Teatro alla Scala: come vedere gli spettacoli in tv e streaming
Danza: gli spettacoli di danza del Teatro alla Scala in tv e in streaming
Vista dall’esterno La Scala appare come una Bella addormentata, in letargo ormai da un anno ma pronta a risvegliarsi appena il pubblico tornerà a rianimarla. Ma se i portoni restano sbarrati e i cartelloni ancora mancano, il suo interno pullula di vita artistica da quando musicisti, coristi, corpo di ballo e maestranze sono ritornati a provare in teatro. Naturalmente con rigorose misure di sicurezza e regolari test anti-Covid, dopo che nei mesi scorsi oltre 50 tra i coristi sono stati colpiti dal virus.
Grande l’entusiasmo per il ritorno nel loro teatro, soprattutto tra i ballerini, i più sacrificati durante il primo lockdown e nella chiusura autunnale, costretti, come abbiamo visto in tanti video, ad allenarsi nelle proprie case. A motivarli ancor di più è il nuovo direttore del ballo, il francese Manuel Legris, già étoile dell’Opéra di Parigi, che è entrato ufficialmente in carica lo scorso 1° dicembre, in arrivo dalla Staatsoper di Vienna insieme al sovrintendente Dominique Meyer.
«Quando sono arrivato ho trovato i ballerini mantenuti a un livello altissimo, in forma fisica e con forza mentale, nonostante le difficoltà che conosciamo» ci spiega il Maestro nel corso di un’intervista che abbiamo potuto realizzare in teatro. «Li ha sostenuti la passione, necessaria tanto più ora per restare motivati visto che spettacoli dal vivo non ne abbiamo in programma».
Vero, e chissà ancora per quando visto che date di riapertura dei teatri nessuno le azzarda. Per fortuna La Scala non rimane silente in questo tempo di chiusura e, a cadenza mensile, anche il balletto si mostra al pubblico, gratuitamente, sugli schermi di tv e tablet.
Un successo lo scorso gennaio è stato lo streaming del balletto Giselle, con l’eccezionalità di cast diversi nei due atti, seguitissimo anche all’estero, e che evento le masterclass date alla compagnia da Carla Fracci!
Immaginiamo ancor più popolare il prossimo appuntamento, dato che sarà la televisione, sul canale Rai 5, a trasmetterlo, giovedì 25 febbraio, alle ore 21,15. In programma il gala Grandi momenti di danza, con passi a due dai classici Don Chisciotte, La Sylphide, Excelsior, una suite dal balletto Le Corsaire, la miniatura Le Spectre de la rose e per il contemporaneo il duetto Progetto Händel di Mauro Bigonzetti e il trio Sentieri di Philippe Kratz.
Gli appassionati si annotino anche i due prossimi appuntamenti annunciati in streaming: domenica 28 febbraio il gala Omaggio a Nureyev (con brani tratti da Don Chisciotte, La bella addormentata, Il lago dei cigni, Cenerentola, Romeo e Giulietta, Raymonda) e sabato 27 marzo un programma di coreografi contemporanei, entrambi preceduti da masterclass.
«Sono ammirato per la disciplina e l’abnegazione dei ballerini, che fanno lezione e provano sempre con la mascherina: immaginate la difficoltà! Così come è molto stressante l’attesa dei risultati dei tamponi, cui ci sottoponiamo regolarmente» spiega il direttore. «Abbiamo ricominciato con cautela, senza forzare troppo, per evitare infortuni dopo una così lunga pausa, molto pericolosa per un danzatore. Così è stato possibile tornare a provare e allestire spettacoli».
La modalità, inaugurata il 7 dicembre, è quella che ormai conosciamo: la platea, svuotata delle sue poltrone in velluto scarlatto, accoglie l’orchestra (che non potrebbe suonare nella troppo angusta buca): tutti i professori, incluso il direttore, indossano mascherine FPP2 nere, eccetto i fiati, isolati da barriere di plexiglass. Desolatamente vuoti, gli eleganti palchi scaligeri accolgono le telecamere per la registrazione e pochi critici distribuiti a distanza. Mancano gli applausi, ma chi abbia la fortuna di assistervi concorda come nessun altro spettacolo sia mai stato tanto emozionante, sollievo da un senso di perdita ormai immemorabile.
A sovrintendere a ogni dettaglio, ora dietro le quinte ora nel palco di proscenio riservato ai maîtres de ballet, è il neodirettore, che approfitta di ogni pausa per correre in palcoscenico e suggerire correzioni ai suoi danzatori, non solo ai Primi ballerini e ai solisti, ma ad ogni elemento del corpo di ballo, dimostrando ogni passo personalmente da magnifico virtuoso qual è stato. E controllando anche quei dettagli che in scena sono essenziali: il costume, l’acconciatura, il trucco. «È vero, non sono uno di quei direttori che dirigono la compagnia dall’alto: io preferisco stare accanto ai miei danzatori nella quotidianità, facendo la lezione con loro ogni mattina - perché continuo a tenermi in forma - a volte dando io stesso la classe (in gergo impartire la lezione da maestro, n.d.r.). Sono convinto che per ben dirigere una compagnia si debba vivere con essa. Non so se è giusto ma io… sono fatto così!».
L’entusiasmo del neodirettore, che dopo pochi mesi si esprime in un italiano pressoché perfetto e dichiara di adorare già Milano e La Scala, si comprende da come parla ammirato del suo corpo di ballo. «I talenti sono tanti e li conosciamo, tra i Primi ballerini, i Solisti, i giovani emergenti. Lo stile italiano? Sì, è ancora riconoscibile alla Scala, non mélangé come in altre compagnie europee. I ballerini scaligeri hanno tutti la stessa dinamica, molto rapida, vivace, brillante e sono dotati di temperamento e fantasia, “latini” direi, che io personalmente amo molto. Insomma, li si riconosce subito. È mio intento mantenere un legame stretto con la Scuola di ballo del Teatro alla Scala, anzi spero di poter indire presto un’audizione per i diplomati dell’anno scorso che a causa della pandemia non sono entrati in compagnia. Non voglio che i migliori talenti italiani debbano emigrare all’estero! Ai nostri ballerini, che intendo portare al numero di 80 da 60 che sono, cercherò di offrire le maggiori chances possibili, anche aumentando le recite, magari su un diverso palcoscenico, in un altro teatro. E poi sì, ci saranno anche le étoiles ospiti, ma non toccherà a loro la maggior parte delle recite, bensì ai nostri ballerini» anticipa il Maestro a proposito di una questione che sta molto a cuore al pubblico del balletto.
Per ora però gli intenti restano sulla carta, così come la prima stagione di balletto firmata Manuel Legris, che sulla sua composizione ha comunque le idee chiare. «Il Balletto della Scala, tanto più avendo una propria Accademia, deve restare a vocazione classica. Ma non proporrò solo titoli classici nelle versioni storiche di Rudolf Nureyev, benché qui egli sia stato molto presente, come ballerino e coreografo» precisa il suo allievo prediletto, che se sulla scrivania conserva una fotografia del proprio mentore, sulla parete dello studio ha appeso un ritratto di Enrico Cecchetti, leggendario ballerino e maestro italiano. «E sì, potrà esserci anche qualche mia coreografia, se interessante per la compagnia, per il repertorio del teatro e per il suo pubblico» annuncia Legris, che intanto ha firmato il quintetto Verdi Suite trasmesso lo scorso 7 dicembre all’inaugurazione della stagione operistica e una versione del balletto Le Corsaire che vedremo nel gala Grandi momenti di danza. «Poi certo, dovremo avere anche titoli contemporanei, ma non gli stessi che tutte le compagnie ormai danzano, bensì creazioni allestite appositamente e in esclusiva per La Scala dai maestri e dagli emergenti della coreografia di oggi. Speriamo accada presto, ma ancora dobbiamo avere pazienza. Intanto non mi lamento: sono in un teatro leggendario, con meravigliosi ballerini. Ora tocca a me motivarli in attesa del domani».
In apertura: Don Chisciotte con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko (foto Brescia e Amisano)
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