Kandinsky: la mostra del Guggenheim è online
Arte: Kandinsky a portata di clic
Trovarsi davanti a una montagna blu, ora che sui monti non si può andare, e poi viaggiare dentro i paesaggi ipnotici di Vasily Kandinsky per tirare il fiato: è possibile, basta recarsi sul sito del Museo Guggenheim di Bilbao dove, da questa settimana e fino al prossimo 23 maggio (con la speranza di poter prendere un volo e vederli da vicino, di persona), ha inaugurato la mostra Kandinsky, un viaggio tra le visioni più belle del celeberrimo artista russo (1866-1944).
Il museo ha pianificato un’intensa attività di visite virtuali e il suggerimento è di tenere d’occhio il calendario sul sito dove verranno riversati video, contributi nuovi, documenti, immagini (sì, Kandisky dal vivo è un’altra cosa, ma il tour virtuale – che abbiamo testato e che qui vi raccontiamo – ha il suo perché).
Tutta “colpa” di Solomon
Kandinsky non è una presenza casuale al Guggenheim di Bilbao: il maestro dell’astrazione e dello spirituale nell’arte è una ‘vecchia conoscenza’ di Guggenheim, inteso come Solomon R. Guggenheim, il grande industriale divenuto poi collezionista d’arte. Alla fine degli anni Venti, Guggenheim si trova nello studio newyorkese di Hilla Rebay, pittrice tedesca sveglia e capace: sono dieci anni che l’uomo anima il mondo del mercato dell’arte e la sua collezione ha ormai preso forma, con opere dei grandi maestri del passato e un occhio di riguardo per i talenti emergenti. Proprio mentre è in posa nell’atelier della Rebay, lo sguardo di Guggenheim cade su alcune opere astratte appese alle pareti: ne è folgorato. Con la pittrice nelle vesti di consulente, Solomon Guggeheim comincia allora con la moglie Irene un fecondo viaggio nell’astrazione e nel contemporaneo che lo porterà a innamorarsi dell’opera di Kandinsky e a collezionarne moltissimi lavori. I due, complice la solita Hilla Rebay, si conosceranno di persona, in Germania, a Dessau dove talenti come Kandinsky, Klee e Albers diedero vita negli anni Trenta a quell’incredibile factory creativa che fu il Bauhaus (qui un mini-tour per appassionati del genere)
Una boccata d’aria
Non è un quindi un caso se oggi sono più di 150 le opere di Kandinsky che appartegono alle raccolte della Guggenheim Foundation di New York: una corposa selezione delle più belle è ora in mostra a Bilbao, in una mostra curata con passione da Megan Fontanella, curatrice del museo di New York («Guardare la Montagna blu mentre sono in casa in quarantena è stata una vera boccata d’aria», dice su Zoom mentre presenta il percorso di visita a Bilbao). Quella nel capoluogo basco è davvero una mostra di capolavori con opere capitali del percorso artistico di Kandinsky come Paesaggio con ciminiera, Improvvisaizone 28, Pittura con bordo bianco, Composizione 8, Intorno al cerchio e – accanto a questi quadri – disegni, acquerelli, schizzi e incisioni che ne testimoniano la complessa genesi.
Si comprende tutta la grandezza di Kandinsky, che fu capace di trarre ispirazione dalla musica, dalla psicologia, della mistica, dalla scienza. La sua astrazione è figlia di un’intelligenza ricalcitrante alle etichette e ai limiti, dedita piuttosto alla sperimentazione libera (un esempio? Guardate qui).
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Kandinsky a Bilbao
Patrocinata dalla Fundación BBVA, l’esposizione presenta l’evoluzione artistica di uno dei principali innovatori della pittura del Novecento, “geolocalizzando” (per così dire) la sua prodizione. Si comincia con i lavori giovanili, i paesaggi bavaresi e variopinti creati tra il 1908 e il 1909, quando con la compagna, l’artista tedesca Gabriele Münter, dopo aver viaggiato per tutta Europa (ma anche in nord Africa), si stabilisce a Monaco di Baviera. Kandinsky, figlio di Mosca e di Odessa, le due città in cui aveva speso la giovinezza e dove aveva studiato diritto prima di dedicarsi alle arti, è affamato di esperienze nuove: l’impressionismo lo ha già annoiato, del verismo non sa che farsene. Cerca lo stile giusto per comunicare, nel modo più universale possibile, il potere salvifico e trasformatore dell’arte (lo scriverà poi nel suo celebre trattato Lo spirituale nell’arte, nel 1911). Dalla giusta composizione di forme, colori e linee può nascere una nuova espressività: “il potere nascosto della tavolozza” lo chiama Kandinsky.
La strada è tutta in salita, però. Scoppia la guerra, il primo conflitto mondiale, e il pittore deve lasciare la Germania (a causa del suo passaporto russo): torna a Mosca ma non è in linea con i colleghi del tempo, così radicati nella loro figurazione oggettiva. Nonostante la fine della relazione con la Münter, Kandinsky continua a mantenere vivi i rapporti con l’avanguardia tedesca: torna in Germania negli anni Venti (questa volta con la moglie Nina) e s’invaghisce – ricambiato – della Bauhaus, la scuola d’arte e design applicato fondata dall’architetto Walter Gropius e patrocinata dallo stato. È qui che la sua opera – un’astrazione che è tutto tranne che meccanica, perché per Kandinsky ogni forma ha un suo contenuto espressivo (banalizzando: triangolo = azione, quadrato = pace, cerchio= cosmo) - attira l’attenzione di Solomon R. Guggenheim.
La storia si mette di nuovo di traverso: la Bauhaus chiude nel '33 (poteva un progetto così libero convivere col regime nazista?) e Kandinsky scappa in Francia, a Neuilly-sur-Seine, un paesino vicino a Parigi dove vivrà fino alla morte. Lavora tantissimo: il Surrealismo, l’arte di Jean Arp, di Paul Klee, di Joan Miró lo intrigano, così come gli studi di zoologia e botanica. La sua tavolozza si riempie di calligrammi e di colori pastello, spesso su fondi scuri. Resta un po’ ai margini, non si identifica con nessun movimento ma il costante bisogno di soldi lo spinge a dipingere molto: la scienza (lo studio degli embrioni in particolare) diventa un’ossessione.
Arte degenerata la definiscono i nazisti, roba da magazzino per gli stanilisti, oggi l’opera di Vasily Kandinsky è unanimamente considerata tra le massime espressioni del Novecento, un concentrato di ragione e sentimento, di scienza e bellezza.
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