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“Il potere degli abiti” secondo Rei Kawakubo di Comme des Garçons

Ero in un taxi che attraversava il quartiere di Aoyama, deserto, poco dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nell’aprile 2020 a causa della diffusione del Covid-19. Quando ho superato il negozio chiuso di Comme des Garçons, mi sono chiesta se Rei Kawakubo quel giorno stesse lavorando. In qualche modo, ero convinta che lo stesse facendo – e la cosa mi dava un immediato senso di sicurezza. In un mondo dove tutto sembra essere cambiato, mi confortava sapere che alcune cose rimanessero uguali. Il mondo può cambiare, ma bisogna andare avanti a fare quello che possiamo.

All’inizio di ottobre, proprio nel periodo in cui normalmente sarei tornata dalla settimana della moda di Parigi, Comme des Garçons ha tenuto le sfilate della collezione primavera estate 2021 a Tokyo. Per quella stagione pochissimi brand hanno optato per le sfilate dal vivo e Kawakubo ha sottolineato l’importanza di “presentare persone che indossassero i suoi abiti in carne e ossa”. Vederla accettare di apparire su tanti giornali e in programmi TV è stato un evento unico, che mi ha fatto sentire come fosse un senso di “determinazione” a guidarla.

primavera estate 2021
primavera estate 2021
Courtesy Comme des Garçons

L’ho intervistata, perché approfondisse questa idea con le sue parole. Considerando la “situazione difficile” che stiamo affrontando in termini creativi e commerciali, mi aspettavo che sarebbe stata una conversazione pesante. Tuttavia, sono stata sorpresa dalla delicatezza dei suoi modi e della sua oratoria. Anche le sue parole erano inaspettatamente aperte nell’esprimere un senso di disorientamento, dovuto alle restrizioni e alla difficoltà di riflettere su domande a cui non si può dare risposta.

Comme des Garçons primavera estate 2021
Comme des Garçons primavera estate 2021
Courtesy Comme des Garçons

L’ho sempre conosciuta come una persona sincera. Credo si debba essere onesti con sé stessi per essere dei “veri creatori di abiti”. Niente di veramente nuovo può nascere se si ignora quello che si ha davanti. Spesso le persone trovano ispirazione nelle potenti parole di Kawakubo, ma questa conversazione mi ha convinto che solo con una complessa e profonda “onestà”, che ammette l’esistenza di ostacoli che la potenza della parole, da sola, non può superare, si possano creare “vestiti potenti”.

Comme des Garçons primavera estate 2021
Comme des Garçons primavera estate 2021
Courtesy Comme des Garçons

Rei Kawakubo (K): “Questa è un’intervista informale, no? Di cosa dovevamo parlare?”

Mitsuko Watanabe (W): “Spero che mi racconti cosa pensa della situazione attuale, con la diffusione globale del Covid-19, e anche della nuova direzione che sta prendendo Comme des Garçons”.

K: “Non ho granché da dire (ride). Mi spiace”.

W: “Nel periodo del lancio della collezione primavera estate 2021, è stata intervistata da svariati canali televisivi e giornali, che mi è parsa una cosa piuttosto insolita per lei”.

K: “Le interviste ai giornali erano state organizzate tempo prima, ma dato che hanno coinciso con la pandemia hanno destato una maggiore attenzione”.

W: “Credo sia stata una sorpresa per tutti vederla intervistata in TV”.

K: “Penso che la gente se ne sia accorta perché ho fatto una cosa diversa dal solito”.

Comme des Garçons primavera estate 2021
Comme des Garçons primavera estate 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Fare una cosa diversa è stata una scelta?”.

K: “Vista la situazione, ho pensato di parlare un po’ di quello che mi passa per la testa. Non è niente di elaborato, ho solo ritenuto che fosse un buon momento per condividere alcune idee. Tendo a evitare di spiegare (in parole) i miei pensieri, persino con il mio staff a Comme des Garçons, ma ho pensato che a un certo punto fosse necessario”

.W: “Ah, quindi le sue parole erano destinate anche allo staff di Comme des Garçons. Ha accettato le interviste nello stesso periodo in cui ha deciso di spostare le sfilate a Tokyo?”.

K: “I programmi televisivi mi hanno contattato poco prima delle sfilate. Le sfilate sono state organizzate in scala ridotta, e molti degli spettatori erano persone che conoscevamo, ma dato che era insolito che qualcuno organizzasse sfilate dal vivo, invece di ricorrere al digitale, si sono incuriositi.”

“L’importante era che gli abiti fossero visti solo come abiti”

W: “Per questa stagione, i brand di tutto il mondo hanno sperimentato con una larga varietà di formati per lanciare le loro collezioni. Cosa le ha fatto scegliere le sfilate dal vivo?”.

K: “Non ho considerato il digitale perché avrebbe comportato l’introduzione di un immaginario come altra forma di creazione. Per me l’importante era che gli abiti fossero visti solo come abiti. È rilevante che le persone vengano in un dato luogo per vedere la sfilata da vicino. Organizzo sempre piccole sfilate quando lancio le mie collezioni. Penso sempre alla scala, non solo per questa stagione, perché il pubblico sia il più vicino possibile ai vestiti. Per questa stagione, la scala si è semplicemente ridotta un po’ di più”.

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Quindi è questo il suo obiettivo, anche se solo un numero limitato di persone riesce a vedere le sue sfilate?”

K: “Esatto. Vederli coi propri occhi è completamente diverso da vederli tramite foto e video.”

W: “Secondo lei, qual è la più grande differenza?”

K: “Tutto. Non lo pensa anche lei? Dopo le mie sfilate a Parigi, riguardo i video online per vedere come hanno reagito le persone, ma sento che mi arriva solo un decimo di com’era davvero. Ho sempre l’impressione che si possa recepire 10 volte di più quando si è davvero lì, nel bene e nel male”.

W: “Ci sono stati anche molti designer che hanno scelto di creare dei video per esprimere il loro mondo”

K: “Sì, è un altro modo di farlo. Ma è un processo creativo completamente diverso dal disegnare abiti. Ci sono persone con più talenti che sanno usare il suono o disegnare come forma di espressione, non solo per fare vestiti, ma io ho solo i vestiti, è questo che faccio. Quindi non posso, o non voglio, creare dei video per presentare i miei vestiti”.

W: “È difficile catturare dettagli attraverso i media digitali e mi sento come se usassi solo una parte dei miei sensi per percepirli”.

K: “Mi preoccupa molto che le sfilate, a cui assistono solo 50 o 60 persone dal vivo, siano trasformate in video e poi diffuse nel mondo – ma non posso farci molto”.

W: “A Parigi le sfilate non si possono nemmeno fare”.

K: “Fuori dal Giappone non c’è la possibilità di vedere gli abiti di questa stagione”.

W: “Suppongo sia la prima volta che si trova in una situazione del genere, da quando ha iniziato a creare vestiti.”

K: “Esatto. Per questo mi limito a presentare i vestiti. Le mie creazioni non sono fatte per coinvolgere persone attraverso il video. Suppongo che i designer che usano anche il video per esprimersi abbiano più appeal per i giornalisti. Comme des Garçons funziona bene per quelli che possono vedere i nostri abiti dal vivo, ma non avrà un grande impatto fuori dal Giappone, devo accettare questa cosa”.

W: “Persino in questa situazione, deve mantenere viva la sua azienda”

K: “È un’impresa impossibile”.

W: “Impossibile?”.

K: “Anche se produciamo vestiti, non c’è nessuno che li compra. Non si può uscire a comprarli e non ci sono posti dove andare per indossarli. Diciamo, “Continueremo a produrre” e “Una volta che smettiamo, è finita” ma, dato che non ci sono opportunità per i clienti di indossare i nostri abiti, al momento sembra tutto senza speranza”.

W: “Ma non c’è altra via percorribile che continuare a produrre?”.

K: “Esatto, ma non sappiamo se è davvero una via percorribile. Dobbiamo prepararci in modo da essere reattivi quando riprenderà la normalità, continuando a lavorare allo stesso ritmo. In parte è per questo che cerchiamo di mantenere i programmi. Ma è deprimente. Non sono sicura di riuscire a lavorare con energia. Dovremo forzarci”.

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Gli affari sono cambiati radicalmente anche in Giappone?”.

K: “Non riusciamo a uscire, perché ci sentiamo come se non dovessimo. Non ci sono opportunità o ragioni per vestirsi bene, o posti per esprimere sé stessi tramite gli abiti. Questa è la realtà”.

W: “Questo mi ricorda la cosa che diamo per scontata, che indossiamo abiti per mostrarci in un certo modo, a seconda di dove andiamo, chi incontriamo o come ci sentiamo. Nella situazione attuale non possiamo più goderci queste sensazioni”.

K: “Sarebbe stupendo se riuscissimo a superare questa cosa e a vestirci bene per motivarci, ma è più facile a dirsi che a farsi. È facile dire ‘Su, vestiamoci bene per tirarci su il morale’. Mi chiedo se la gente si vesta bene per le riunioni su Zoom – anche se gli altri possono vederti solo dalla vita in si”.

W: “Sento gente che parla di come si concentra sull’essere elegante dalla vita in su [ride]. Immagino che sia la prima volta che si trova in questa situazione in Giappone”.

K: “Sì, ed è dura. Siamo nella stessa barca, no? Di solito viaggiavo ogni sei settimane circa, ma ora sono bloccata. Viaggiando, sentivo delle cose, sia positive che negative. È come avere un’antenna, immagino. E se non mi muovo il mio mondo diventa più piccolo”.

W: “Abbiamo decisamente meno stimoli, ecc., dal mondo esterno. D’altro canto, penso che possa essere un’opportunità per capire ancora meglio dove ci si trova e il Giappone.”

K: “È per questo che ha scelto il Giappone come tema del numero di aprile [ride]? Ma non possiamo muoverci neanche in Giappone. Non posso nemmeno andare a Kyoto.”

W: “È vero. Non si possono visitare luoghi turistici quindi questo numero si concentra sull’artigianato in Giappone. Abbiamo pensato di usare il tempo che ci è stato dato come occasione per trovare le ‘cose belle’ che ci circondano. Ricordo che lo scorso ottobre ha presentato un’istallazione del fotografo Daido Moriyama nello store di Comme des Garçons ad Aoyama.”

“Pare che attualmente non si valorizzi l’essere “un po’ originali”

K: “Ho usato il negozio di Aoyama per esprimermi regolarmente, da quando è aperto. È per offrire alle persone le nostre idee e i nostri suggerimenti come Comme des Garçons, attraverso altre cose oltre ai vestiti, come prendere i materiali stampati per le campagne che spediamo ai nostri clienti e realizzarli in 3D. Sono sempre stata una fan del lavoro del Sig. Moriyama, mi ha spesso ispirato. Ha creato un’installazione nella nostra filiale di Osaka, e ci conosciamo da tanto tempo. L’ultima volta abbiamo esposto delle versioni ingrandite dei suoi lavori ed è stato fantastico. Ero davvero contenta del risultato.

W: “Tutte le 26 edizioni mondiali di Vogue sono uscite con un tema comune, ‘Speranza’, per i numeri di agosto/settembre 2020 e, in questo contesto, tutti gli editor in chief hanno fornito un’immagine che rappresentasse la speranza per loro. Ho scelto la foto che il Sig. Moriyama ha scattato da una finestra di casa sua, un ritratto del monte Fuji che si staglia sulla città illuminata. Il messaggio non era esplicito, ma c’era un senso di resilienza e una sottile scintilla di speranza, oltre che il senso di tristezza in cui viviamo”.

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

K: “È distaccato — no, non veramente distaccato, ma non è sfacciato. Lascia trasparire le cose”.

W: “Proprio così. Ha usato il termine ‘distaccato’ — mi ha ricordato l’ultima volta che l’ho intervistata, 18 mesi fa, quando mi ha detto che con la sua collezione cercava di esprimere la ‘forza delle cose senza nome’. Ora, il tema della sua collezione primavera estate è ‘dissonanza’ – l’idea di ‘forza delle cose senza nome’ è penetrata anche in questa collezione?".

K: “Se devo rispondere sì o no, è sì. La tecnica che stavo usando (fino a circa tre anni fa) che era ‘qualcos’altro, oltre i vestiti’ era diventata troppo astratta e mi sentivo intrappolata. Questo mi ha portato a desiderare di correggere ciò che era diventato troppo astratto, pensando a cosa potesse significare ‘vestiti veri’. È giusto dire che ‘dissonance’ è stata creata anche con questo approccio che evita l’eccessiva astrazione”.

W: “Quindi non è stata condizionata dalla pandemia?”

K: “Per niente. Anche se ho perso parte del mio potere, in luoghi che non sono visibili, e ciò può avere qualcosa a che fare con il virus [ride]. In termini di idee, non c’è un link diretto con la pandemia”.

W: “Il virus avrà un impatto sulla sua prossima collezione? Se non sbaglio è nella fase finale della preparazione della collezione uomo autunno inverno”.

K: “Difficile a dirsi. Sono ancora confusa. Sto procedendo come prima, ma nemmeno per il menswear è semplice”.

W: “Un giornalista le ha chiesto cosa pensa che potrebbe portare il futuro, domanda a cui lei ha risposto, ‘temo che sarà un’era in cui la gente sceglierà di vestirsi in modo prudente”.

K: “Sì, per essere precisa, sarebbe negativo per i miei affari (ride). Pare che, attualmente, non si valorizzi l’essere ‘un po’ originali’, specialmente nel womenswear. È tutto molto tranquillo.

W: “Lo dice da qualche anno ormai.”

K: “È il mood che sta prevalendo, indipendentemente dalla pandemia.”

W: “Crede che il desiderio di ‘essere diverse’ o ‘di esprimere sé stesse’ abbia lasciato le donne?”

K: “Le persone che hanno vissuto la vita con quella spinta, me inclusa, stanno invecchiando. E manca un’intera generazione che la pensi così o viva con il nostro stesso spirito. È una cosa che vedo riflessa nelle mie vendite: c’è una domanda molto bassa da parte delle donne di altre generazioni. Mi sembra che le vecchie generazioni fossero più forti, in tutti i sensi”.

W: “Anche osservando generazioni più giovani nel team editoriale, non vedo una grande urgenza di ‘vestirsi in modo diverso’. Non che non abbiano i loro criteri per scegliere una T-shirt o un paio di jeans.”

K: “Immagino che non ci sia un tentativo deliberato di vivere in modo diverso dagli altri. Per loro non è importante.

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Sento anche che non sono molto arrabbiati”.

K: “È per questo che sono così”.

W: “Non sono molto critici e non si sentono disturbati dalla società – o almeno questa è la percezione. Tuttavia, le donne in Giappone soffrono ancora di…”.

K: “…una sorta di discriminazione di genere. Se mi guardo intorno io non mi sento così, personalmente, quindi, quando vedo questi dati, resto ancora sorpresa di sapere quanto sia basso (in rapporto ad altri paesi). La società pare essere gentile con le donne, con meno restrizioni rispetto al passato, ma secondo le statistiche siamo uno dei paesi peggiori del mondo. Abbiamo pochissime donne a capo di aziende, per esempio.”

W: “È evidente che ci sono pochissime donne nelle aziende e in politica. Anche il gap salariale di genere è grande”.

K: “Credo che siano campi ancora dominati dagli uomini”.

W: “Senza dubbio. Se creatrici come lei potessero stimolare un po’ le donne giapponesi…”.

K: “Sono impotente [ride]”.

W: “Magari non direttamente, ma di certo lei desidera cambiare il punto di vista delle persone”.

K: “Non posso farlo. L’ho imparato a mie spese [ride]. In questa epoca la gente vuole vestirsi in modo naturale, confortevole, con stile e non molto altro. I miei affari ne risentono se le persone vanno in crisi davanti a vestiti difficili da portare [ride]. Quando mettiamo davvero le nostre idee in un capo, diventerà difficile da portare in qualche modo. Le persone devono accettarlo e volerlo portare nonostante questo. A volte penso che abbia a che fare con quello che facciamo, quindi in parte è colpa mia ma, oltre a questo, c’è da considerare l’intera situazione in cui ci troviamo al momento”.

W: “Chi si interessa alla moda è consapevole di quali elementi complessi implichino gli abiti, e ci sono molti che hanno bisogno dei capi che crei e, senza di essi, sarebbero in difficoltà”.

K: “Ma non vogliono solo T-shirt e jeans?”.

W: “Be’, magari i fan più giovani [ride]. I tempi cambieranno, comunque”.

K: “Sì?”

W: “Una volta, Vivienne Westwood ha detto qualcosa del tipo “la gente non si è mai vestita tanto pigramente quanto ora, in abiti comodi, e c’è qualcosa di sbagliato”. Credo intendesse che eravamo sempre meno consapevoli del significato spirituale che ha il vestirsi bene o di come si indossano i vestiti. Penso che i magazine e gli altri media dovrebbero concentrarsi di più su questa cosa, ecco il perché di questa intervista [ride].”

“Il punto non è la forma degli abiti. Voglio scuotere l’atmosfera”

K: “Tornando a quello che dicevo, si potrebbe fare un parallelismo: da un lato come credo che i vestiti dovrebbero essere presentati, piuttosto che con il video ecc., e dall'altro come gli editor delle riviste preferiscono che i lettori optino per la copia stampata invece che per l’online. Penso sia la stessa cosa”.

W: “Oh, decisamente. Credo che ora sia importante raggiungere un equilibrio generale tra i vari aspetti del brand Vogue, la rivista e le copie digitali. Allo stesso modo, a Comme des Garçons, ha creato un brand con diversi ruoli in una singola azienda”.

K: “Intende la configurazione del nostro brand?”

W: “Sì, penso che sia adatta al clima attuale”.

K: “Tuttavia ogni elemento ha una scala molto piccola [ride]. Abbiamo creato anche un sito di e-commerce, ma i clienti che visitano i nostri negozi veri sono ancora la maggioranza. In qualche modo, mi pare una cosa positiva. A seconda del tipo di abiti che scegli, alcuni possono essere comprati online, ma altri è molto meglio vederli, toccarli e comprarli nella vita vera, vivendo l’atmosfera del negozio. Preferisco abiti che posso provare, andando in un negozio reale. Il valore del toccare e provare gli abiti prima di comprarli sembra diminuire sempre di più tra i clienti più giovani, con sempre meno persone che apprezzano queste cose, non vedo molto futuro, per quanto possiamo provarci”

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Sono convinta che il valore dei veri negozi non morirà mai”.

K: “Davvero?”.

W: “Sì, comunque, penso che cambieranno i numeri e il tipo di esperienza”.

K: “I numeri scenderanno molto”.

W: “Prevedo un futuro in cui l’esperienza reale diventerà l’opzione di lusso. I punti chiave sono quanto si sentirà la necessità di quel lusso, che valore creerà e se le persone vorranno pagare per averlo o no.”

K: “Quindi, andare in un negozio reale diventa il lusso in sé, piuttosto che gli abiti che si vendono. C’è gente che afferma che le foto forniscano la stessa esperienza del viaggio, e la stessa logica si potrebbe applicare qui. Per quanto riguarda il viaggio, non c’è paragone con il viaggiare e fare esperienze davvero. Forse i più giovani non vedono la differenza di valore tra la realtà e le fotografie perché non hanno avuto molte occasioni di confrontarle.”

W: “Fa paura che non riescano a confrontarle. Sarebbe più sano che conoscessero sia la realtà che la realtà virtuale, così da poterle confrontare”.

K: “Forse stanno diventando sempre più difficili da confrontare… suoniamo così pessimiste. Diventerà un articolo? Cosa possiamo fare [ride]?”

W: “Torniamo al tuo negozio ad Aoyama. Alla fine del 2020, in un progetto dal titolo ‘People of the Year’, ha selezionato otto creatori e atleti. Diventerà un evento annuale?”.

K: “Sì, lo faremo una volta all’anno. Collaboriamo con una rivista (l’anno scorso era l’editore giapponese SWITCH) per dargli più visibilità. Qualche anno fa, abbiamo collaborato con Vogue (nel 2009, quando hanno creato MAGAZINEALIVE dentro allo store). È interessate come una rivista e uno store si connettano per creare un’opportunità di business. È un progetto simile in questo senso. Lo penso come un approccio tridimensionale. ”

W: “Ha anche integrato i lavori delle otto personalità che ha scelto nei suoi prodotti.”

K: “Sì, anche se in un modo molto minimal”.

W: “La tennista professionista Naomi Osaka era una degli otto. Ha poco più di vent’anni e appartiene alla nuova generazione, ma non pensate che ispiri anche noi a essere coraggiose con la sua attitudine e le sue azioni?”.

K: “Certo, trasmette un messaggio”.

W: “Ci sono molti giovani che hanno iniziato a fare vestiti e che si interessano alla moda, non solo la Signora Osaka. Credo che questo sia il potere della moda in cui trovare speranza”.

K: “C’è ancora speranza”.

W: “Sono sicura che la pandemia le ha dato l’opportunità di pensare in modo nuovo alla creazione e all’azienda”

K: “Rispetto a come andare avanti? Sì. Come dicevo prima, il mio compito è pensare a come possiamo contrastare lo spostamento verso lo shopping online e a come possiamo reinventare noi stessi. Non so esattamente quali nuove forme prenderà, ma ho il desiderio di creare un certo tipo di cultura, mood o movimento e dare una piccola scossa al mondo. È il mio sogno, ma non è facile da raggiungere in questa era di internet.

“Prima, c’erano persone o comunità che usavano il lifestyle come forma di espressione e, unendosi, formavano un pilastro da cui sgorgava moda interessante. A volte creavano persino movimenti enormi. Ora, si fa ‘like’ ai post di altre persone sui social media ma l’esperienza resta virtuale, quindi non sembra esserci un mood in cui esprimere davvero come vivi la tua vita. Prima hai citato Vivienne, ma luoghi come Londra negli anni ’70, prima di internet, avevano questa cosa. E in molti si univano all’industria della moda perché era questo che piaceva. Se potessi diffondere quel tipo di mood, anche su scala modesta… Ecco il mio sogno. Il punto non è la forma degli abiti. Voglio scuotere l’atmosfera. Il problema, attualmente, è che l’atmosfera è così stantia che, se anche si smuove un po’, non se ne accorge nessuno. Credo che se potessi creare quest’atmosfera laddove ce n’è desiderio, potrebbe attecchire un po’”.

Comme des Garçons autunno inverno 2021
Comme des Garçons autunno inverno 2021
Courtesy Comme des Garçons

W: “Forse, oggigiorno, è l’intera società a non permettere facilmente l’ascesa di un movimento del genere.”

K: “Forse – il che mi porta a pensare che devo collaborare con i mass media per creare una risonanza.

Nel periodo in cui Magazine House stava lanciando una nuova rivista, An An, ci hanno contattato per chiederci di creare degli abiti, perché non ne trovavano che andassero bene con il tema che avevano per una delle pagine, quindi abbiamo creato dei capi per il servizio. Questa cosa ci ha fatto una buona pubblicità. A volte, sono stati eventi del genere ad aiutare Comme des Garçons

a progredire. Non stavamo solamente producendo e vendendo un prodotto, siamo stati in grado di creare una relazione win-win con un media, utilizzando il loro potere. Spero di fare una ‘versione moderna’ di questa cosa. Come sarà questa ‘versione moderna’, esattamente? I trend tendono a durare poco ultimamente.”

W: “È difficile creare grandi movimenti.”

K: “Mi chiedo se ci sia un modo di diffonderlo.”

W: “È tutto sconnesso. Penso che prima ogni rivista avesse un’influenza maggiore sui suoi lettori.”

K: “Sono d’accordo. Una rivista può essere un ‘genere’ a sé stante.”

W: “È vero. Ora, il potere si è diradato. I media online hanno più potere, ma ci sono giovani che questi siti non li guardano nemmeno. Ottengono l’informazione dai social media, specialmente Instagram in questo momento. Tra l’altro, cosa pensa di Virgil Abloh?”

K: “Vuole un commento su di lui [ride]? Non ne so molto. Credo me l’abbiano presentato una volta, da qualche parte. So che il mercato di Dover Street si occupa di Off-White.”

W: “L’ho menzionato perché Virgil è diventato un’icona culturale a cui tutti, soprattutto gli uomini, aspirano. Ha studiato architettura prima di entrare nella moda, è amico di musicisti come Kanye West, e il suo approccio è considerato moderno e cool. Quindi forse gli uomini si attaccano ancora a questo tipo di struttura.”

K: “È un buon comunicatore, credo che gli venga naturale. Per una come me, che lavora in modo più old-fashion, non è lo stesso che creare qualcosa dal niente - ma è considerato cool al momento. Quello che non è più cool è cercare disperatamente di creare qualcosa dal niente [ride]. Ho la sensazione che al giorno d’oggi sia più comune trovare lavoro nella moda o diventare designer attraverso questo tipo di comunicazione o come un fluire naturale di eventi.

Una collaborazione che rompe l’immagine tradizionale

W: “Ora anche lei si connette ad altri brand attraverso collaborazioni. Quest’anno, a marzo, lo store di Louis Vuitton a Ginza Namiki-dori riaprirà dopo la ristrutturazione e, per caratterizzare l’occasione, lanceranno una borsa che ha disegnato in collaborazione con loro. Nel 2014, ha collaborato con loro su ‘Icon and Iconoclast’ e il nuovo design è un’estensione di quel lavoro. Louis Vuitton sta presentando collaborazioni con molti designer e creatori, ma la sua è l’unica che verrà venduta come prodotto. Come l’hanno approcciata, all’inizio?”

K: “Abbiamo discusso di cosa fare prima e, inizialmente, speravamo di rivisitare un’altra silhouette,

ma abbiamo avuto solo il tempo di produrne una. C’erano di mezzo anche questioni di produzione.”

W: “Come percepisce il monogramma che è il segno distintivo di Louis Vuitton?”

K: “Anche prima che Louis Vuitton si estendesse al mercato globale, li consideravo speciali per il loro artigianato, che è unico per un brand riconosciuto come un’azienda tradizionale a conduzione famigliare. Penso alle loro borse come a borse per persone adulte – quelle con un lifestyle lussuoso o quelle che hanno lavorato duro. Prima non si vedevano dappertutto giovani che le portavano. È questa l’immagine che avevo, quella dei vecchi tempi, quando ho lavorato con il monogramma in questa occasione. Inoltre, preferisco la forma delle loro vecchie borse. Rappresentano una specie di ‘classe’ diversa dallo stile attuale. È difficile da spiegare, perché non intendo dire che non ce l’abbiano più”.

W: “Li vede come un simbolo di artigianalità consolidata – pensa che i loro prodotti abbiano una solida presenza che li rende ‘buoni e appropriati’.

K: “Esatto. Inoltre, mi ricordano Parigi”.

W: “Parlando dell’ultimo lavoro, cosa l’ha ispirata a fare dei buchi su un prodotto del genere?”.

K: “Allora (quando è stata presentata nel 2014) volevo rompere un po’ quell’immagine tradizionale – anche se suppongo che una borsa con dei buchi non sia pratica”.

W: “Basta che all’interno si inserisca una borsa”.

K: “È noioso [ride]”.

W: “È lei che prima diceva che la moda non è solo questione di comfort [ride].”

K: “Lo so [ride].”

W: “Volevo anche chiederle di quel che ha dichiarato al New York magazine. Ha detto “l’industria della moda negli ultimi anni è arrivata a un punto in cui dobbiamo rivalutare la tendenza ad ‘adorare il denaro’ – nelle parole del traduttore.”

K: “Stavamo parlando di come tutto sia basato sul calcolo e giudicato sui risultati. Per esempio, se una cosa vende bene, è ‘buona’. Non le pare che funzioni tutto così? Le cose possono essere convertite in denaro, che produce altro denaro, sono valutate e alla fine è solo questo che conta. È un po’ come se, anche se lavori duramente e a lungo per creare una cosa potente e di qualità, se non genera soldi, viene ignorata. Forse non dovrei dirlo all’editor di una rivista come lei, ma anche le riviste hanno bisogno della pubblicità per sopravvivere. La pubblicità inizia ad avere un ruolo sempre maggiore nel far diventare una rivista un modello da seguire. È questo in sostanza il background di quello che stavo dicendo. È difficile scrivere di un argomento del genere su una rivista? Temo di aver detto solo cose inappropriate [ride].”

W: “Va tutto bene [ride]. Sta dicendo che c’è troppa attenzione sulla valutazione quantitativa. Credo che nell’industria della moda ci sia una tendenza verso una creazione più orientata dal marketing.”

K: “A Comme des Garçons, facciamo riunioni di produzione e quando si inizia a parlare di quanto bene abbia venduto un prodotto l’anno prima, mi infurio. Se lavori basandoti sui risultati, che sono sostanzialmente numeri, non riuscirai a guardare avanti. Non è così semplice come dire ‘Questo ha venduto bene l’anno scorso, quindi venderà bene anche quest’anno’. Sento meno persone dire cose come ‘anche se non possiamo venderlo, è valido’ oppure ‘so che non venderanno, ma facciamoli lo stesso perché ce n’è bisogno’. Non va bene. Ci serve un equilibrio. Certo, produrremo capi che sono vendibili, ma dobbiamo anche valorizzare quelli che non lo sono. Credo sia questo che volevo dire nell’intervista.”

W: “È proprietaria di un’azienda, oltre che creatrice. Per questo riesce a vedere le cose in questo modo.”

K: “Si tratta di guardare avanti o no. Da un punto di vista degli investimenti, lo sviluppo è necessario. Lo status quo non è tutto. Possiamo dire lo stesso per gli stati.”

W: “Capisco cosa intende. Anche io penso che questa tendenza a dare importanza ai numeri sia dovuta al fatto che la scala dell’industria è cresciuta negli ultimi due decenni circa.”

K: “Davvero? Forse sembra più grande perché vediamo che abiti economici e comodi si vendono in fretta e circolano.”

“C’è qualcosa di sbagliato nel sentirsi soddisfatti solo perché una cosa è eco-friendly”

W: “Negli ultimi due o tre anni, c’è stato un crescente interesse sulle responsabilità sociali dell’industria della moda. Penso che questo sottolinei il fatto che l’industria della moda è cresciuta e quindi ha un impatto sulla società. Ora, quando pubblichiamo articoli di moda, ci è richiesto di esporci in modo chiaro, indicando le nostre opinioni e le nostre policy circa gli argomenti discussi, e il nostro ruolo come media.”

K: “Questo approccio è necessario e corretto. Mi preoccupa, tuttavia, che abbia portato a sviluppare la tendenza a dire di no a tutto. È il mood che mi pare prevalere, al momento, che tende a restringere l’ampiezza e la portata delle attività creative. Forse la moda mette in discussione lo status quo di default. È lo spirito della moda ed è ciò che la rende interessante. Se hai accettato tutto quello che ti è stato dato senza fare domande, puoi solo aver creato una società noiosa e una moda noiosa. Non sono proprio d’accordo con la tendenza per cui solo i brand che promulgano la ‘bontà’ siano considerati cool.”

W: “Bisogna sempre guardare a ciò che è ‘giusto’ in modo relativo.”

K: “Immagino sia per questo che la gente è soddisfatta con i vestiti standard. Sento che c’è qualcosa di sbagliato nel sentirsi soddisfatti solo perché si indossa qualcosa che non ha un impatto negativo sulla natura, ma è difficile spiegarlo. È da molto tempo che ho questa sensazione.”

W: “Mi tocca in ciò che ritengo le basi della moda. Può suonare ingenuo, ma penso che la cosa importante sia l’equilibrio. Dobbiamo valutare se un pezzo di abbigliamento che non danneggia eccessivamente l’ambiente possa rivendicare un valore nella moda basato su quest’unica qualità.”

K: “Non esiste un modo giusto sotto tutti gli aspetti. È difficile. Tuttavia, non dovremmo permettere che la società si allontani in base a queste parole superficiali.”

W: “Ho sentito che a Comme des Garçons conservate materiali che avete usato per riutilizzarli. Inoltre, scegliete plastica biodegradabile per le scatole e per proteggere i vostri capi.”

K: “A volte usiamo materiali di un anno o due prima. Inoltre, nei nostri negozi, abbiamo iniziato recentemente a vendere pezzi di stagioni precedenti inserendoli in modo intelligente tra gli altri. Penso alle questioni ambientali e ne tengo conto riducendo gli scarti, per esempio, a seconda di quel che serve. Questo non significa, tuttavia, che voglia elevarlo al tema o al concept della mia azienda.”

W: “È una questione diversa, nell’insieme.”

K: “Sì.”

W: “Credo che la cosa che la gente vuole di più sia la sua creatività.”

K: “Ne dubito [ride].”

W: “Sarei delusa dal mondo se non fosse così [ride].”

K: “Sarà faticoso per voi trasformare questa intervista in un articolo [ride].”

W: “Vorrebbe che ci fossero più donne che esprimono e trasmettono cose potenti?”

K: “Assolutamente. Le cose devono cambiare. Vorrei ci fossero più persone come [la compianta] Eiko Ishioka (costumista e graphic designer) o Sadako Ogata (che è stata Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite). Appartengono a mondi diversi dalla moda, ma ricordo che su Vogue si parlava di persone come loro una volta. Avete fatto qualcosa del genere, di recente?”

W: “A volte scriviamo articoli nella speranza di formare la nuova generazione. C’è bisogno che abbiano modo di sapere di queste donne forti e cool. I social media strabordano di informazioni, ma non necessariamente ne forniscono una grande varietà. Detto questo penso anche che Comme des Garçons beneficerebbe dell’uso di cose come Instagram.

Non abbiamo potuto andare a Parigi durante la pandemia, ma lei pensa a Parigi come un luogo essenziale per la creazione e l’industria?

K: “Lo è, al momento. Tutti vengono a Parigi.”

W: “Perché per le persone è importante incontrarsi e toccare gli abiti nella vita vera?”

K: “È quello che mi piace pensare.”

W: “Lo penso, decisamente. I vestiti sono una cosa che portiamo sulla pelle. Non tutti gli aspetti della moda possono essere virtuali.”

K: “Sarebbe bello se questa cosa la sentissero i giovani e visitassero i negozi.”

W: “Sono d’accordo. Grazie molte per il tempo che ci ha dedicato oggi.”

K: “Buona fortuna, Watanabe-san.”

W: “Aspetto con impazienza la sua prossima collezione.”

Rei Kawakubo by Annie Leibovitz
Rei Kawakubo by Annie Leibovitz
Annie Leibovitz, Vogue, May 2017

Dopo l’intervista

Per l’intervista, ho indossato il mio abito girocollo preferito di Comme des Garçons, comprato qualche anno fa. Era passato un po’ da quando avevo incontrato l’ultima volta Kawakubo-san, e ho iniziato a pensare cosa avrei dovuto indossare dal giorno prima, alla fine, ho scelto questo outfit seguendo il mio istinto. Qualche giorno dopo, Kawakubo-san, tramite uno dei suoi PR, mi ha fatto avere un messaggio: “Stava bene, e mi ha reso felice” – immaginatevi quanto piacere mi abbia fatto sentirlo.

Scegliere qualcosa che rappresenti me e non qualcun altro, mentre penso alla persona che sto per incontrare… questo processo, la gioia, il sentimento, come l’essere in grado di condividerli con altre persone, sentendosi soddisfatte e ispirate. Tutto questo mi ha ricordato le fresche emozioni che la moda ti porta nel cuore, che avevo dimenticato per un po’. Possiamo non avere risposte, ma possiamo fare del nostro meglio. Le parole e gli abiti di Rei Kawakubo presentano il potere ‘autentico’ della creazione, in un momento in cui tutto è opaco e tutto quello che possiamo fare è sforzarci.



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