Musica 2021: singoli e nuovi album in uscita da ascoltare
Con l'inizio dell'emergenza Covid-19, lo scorso marzo, per il mondo della musica si è profilato uno scenario apocalittico: locali chiusi, tour degli artisti annullati, festival e uscite discografiche rinviati. Fortunatamente, mentre noi eravamo rintanati in casa per evitare la crescita esponenziale dei contagi, gli artisti si sono chiusi nei propri studi discografici e hanno prodotto della musica fantastica, proprio nel momento in cui ne avevamo più bisogno. L'immediato futuro di concerti, club e festival è quanto mai incerto: è impossibile prevedere quando potremmo rivedere dal vivo le performance dei nostri beniamini. Ecco perché, come nello scorso anno, vi è la necessità di ospitare sulle pagine di Vogue.it uno spazio dedicato alle nostre release preferite. In attesa di poterle ballare di nuovo abbracciati.
BOSS DOMS - Pretty Face
Come è nata Pretty Face e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Per me rappresenta un momento importante, una sorta di follow up del primo brano da solista I Want More, che ho pubblicato la scorsa estate e che ha dato un certo tipo di impressione a chi mi segue.
Con Pretty Face sono voluto andare nella direzione opposta per mostrare un po’ quello che potrebbe essere la mia rosa di produzioni. È un cambio di rotta radicale, sono passato da qualcosa di più cupo e underground a un brano molto più pop, radiofonico, colorato ed etereo.
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Sicuramente è un brano meno “club oriented”, anche se al suo interno ha le caratteristiche della canzone da club. Musicalmente parlando, c’è un piccolo “feticcio”: ho utilizzato una drum machine 303, tipica della musica techno, per fare degli arpeggi nell’introduzione, che ricordano quelli di un pianoforte. In più, ci sono tantissime chitarre e voci, tra cui la mia. È infatti il primo singolo in cui canto, nel ritornello, anche se sono soltanto dei cori.
Per la realizzazione di Pretty Face hai dato vita a una experience multisensoriale molto particolare. Ci racconti di che si tratta?
Inizialmente ho creato un gruppo Telegram, con uno numero di telefono apposta per l’occasione, per selezionare il numero ristretto di fan che avrebbe partecipato all’experience. Si è trattato, appunto, di un’esperienza multisensoriale individuale, dedicata alla singola persona, che quindi ha vissuto il tutto in maniera unica e irripetibile. Ci tengo a precisare che ogni cosa è stata realizzata nel massimo rispetto delle norme sanitarie attuali: i partecipanti sono stati tamponati poco prima dell’experience in un luogo diverso da quello dell’installazione, in modo da evitare ogni eventuale contagio. L’installazione era caratterizzata da un gioco di luci che io stesso gestivo. Tutto l’iter era pilotato da me che ero alla regia, anche se i fan non lo sapevano. Loro erano convinti di incontrarmi, io in verità c’ero ma in modo diverso da quello che si aspettavano. Sono stato io a catturare le loro naturali espressioni mentre ascoltavano il brano, e questi filmati hanno poi costituto il videoclip di Pretty Face. L’ascoltatore è diventato l’assoluto protagonista. La cosa veramente bella, anche perché non calcolata, è che, dopo più di un anno senza live, le persone, anche se solo per il tempo della canzone, sono state catapultate all’interno di un piccolo club imbastito per loro, con luci e musica a tutto volume. È stato bello vedere le singole reazioni: c’era chi ballava, chi batteva i piedi, chi addirittura si è messo a piangere. Alcuni fan, a cui è stata fatta una breve intervista dopo la fine dell’experience, hanno raccontato che la cosa più bella è stata sentire i bassi sul petto che facevano vibrare: una cosa a cui nessuno era più abituato da un anno a questa parte!
Su questo progetto hai collaborato con Fabio Weik. Come è nata la vostra partnership e com'è stato lavorare con quest'artista?
In realtà io e Fabio siamo amici da tempo, da quanto io ho conosciuto Valentina, più o meno. Ci siamo spesso detti che avremmo voluto lavorare insieme, ma aspettavamo il momento giusto per farlo, in modo da poterlo coinvolgere a 360°. Il sodalizio artistico è iniziato con I Want More ed è continuato sino ad oggi; lui è molto bravo a elaborare le mie proposte, a concretizzare le mie idee. È un artista contemporaneo con una grande esperienza alle spalle, per cui sa rendere tutto di altissimo livello anche dal punto di vista puramente artistico.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Pretty Face?
In verità nella canzone c’è già una dedica intrinseca, che è quella a Valentina e a Mina, la mia compagna e mia figlia. Nella parte dei cori, nel ritornello in cui si sente la mia voce, è presente una dedica a loro: perché in quel momento, quando stavo registrando, pensavo ai loro visi.
VENERUS - Magica Musica
Come è nato Magica Musica, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Sto lavorando sulla mia musica dal 2015 ma ho avuto la pazienza di aspettare la mia crescita personale e artistica per condividere qualcosa: ho una mia etica a livello di condivisione artistica nel lavoro e sono felice di avere aspettato fino a questo momento. È stato un anno molto complicato e questo ha dato un’impronta al mio lavoro, specialmente nel desiderio di poter portare dal vivo questo disco. Essendo il live la mia dimensione e il mio habitat naturale in questo disco ho sempre pensato a quella che sarebbe stata la resa dal vivo: mi ha aiutato a capire come voglio fare i dischi in futuro.\
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Scardinare il concetto di genere musicale è una cosa in cui credo molto. In Magica Musica c'è tanta immaginazione, ma non c'è niente di finto: è come se avessi preso le mie vicende introspettive e le storie di cui parlo, e le avessi fatte scoppiare nel cielo. Per me è un disco che rappresenta un messaggio di amore e l’esperienza che mi viene dai concerti. Quando sai che qualcuno è innamorato di quello che fai e ti dà tanto indietro non puoi non pensarci più a questa cosa. Ora che il disco è pronto mi sono fermato un attimo: ma già ieri parlando con Mace dicevo di volere organizzare una sorta di ritiri con dei musicisti. In questo periodo sto ascoltando tantissimo jazz tra la metà degli anni ’60 e degli ’70, e credo che questo influenzerà tantissimo la nuova musica che farò.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Sei Acqua parla di un incontro con una persona in particolare, ma anche di una vicenda: eravamo a Roma e avevamo salvato un gabbiano con un'ala rotta. Un evento molto bello di quest'estate che ho voluto incorniciare in questa situazione.
Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo album?
Non c’è stata nessuna scelta a tavolino per le persone che volevo condividessero questo percorso con me: credo la collaborazione abbia senso nel momento in cui c’è una empatia. Per quanto riguarda i Calibro 35 abbiamo generato questa empatia ed è stato speciale, ero fan da tempo di Enrico Gabrielli e mi sarebbe piaciuto molto fare qualcosa con loro. Le altre collaborazioni sono state molto spontanee. Sono molto amico di Gemitaiz e di Rkomi siamo molto amici: l’idea di collaborare a questo brano con lui è nata mentre lavoravamo a della sua musica, mentre con Frah Quintale è avvenuto tutto a casa mia. E poi le collaborazioni più tacite: da quella con Marco Vanegas a Tommaso Colliva. Phra Crookers è una persona che stimo tantissimo e a cui ho detto: facciamo una cosa che non hai mai fatto. E abbiamo fatto una ballad, che è una cosa che non ti aspetteresti mai.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Magica Musica?
Ci sono delle persone che sono dei riferimenti per me - Paolo Conte e Luigi Ontani - che stimo molto sia come artisti sia come persone. Poi ci sono vari destinatari che sono menzionati nelle canzoni, nella narrazione di certe situazioni: quindi sanno già della dedica a loro.
LA NIÑA - Eden
Come è nato Eden, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Eden per me è un inizio ed una destinazione allo stesso tempo. È nato dalla necessità di liberarmi del passato, di danzare i miei traumi e sussurrare ciò che un tempo mi assordava. Nulla di ciò che scrivo è mai un vero punto di arrivo, pur essendo un “prodotto finito”. Spero che la mia musica lasci qualcosa nelle persone anche e soprattutto dopo l’atto stesso dell’ascolto.
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Eclettico, perfettamente imperfetto.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
STORIA DI AFRODITE è forse l’unica vera storia che racconto in questo lavoro. È chiaramente frutto della mia immaginazione ma trovavo estremamente paradigmatico della realtà il fatto che una ragazza, bella come una dea e figlia di un quartiere popolare, fosse “nata mmiezo ‘o mare e cresciuta mmiezo ‘a via” (nata in mezzo al mare e cresciuta per strada). Il brano ha una struttura ispirata alla “Villanella”, una forma canzone nata a Napoli nel XVI secolo e racconta della vendetta di Afrodite ai danni del suo stupratore. Volevo riscrivere il finale di un copione che solitamente, nella realtà, ha tutt’altro epilogo.
Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo EP?
Nella produzione musicale e nella scrittura dei brani ho collaborato con KWSK NINJA che io ormai considero come l’altra metà del progetto. Mi sentirei persa senza di lui, ed è probabilmente con lui che mi sono ritrovata. KWSK è anche l’artista che realizza tutti i videoclip e le grafiche de LA NIÑA, e che da nuova forma alle mie canzoni e vita alle mie visioni. È bellissimo realizzare quanto negli ultimi anni abbiamo dato l’uno all’altra, il nostro è un connubio perfetto, dove musica, arti visive e performance si bilanciano armoniosamente. Insieme abbiamo trovato la luce, anche in momenti bui come quello che stiamo vivendo.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Eden?
Dedico Eden a chi non crede nel Paradiso.
MACE - Obe
Come è nato Obe, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Ho vissuto qualche mese in Sudafrica,a Johannesburg e ho registrato lì un disco con solo artisti africani. è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita, ma quando sono tornato in Italia, ho deciso di non farlo più uscire. Come se sentissi che quello che avevo fatto avesse senso mentre ero lì, ma tornato qui non mi appartenesse più al 100%. Avevo comunque voglia di realizzare un disco tutto mio, e contestualmente ho trovato che la musica italiana era cambiata: ci sono un sacco di nuovi artisti interessanti,altri che c'erano da tempo ma che finalmente avevano ottenuto la visibilità che meritavano.Ho sempre un po' sofferto nel non riconoscermi nella scena italiana. Vedendo com'era cambiata mi sono detto che era il momento giusto per fare un disco qua in Italia al quale applicare la mia visione creativa.Ci ho lavorato nell'arco di due anni. In questo periodo mi sono occupato anche d'altro: ho fatto DNA con Ghali, il disco di Venerus e tante altre produzioni. Ma è stata comunque una lunghissima gestazione.
Quale traccia ha una bella storia da raccontare?
In realtà ogni brano ha una vita a sé ed è stato tutto realizzato in vari step. Alcune idee le avevo scritte mentre viaggiavo - in Sudafrica e Giappone - in fase prettamente strumentale. Altre sono nate in studio da zero: per esempio con Venerus, con il quale avevo già scritto tanta roba. Il processo spesso è stato questo: mi viene un'idea musicale, faccio cantare il primo artista, vado avanti nella produzione e poi chiamo il secondo artista. In seguito procedevo con l'arrangiamento portando il pezzo ulteriormente da un'altra parte: quindi è stato un processo molto stratificato per questo motivo. Uno dei miei brani preferiti del disco è Ayahuasca, che è stato l'unico dove ho specificatamente chiesto di parlare di quell'argomento, a cui sono molto legato. Ho raccontato le mie esperienze con l'Ayahuasca a Colapesce, e lui è riuscito a metterle giù in un modo molto poetico. Al brano ho poi incorporato molti suoni presi dai rituali sciamanici amazzonici, dalle percussioni ai flauti.
Nel disco hai collaborato con tantissimi artisti. Qual è il filo conduttore che li lega?
La scelta è ricaduta su tanti artisti che innanzitutto mi piacciono molto, che fanno cose interessanti e che mi sono immaginato bene nel viaggio esperenziale che stavo creando. Quindi il collante è stato quello: con molti di questi artisti tra l'altro ci avevo già lavorato, con altri non ancora ma ero molto attratto dalla loro musica. In altre parole: il filo conduttore è che non c'è il filo conduttore.
C'è qualcuno a cui vorresti dedicare OBE?
Alla musica italiana.
ARLO PARKS - Collapsed in Sunbeams
Come è nato Collapsed in Sunbeams, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Collapsed in Sunbeams è stato creato principalmente negli airbnb nell'East London. Ci siamo rintanati per alcune settimane, circondati di piante, candele e cristalli e ci siamo tuffati nel mondo dell'album. Ho preso molta ispirazione dai miei vecchi diari e dall'idea della nostalgia. Gli album di debutto sono sempre una cosa speciale per me, e avere il mio album sul punto di uscire fuori nel mondo ha un che di terrificante, ma anche di euforico. È la mia prima grande e definitiva dichiarazione di intenti come artista, è una capsula temporale e il primo grande passo nel mio viaggio.
Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale?
Direi che è una fusione di musica soul, indie e pop. È ispirato a tutto, da Elliott Smith a Portishead a Tribe Called Quest ad Aphex Twin. È un ampio collage di generi diversi, il fatto che Collapsed in Sunbeams sia così fluido è ciò di cui sono più orgogliosa.
Quale traccia ha una bella storia da raccontare?
Hurt ha un bellissimo retroscena: è la prima canzone che ho scritto dopo un periodo di blocco dello scrittore e ansia che circonda l'album. È stata scritto in un'ora circa, ispirata da questa citazione di Audre Lorde che dice "Il dolore cambierà o finirà" e stavo ascoltando Supremes, Digable Planets e Cleo Sol. Scrivere è stato un processo euforico, perché mi ha ricordato che la mia capacità di scrivere abiterà sempre il mio cuore e che la tristezza non è mai permanente.
Con chi (e come) hai collaborato?
Luca Bucellati ha prodotto la maggior parte dei brani; ho lavorato con Paul Epworth su Portra 400 e Too Good, e con Badsounds su Bluish. Sono stati tutti collaboratori molto propositivi e si sono avvicinati a questo progetto con nient'altro che amore. Ne sono onorata.
C'è qualcuno a cui dedicheresti l'album?
Vorrei dedicare questo album a mia madre, alla mia migliore amica Alice, a Sufjan Stevens e a Wolfgang Tillmans. Non sarei quella che sono senza di loro, come artista e come persona.
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