Marine Serre: con un film distopico presenta la PE 2021
La scorsa stagione, Marine Serre, 28 anni, è sembrata una sorta di indovina alla Paris Fashion Week. Il Covid-19 era sul punto di essere dichiarato una pandemia globale, le mascherine che Serre aveva presentato per tre stagioni di fila – con l’intenzione originaria di proteggere chi le portava dall’inquinamento – sono diventate sorprendentemente attuali. “È importante essere in sintonia con il tempo in cui si vive, essere quanto più possibile consapevoli e aperti,” ci spiega quando la incontriamo qualche giorno prima che sveli la sua collezione primavera estate 2021 attraverso un film ambizioso.
Intitolato Amor Fati – una locuzione latina che si traduce con “amore del fato” – il cortometraggio diretto da Sacha Barbin e Ryan Doybiago ha come interpreti la cantante iraniano-olandese Sevdaliza e l’amica di Serre Juliet Merie, oltre alle habitué delle passerelle della stilista, tra cui Amalia Vairelli. I protagonisti ci conducono da una visione distopica all’altra, da laboratori asettici a paesaggi marziani, con un momento particolarmente impressionante a metà del film che ricorda la famigerata scena di Un Chien Andalou – Un cane andaluso (1929) di Luis Buñuel.
Proseguendo la sua sperimentazione con materiali riciclati e riallacciandosi ai temi delle stagioni precedenti, Marine Serre è decisa ad accompagnare l’industria verso un futuro con meno sprechi che, come rivela qui, non si occupa tanto del nuovo quanto della storia dei nostri indumenti nel tempo, dei collegamenti col passato e dei ricordi che ogni capo porta con sé.
Secondo te la gente acquista moda con più consapevolezza adesso, specialmente negli ultimi sei mesi?
“Durante il lockdown i nostri social erano molto attivi e le persone hanno cominciato a dedicare del tempo a capire cosa stavamo facendo. Riflettevano e pensavano perché si vestono in un certo modo, mettendo in discussione le loro scelte.”
Puoi descrivere i temi principali che volevi affrontare in Amor Fati e cosa speri che lascerà alle persone che lo vedranno?
“Non volevo fare una sfilata per la primavera estate 2021 e non avevo intenzione di chiedere alla gente di viaggiare per venire a vederla – se riusciamo a far passare un’altra stagione senza che la gente voli aiutando così a salvare il nostro pianeta, è già qualcosa.
“Era importante mantenere un collegamento tra i personaggi e il modo in cui si vestono, dando loro potere tramite ciò che indossano e quindi a ciò che indossiamo noi. Attraversiamo tre mondi nel film che esistono simultaneamente – uno acquatico, uno montuoso e un terzo totalmente asettico – ognuno con un’atmosfera diversa. In alcuni momenti sono seducenti, in altri sono pericolosi. Ma le persone sono sempre le stesse, sono soltanto i vestiti che indossano a cambiare il ruolo che queste hanno. Gli abiti sono strumenti per far sentire protette le persone – questo si capisce molto bene adesso.
“Per me in questo film era importante rispecchiare quello che accade nel mondo e allo stesso tempo immaginare quello che la società può diventare. Quindi mettere in discussione la vita che abbiamo vissuto negli ultimi sei mesi, dove non sappiamo cosa è reale e cosa è un sogno”.
Come sei riuscita a mantenere vivi gli stimoli creativi durante il lockdown, sia per te sia per il tuo team?
“Avevamo contatti giornalieri. I membri del team si sono sostenuti a vicenda. È stata un’occasione per legare ancora di più in tempi difficili e di sfide. Ma è anche stato un momento di grande creatività. Abbiamo cercato di restare positivi, dando spazio anche al divertimento e al relax (collaborando con il ballerino Nick Coutsier con i suoi esercizi di riscaldamento Body Party).
Dalle djellaba realizzate con copricuscini ricamati alle coperte di pelliccia finta ripensate come giacche, trovi sempre dei modi per dare una nuova vita ai materiali. Quali sono le aree su cui ti sei concentrata di più disegnando la collezione di questa stagione e come si presentano nel film?
“I capi multifunzionali con tante tasche sono una grossa parte del concept. Nella prima scena del film, ci sono molti particolari che non si vedono – nuove costruzioni come ad esempio giacche dal taglio sartoriale con pannelli in jersey, una gonna moiré fatta con materiali riciclati abbinata a un paio di calzoncini da ciclista in tessuto jersey riciclato.
“Alcuni dei pezzi riprendono tecniche che abbiamo usato in precedenza come per gli abiti realizzati con tappeti, per esempio, che sono tutti pezzi unici. Volevamo consentire alle persone di avere il tempo di esplorare l’identità del brand; di diffondere la nostra visione a un pubblico più vasto, oltre che all’industria della moda.
“Nell’ultima parte del film ci sono delle imbracature ispirate ai completi da arrampicata in contrasto con riferimenti storici come la crinolina. L’idea delle visiere mi è venuta camminando per strada e pensando: “Okay, come posso trasformare questo in qualcosa di più carino?”
Quasi sono le difficoltà maggiori quando crei dei capi da materiali riciclati e come li lavori?
“L’anno scorso ci siamo accorti che produrre capi ricondizionati richiedeva troppo tempo per riuscire a fare le consegne nei tempi previsti. Così abbiamo spostato il calendario per risolvere questo problema. Abbiamo cominciato a lavorare sui capi per la collezione primavera estate 2021 a ottobre 2019, assicurandoci che avremmo avuto tempo sufficiente per produrli come si deve senza comprimere troppo i tempi di produzione e [senza di conseguenza ridurre] la qualità dei nostri prodotti, che è molto importante.”
Com’è stato vedere i tuoi bodysuit con stampa a mezza luna indossati da Beyoncé nel video di Already?
“Beyoncé è una cliente e siamo suoi grandi fan. Di Black Is King abbiamo cominciato a parlare nella prima metà del 2019, quando la costumista Zerina Akers e il suo team ci hanno contattato. Vedere Beyoncé con i nostri vestiti, sapere che si sente bene quando li indossa, mi rende molto felice.”
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