: “Siete in piedi solo perché vi dispiace che sia caduta. È davvero imbarazzante.”
Da allora gli spiriti più cinici si interrogano sull’autenticità del personaggio di Lawrence, fino ad arrivare a uno sketch al Saturday Night Live in cui l’astro del pop Ariana Grande ha imitato l’attrice, sospirando: “Mi hanno detto di non fare un gioco a premi, ma io ho risposto ‘’fanculo, posso anche divertirmi, sono una persona normale!” La reazione di Lawrence? Sul numero di settembre 2017 di Vogue ha elogiato l’imitazione di Ariana Grande, definendola: “centratissima, cazzo”. A noi sembra piuttosto alla mano.

Jennifer Lawrence sulle scale del Dolby Theatre dove vinse nel 2013 l'Oscar come Miglior Attrice in Il Lato Positivo

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Jennifer Lawrence sulle scale del Dolby Theatre dove vinse nel 2013 l'Oscar come Miglior Attrice in Il Lato Positivo
Getty Images

Lost in translation (2014)

Cosa fa rima con meme? Adele Dazeem. Alla notte degli Oscar del 2014, John Travolta, non nuovo alle gaffe, ha scatenato un terremoto in rete quando ha presentato l’attrice vincitrice del Tony Award e star di Frozen Idina Menzel come “la talentuosissima, la sola e unica Adele Dazeem”.
Dire che il pubblico è rimasto sconcertato non renderebbe l’idea. Oltre al lancio di un generatore di nomi virale che storpia tutti i nomi, Urban Dictionary ha subito incluso il termine “travoltify’, travoltizzare, al suo vasto elenco di voci, definendolo l’atto di “storpiare il nome di qualcuno, per sbaglio o di proposito, al punto da renderlo irriconoscibile”.
Menzel, che ha reagito simpaticamente allo strafalcione, ha poi riso per ultima alla cerimonia degli Oscar del 2015. Dopo che il presentatore Neil Patrick Harris ha scherzato sul fatto che Benedict Cumberbatch era “il suono che senti quando chiedi a John Travolta di pronunciare ‘Ben Affleck”, la star di Wicked è salita sul palco e ha chiamato Travolta a raggiungerla presentandolo come “Il mio caro amico, Glom Gazingo”. Quando è stato il momento per Travolta di annunciare le nomination dell’anno per la Miglior canzone originale, lei gli ha chiesto “Vuoi che lo faccia io?” Pare che Menzel abbia preso alla lettera le parole della sua canzone Let It Go, scegliendo, appunto, di lasciar correre.

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