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Art Dubai: tour guidato nella prima fiera dell'arte Covid-free

Arte: anteprima del ritorno alla normalità, da Dubai

Per capire come sarà il futuro degli eventi dal vivo e che cosa ci aspetta nei prossimi anni, va osservato con attenzione ciò che accade a Dubai in questi giorni. Per questa settimana e fino a sabato, l’iconico Gate Building del distretto finanziario dell’emirato ospita Art Dubai 2021, la prima art fair dal vivo post-pandemia. Una scommessa sul mondo dell’arte dove tutto è calcolato e nulla lasciato al caso.

La Dubai prescription per tornare a vivere l’arte in prima persona è un misto di coolness dove la sicurezza è al primo posto, stemperata da un relax esclusivo e proposte di qualità. Dietro ai feed di Instagram che ci mostrano un Paese covid-free prontissimo ad accogliere i turisti, sta maturando dell’altro: tutta l’area degli Emirati sta investendo nella diplomazia culturale e in particolare nel sostegno alle arti contemporanee, grazie alla presenza di collezionisti dai portafogli generosi e dai gusti up-to-date.  Per capire meglio che cosa sta davvero succedendo sotto il Gate Building, abbiamo contattato Nel-Olivia Waga, imprenditrice nel settore del lusso consapevole e influencer con domicilio a Zurigo e la valigia sempre pronta per anticipare mode e tendenze in giro per il mondo. «Art Dubai è impressive e molto diversa da ciò cui eravamo abituati», ci dice subito.

Sono cinquanta le gallerie internazionali di arte moderna e contemporanea che hanno scelto di partecipare a questa quattordicesima edizione dell’evento che – sotto il patrocinio dello Sceicco Mohamemed bin Rashid Al Maktoum,  vicepresidende e primo minsitro degli Emirati Arabi Uniti e governatore di Dubai – ha voluto segnale la riapertura dell’agenda dell’arte contemporanea, fissa sulla stessa pagina da troppo tempo a causa del Covid. Opere d’arte al centro della scena, un parco sculture e un programma di proiezioni di film d’autore: Dubai ri-disegna la fiera in un formato più intimo, ma non per questo meno accattivante: per motivi logistici la maggior parte delle gallerie ospitate proviene dal Medio Oriene, dall’Africa o dall’Asia, ma non sono mancate le opere di artistar global come Anish Kapoor o JR (quest’ultimo è davvero attivissimo: ricordate che cosa ha appena “combinato” a Firenze?)\

Ogni cosa, spiega a Vogue.it Nel-Olivia Waga, è iper-organizzata e digitalizzata: si prenota tutto via app (con l’apposita Art Dubai App), gli spazi di esposizione non sono solo futuristici ma anche accoglienti. «Si accede solo con la mascherina, a orari e turni contingentati: tutto è igienizzato e pulito. Eppure l’atmosfera è rilassata: il Paese ha compiuto una massiccia campagna vaccinale e anche i test per noi turisti sono efficienti. Si possono persino fare con il servizio in camera, in albergo: in 7/8 ore hai la risposta. Dubai riesce a trasmetterti una sensazione di sicurezza, pulizia e ordine, senza rinunciare alla bellezza, al divertimento e all’incontro con l’arte». E per le gallerie, gli artlovers o i collezionisti che non sono riusciti a partire, c’è comunque il Remote Participation Programme con una versione digitale della fiera, da seguire da remoto.

Il direttore artistico Pablo del Val ha spiegato: «Tutto il comparto artistico, così come molti altri, ha subìto in modo significativo gli ultimi 12 mesi: confrontandoci con la comunità locale e abbracciando la tipica mentalità di Dubai, quella che chiamiamo “can-do way of thinking”, siamo riusciti ad aprire le porte di questa fiera d’arte e ad accogliere il pubblico».

Il Dubai International Financial Centre si è confermato lo spazio perfetto per una fiera interessante, ma più raccolta rispetto al passato. Notevoli, basta vedere le immagini che vi proponiamo, le installazioni allestite nello Sculpture Park attorno al DIFC Gate Building: sono firmate da dieci artisti tra cui gli emiratini Mohamed Ahmed Ibrahim, Hussain Sharif, il saudita Rashed Al Shashai, l’iracheno Dia Al-Azzawi, l’algerino  Rachid Koraïchi, il mozambicano Gonçalo Mabunda, il greco Costas Varotsos, l’indiano Tarik Currimbhoy, il francese Bernar Venet e l’argentino Pablo Reinoso.

«A differenza dell’opening alle ultime Art Basel o a Frieze, questa volta ci siamo tutti concentrati solo sulle opere: con i volti coperti, potendo scorgere solo lo sguardo degli altri, c’era meno ansia di capire chi arrivava e chi andava via, molta meno ressa e stress. Una fiera con pochi eventi e più sostanza: sarà questo il paradigma futuro? A Dubai ho visto tante persone “sorridere con gli occhi” da sopra la mascherina: è come se ci fossimo, di nuovo e dopo tanto tempo davvero ritrovati», conclude Nel-Olivia Waga che nella gallery che vi proponiamo commenta le opere esposte più significative.

Informazioni: Art Dubai

Foto in apertura: Nel-Olivia Waga. Courtesy Nel-Olivia Waga and Chrissified



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