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Il punto di vista di Casa Vogue. Valparaise di Amini

Fra gli anni 20 e i 40 (e oltre) del 900, a vedere e raccontare la moda in un nuovo modo non c’era solo quella eletta schiera di maestri fotografi come Horst P. Horst, George Hoyningen-Huene, Cecil Beaton, Man Ray, Herbert List, ma anche brillanti illustratori come Paul Iribe, Erté, René Bouché. Tra loro, assolutamente innovativo, il riminese e poi parigino Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, in arte e per sempre René Gruau (che era il cognome della mamma), la cui sigla – una G con un asterisco – pennellata come un ideogramma giapponese è ancora un marchio inconfondibile. 

Richiestissimo, fu stretto collaboratore di Christian Dior, Chanel, Yves Saint- Laurent, Givenchy, Christian Lacroix e creò anche disegni per l’arredo e storica rimane la collaborazione con l’atelier milanese di (Federica) Fede Cheti, sperimentatrice di nuove strade nelle arti decorative. A riscoprire  quei bozzetti di Gruau nell’archivio storico dell’azienda ci ha pensato Amini,  produttore di tappeti d’autore, che  ha improntato la collezione Design Icons, proprio sulla valorizzazione degli archivi delle più significative figure creative del XX secolo, come Gio Ponti, Joe Colombo, Ico  Parisi e la stessa Fede Cheti.

La selezione delle immagini e ancor più lo sviluppo tecnico – vale a dire la fedele trasposizione del tratto dell’autore nella fisicità della trama e dei filati – si è risolta nella realizzazione di una prima collezione di tappeti annodati a mano unendo lana e seta, sicuramente destinata a successivi ampliamenti. Qui vi presentiamo Valparaise, piccola summa dei tratti caratteristici di Gruau: i colori vivaci, il tratto sinuoso, i richiami alle stampe floreali giapponesi. Disponibile in due varianti colore – white e yellow – Valparaise è 70% lana neozelandese, 30% pura seta. 



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