Musica 2021: singoli e nuovi album in uscita da ascoltare
Con l'inizio dell'emergenza Covid-19, lo scorso marzo, per il mondo della musica si è profilato uno scenario apocalittico: locali chiusi, tour degli artisti annullati, festival e uscite discografiche rinviati. Fortunatamente, mentre noi eravamo rintanati in casa per evitare la crescita esponenziale dei contagi, gli artisti si sono chiusi nei propri studi discografici e hanno prodotto della musica fantastica, proprio nel momento in cui ne avevamo più bisogno. L'immediato futuro di concerti, club e festival è quanto mai incerto: è impossibile prevedere quando potremmo rivedere dal vivo le performance dei nostri beniamini. Ecco perché, come nello scorso anno, vi è la necessità di ospitare sulle pagine di Vogue.it uno spazio dedicato alle nostre release preferite. In attesa di poterle ballare di nuovo abbracciati.
RKOMI - TAXI DRIVER
Come è nato Taxi Driver, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Taxi Driver è nato dalla voglia di sperimentare e confrontarmi con generi diversi, diversi da dove sono partito. E’ l’ennesimo salto nel vuoto che mi permetterà di conoscermi meglio.
Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto?
La caratteristica principale è che è quasi totalmente suonato. Pur non essendoci un genere madre definito ho cercato di trovare una coerenza e un ordine temporale di quelle che sono le mie influenze musicali di questi ultimi anni.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Sicuramente Taxi Driver rappresenta quello che ad oggi è il mio mood attuale, è il preludio della mia musica futura.
Nel disco i featuring sono variegati, da Tommaso Paradiso a Sfera Ebbasta. Qual è il filo conduttore che lega le collaborazioni?
La mia capacità di sperimentare, la mia poliedricità, la capacità di unire tutte queste voci apparentemente differenti.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Taxi Driver?
Ti risponderei che lo dedico a me stesso.
GINEVRA NERVI - KLASTÓS
Come è nato Klastós, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Klastós nasce dopo un lungo periodo di ricerca, di studio e di introspezione musicale, e tutto questo ha avuto un suo tempo fisiologico per poter prendere forma... In qualche modo posso dire che rappresenta il percorso che ho fatto in questi ultimi otto anni. Dopo la mia primissima uscita discografica nel 2013, ho sentito l'esigenza di prendermi tutto il tempo di cui avevo bisogno per conoscermi meglio, di lasciare letteralmente sedimentare tutto quello che stavo vivendo e apprendendo, ma senza darmi una deadline precisa per stabilire quando fosse il momento "giusto” per pubblicare qualcosa. Questa operazione è stata fondamentale per me e la sento molto forte nella natura più profonda di questo concept.
Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo EP?
Racchiude varie sfaccettature della mia scrittura e quindi del percorso musicale che ho fatto e che sto continuando a fare, l’interconnessione tra realtà sonore e musicali che mi diverto ad esplorare in modo differente ogni volta. Dall'uso massiccio di samples, alla scrittura per voci, ad alcune contaminazioni dal mondo dello scoring... Ho cercato di lasciare confluire in musica tutto quello che in qualche modo mi rappresenta senza pormi limiti espressivi in fase di scrittura e produzione. Ogni traccia ha un suo carattere specifico e racconta un pezzetto di storia, ciascun brano ha spigoli e smussature diverse uno dall'altro ma ciascuno di questi fa parte di un'unità più grande.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Penso a Gaslighting. Scrivere questo brano è stato catartico, un atto liberatorio in fase di scrittura nel vero senso della parola e infatti è questo di cui parla la storia. Questo brano rappresenta uno di quei pochi casi in cui vivo molto più intensamente il peso delle parole che ho scelto e che cosa rappresentano. È stato un risveglio, una presa di coscienza. Spesso mi ritrovo a scrivere musica e testo assieme, in questo caso è stato liberatorio scrivere prima il testo e successivamente lavorare alla produzione musicale.
Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell’EP?
Ho avuto il piacere di collaborare con Maurizio Borgna, amico e mix engineer di fiducia. Avevo pressoché concluso la scrittura e la produzione dei brani, la struttura era già definita e anche il carattere timbrico, ad eccezione della parte ritmica che non ho voluto chiudere definitivamente. Oltre al mix, ho chiesto a Maurizio di mettere mano alle mie produzioni in questo senso in particolare: sulla scrittura delle sezioni ritmiche e sulla scelta timbrica delle stesse, ed è stato determinate. Sapevo già che avrebbe utilizzato anche il suo sistema modulare ed era proprio quello che stavo cercando. È stato incredibilmente istruttivo seguire questa fase di produzione. Credo che la parte più bella del nostro mestiere sia il confronto più genuino e sincero con altri creativi, e lavorare con Maurizio ha significato questo ed è qualcosa di impagabile.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Klastós?
Vorrei dedicarlo alla me "ragazzina", che si spaccava la testa per capire come funzionavano tutte le cose che faccio ora, e alla terra dove sono nata e cresciuta, ai luoghi che mi hanno insegnato tanto, forse tutto, specialmente a rispettare i propri tempi.
DITONELLAPIAGA - MORSI
Come è nato Morsi, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Morsi non è altro che un assaggio del disco vero, che uscirà dopo l’estate. Sono cinque bocconi - non contando il remix di Populous - che anticipano la portata principale. Questo EP, proprio come il disco di cui è in qualche modo figlio, è nato in maniera caotica e affatto metodica ed è un racconto schizofrenico di alcuni episodi della mia vita, spesso rivisitati. Adesso che ci penso sarebbe bello poter rivisitare anche la vita, o forse soltanto controproducente. Ad ogni modo, come ogni opera prima, scriverlo è stato un raccontarmi e scoprirmi allo stesso tempo e, proprio adesso che sento di aver trovato la mia strada, non vedo l’ora di potermela lasciare alle spalle in cerca di nuove.
Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo EP?
Non sono brava con le descrizioni quando riguardano me o la mia musica, ho sempre molta difficoltà nel vedermi con gli occhi degli altri, o ascoltarmi con orecchie altrui. Credo sia un EP molto eclettico, l’ho scritto dando ascolto a tutte le mie esigenze creative ed emotive, senza ricercare una coerenza forzata. Alla fine della fiera la coerenza c’è eccome, grazie anche al lavoro dei miei due produttori bbprod, che mi hanno sempre saputa capire e guidare nella ricerca di una sonorità identitaria ma non limitante.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Tutte hanno una storia che mi fa battere il cuore, un po’ perché mi ricordano le vicende alle quali mi sono ispirata e un po’ perché mi riportano a quei momenti in cui ho deciso di riversarle su carta. La mia preferita credo sia quella di Carrefour Express perché, avendo un debole per il tragicomico, mi ricorda che nelle delusioni c’è spesso qualcosa di profondamente divertente che difficilmente si riesce a cogliere mentre si soffre. Oltre ad avere un debole per il tragicomico, ne ho uno per le persone fidanzate, ci combatto da anni ormai ma è così: non mi piace mai nessuno e quando succede scopro sempre che è già impegnato. È matematico, non so per colpa di quale congiunzione astrale accada, ma ormai è inevitabile che quando mi piace qualcuno senta puzza di sòla (a Roma si dice così). La logica vuole che queste poche informazioni confusionarie che vi ho dato, lascino intendere che la storia dietro questa traccia parli del palo chilometrico che ho preso da questo tipo fidanzato, che per una notte intera non mi ha detto di esserlo, facendomi quasi tornare a credere nell’amore. Quasi. Comunque ogni tanto lo incontro ancora e ogni incontro è una conferma del fatto che sotto sotto gli piaccio anch’io.
Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell'EP?
Per il momento di collaborazione effettiva ce n’è solo una, ovvero quella con i miei produttori. Io non so suonare nessuno strumento, non so nulla di teoria musicale e so a mala pena dove sia il do centrale sul pianoforte, ma ho avuto una grande fortuna sin da quando sono piccola: quella di cantare tanto con gli altri, di aver avuto sempre gruppi, band, frequentato musicisti eccetera. Credo di essermi abituata a fare musica senza fare affidamento soltanto su me stessa e sulle mie idee proprio grazie alle mie esperienze musicali adolescenziali. Bypassando l’input iniziale (che non sempre viene dal suono, a volte può nascere dalla voglia di raccontare in musica un’immagine che ho in testa, o una sensazione) la scrittura è una cosa che faccio tendenzialmente in solitaria e nonostante ci siano momenti in cui vorrei tanto essere più autonoma e indipendente anche nella composizione, per il momento credo che questo scambio di idee e di influenze sia la dinamica più giusta per me, più avanti si vedrà.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Morsi ?
Il tipo che mi ha dato il palo è sicuramente il primo della lista. A parte gli scherzi, non credo ci sia qualcuno a cui sento l’esigenza di dedicarlo: se dovessi farlo, lo dedicherei a tutte le persone che ho incontrato nella mia vita che mi hanno ispirata in qualche modo, sperando di poterne incontrare altrettante negli anni a venire. In questo momento sento moltissimo il peso dell’immobilità alla quale siamo relegati, sono una grande amante dei viaggi ma soprattutto degli incontri bizzarri, mi hanno sempre regalato la voglia di raccontarli. Quindi diciamo che questo EP lo dedico agli incontri, passati e futuri, ma anche a quelli presenti, con le persone che mi supportano giorno dopo giorno in tutto ciò che faccio.
MODESELEKTOR - EXTENDED
Come è nato Extended e cosa significa per voi e peril vostro percorso artistico?
Extended è il nostro quinto album come Modeselektor. Abbiamo iniziato a lavorarci nel 2019 prima che l'attuale pandemia cambiasse tutte le nostre vite quotidiane. Non c'erano più spettacoli dal vivo, quindi avevamo molto tempo libero che passavamo in studio. L'ultima volta che abbiamo trascorso così tanto tempo in studio è stato quando abbiamo iniziato e a malapena avevamo date di concerti. Abbiamo cercato di trarre il meglio da questa situazione e abbiamo appena iniziato a fare musica, musica e musica. L'idea di fare un vero e proprio mixtape con musica che fosse nostra risale a molti anni fa, e abbiamo sentito che ora era il momento di lavorarci e finalizzare il progetto.
Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale?
Pensiamo che sia probabilmente l'album più ambizioso che abbiamo mai pubblicato. Sono 27 tracce mescolate insieme. Extended è il punto di partenza di molti progetti in divenire: ad esempio, un paio di EP che si concentreranno ciascuno su una traccia diversa dal mixtape con contributi vocali, remix e versioni alternative. Inoltre, Extended è stata l'ispirazione per il film Work in cui il ballerino statunitense Corey Scott-Gilbert esegue un'interpretazione del mixtape con movimenti coreografici.
In Movement è presente il feat. di una leggenda della dub come Paul St.Hilaire. Come è nata questa collaborazione?
Conosciamo Paul St. Hilaire da molto, molto tempo e, ad essere onesti, in passato abbiamo già pubblicato qualche traccia insieme. La collaborazione per Movement è nata molto spontaneamente nel nostro studio. La parte strumentale del brano è stata creata a Detroit, mentre suonavamo al Movement Festival 2019: per questo l'abbiamo intitolata Movement.
C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Extended?
Extended è dedicato soprattutto a tutti i nostri fan. Ci auguriamo che ispiri le persone. Ci auguriamo che porti voglia di vivere, divertimento e che faccia ballare la gente. Vorremmo concludere questa intervista con una citazione di Jeff Mills: Ballare non è un concetto musicale, è una reazione fisica.
M¥SS KETA - IL CIELO NON È UN LIMITE LATO B
Come è nata l'idea del Lato B, e cosa aggiunge al progetto?
L’IDEA DEL LATO B È NATA IN MANIERA TOTALMENTE ISTINTIVA, NEL SENSO CHE IN UN MOMENTO DI SPERIMENTAZIONE MUSICALE COME QUELLO CHE STO ATTRAVERSANDO E CHE HO DECISO DI APPROFONDIRE, ERA INEVITABILE CHE DOPO LE CANZONI DELL’EP IL CIELO NON È UN LIMITE, AMBIENTATE TRA VETRO E CIELO CON SUONI ELETTRONICI MOLTO RICERCATI, PER CONTRASTO VOLESSI ANCHE LAVORARE SU ATMOSFERE NOTTURNE E SUONI VIVI, DI STRUMENTI MUSICALI REALI. INOLTRE DAL PUNTO DI VISTA TESTUALE IN QUESTA LATO B DELL’EP LASCIO MOLTO ANDARE LE REDINI, C’È UN DIVERSO MODO DI TRATTEGGIARE GLI IMMAGINARI, UNA MODALITÀ DI DIALOGO ONIRICA, QUASI DA SEDUTA DI PSICOTERAPIA. LYNCHIANA SE VOGLIAMO. È UN PO’ COME VEDE LA NOTTE LA PROTAGONISTA DEL LATO A.
Dal punto di vista musicale come descriveresti i due inediti?
SONO DUE INEDITI ONIRICI, INFERNALI E SURREALI: UNA TWILIGHT ZONE SONORA CHE VA DAL DARK WAVE AL RUMORISMO ELETTRONICO, CON SUONI CHE CI PORTANO NELL'OSCURITÁ
DELLA NOTTE INCOLTA E PROIBITA, ALLONTANANDOCI DALL’AZZURRO CIELO DEL LATO A.
IN MIRIAM MI SFOGO CAVALCANDO UNA STRUMENTALE POST-PUNK/DARKWAVE CHE
PRENDE LE SEMBIANZE DI UNA CHIMERA. IN L02E FREESTYLE INVECE LA MIA VOCE ROBOTICA SI DEFORMA SU UNA BASE SONORA CHE SEMBRA UNA BATTAGLIA INTERGALATTICA TRA MONDI LONTANI, O FORSE SOLO INTERIORI.
Collabori per la prima volta con i DPCM. Ci racconti qualcosa di questa nuova band e di come è nata la collabo?
QUANDO LA CHITARRA DI GIUNGLA, IL BASSO DI L I M E LA BATTERIA DI DANILA GUGLIELMI HANNO INCONTRATO LA MIA VOCE É STATO UN ASSEMBRAMENTO PLATONICO TALMENTE LETALE DA OLTREPASSARE QUALSIASI DPCM, TANTO CHE ABBIAMO DOVUTO CREARNE UNO EX NOVO. IN MIRIAM POTETE PERDERVI NEL RISULTATO SCOPPIETTANTE DI QUESTA BAND.
Nel Freestyle dici: Fanc**o Facebook, Instagram, Twitter. Com'è il rapporto della M¥SS con i social e come è cambiato con la situazione attuale?
IL RAPPORTO CON I SOCIAL E IL VIRTUALE É SEMPRE STATO COMPLICATO, E LO STA DIVENTANDO SEMPRE DI PIÚ SOPRATTUTTO DI QUESTI TEMPI IN CUI ABBIAMO UNA VISIONE ALTERATA DI CIÓ CHE É LA VITA REALE, E LA TECNOLOGIA PUÓ TRASFORMARSI DA AIUTANTE A CARNEFICE.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Lato B?
A TUTTI I MIEI ALTRI LATI.
MAFALDA - Bailando Sin Sentido
Come è nato Bailando Sin Sentido e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Credo che Bailando Sin Sentido rifletta quello che sono come persona, è una fusione di tante influenze diverse. Sono cresciuta in vari paesi e questo ha avuto un grande impatto sulla mia vita. Sono nata a Londra da madre spagnola e padre bulgaro, ho studiato in Inghilterra, ecco perché Daisy Chain - il mio primo EP uscito nel 2019 - era tutto in inglese. Ma lo spagnolo è la mia lingua madre, quella che si parla in famiglia, e mi ha sempre affascinato l’idea di approfondire questo aspetto anche nella musica. Bailando Sin Sentido è nata dopo un concerto a Madrid, dove ho cantato dal vivo in spagnolo per la prima volta. L’energia del pubblico è stata trascinante e il resto, come si dice, è storia!
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Direi che Bailando Sin Sentido ha elementi musicali latino americani in quasi tutta la parte ritmica, ma melodie anglosassoni. Ogni volta che lavoro a qualcosa di nuovo cerco di crescere come artista, spingermi oltre i miei limiti. E scrivere canzoni nella mia lingua madre è stata una grande sfida per me, sia a livello musicale che emotivo. Il risultato di tutto questo lavoro è quello che alcuni giornalisti hanno definito “Dark Pop”, una cosa che mi è rimasta impressa.
Quale canzone ha una bella storia da raccontare?
Quando scrivo penso sempre che sia un riflesso di come mi sento quel giorno. Ricordo benissimo quando ho scritto Asi Lo Hago Yo. Ero a Los Angeles e avevo avuto una conversazione con una persona che mi aveva fatto sentire molto delusa e frustrata. Sapevo che di lì a poco avrei avuto una session di scrittura, quindi mi sono messa davanti allo specchio e mi sono fatta un discorso di incoraggiamento, poi la giornata è proseguita con un atteggiamento più positivo. Asi Lo Hago Yo parla appunto di questa sensazione, dobbiamo ricordarci che siamo gli unici a poter controllare le nostre vite, e che dopo una delusione si può diventare più forti, anche se a volte in quel momento non sembra.
Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Bailando Sin Sentido?
Ho iniziato a creare l’album a Los Angeles prima della pandemia e quindi per fortuna ho potuto collaborare con degli autori straordinariamente creativi per la maggior parte delle canzoni! Ma poi le session virtuali sono diventate sicuramente più frequenti a mano a mano che si avvicinava la data della pubblicazione. Ho pensato fosse importante collaborare con musicisti spagnoli, quindi abbiamo finito di produrre il disco fra Madrid e Barcellona.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Bailando Sin Sentido?
Dedico questo EP a chiunque senta di fare le cose senza convinzione ma senza capire perché. Bailando Sin Sentido parla di questo: capire che, a prescindere da come ti senti, non sei solo. Ogni canzone rappresenta una fase diversa della mia vita, un riflesso di quello che ho vissuto, ma in senso lato, l’EP parla di introspezione. Spero che la mia musica faccia capire che sentirsi confusi, vulnerabili e incerti è legittimo. La vita è complicata! E a volte, anche nei momenti più bui, abbiamo la possibilità di trovare la luce riscoprendo la sicurezza in noi stessi, ricostruendola, per sentirci di nuovo sicuri di essere sulla strada giusta.
MYKKI BLANCO - Free Ride
Come è nata Free Ride e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Un'esperienza intensa, sia per la musica in sé, sia per la creazione del video. Per quanto riguarda la canzone, rappresenta davvero la mia vera direzione musicale, con un sound molto più organico e un focus sulla musica originale, niente sampling! Scrivere la musica e lavorare con i cantanti di questa canzone è stata una bellissima esperienza. Per il video volevo mettermi alla prova di nuovo, creare una narrazione queer mai vista prima, rappresentare una situazione insolita. Credo che il tema del battesimo di un bambino e la storia d’amore di una famiglia queer che ho scritto durante la pandemia comunichi quello che volevo dire al mondo sull’amore, sull’accettazione, e sul restare uniti, contro ogni difficoltà.
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Pieno di energia, molto melodico e molto organico. Ci sono moltissimi elementi soul e classici, non assomiglia a niente di quello che ho pubblicato finora. Sono un artista emergente, di nuovo! (ride)
Qual è la storia della traccia?
Fra i momenti e le conversazioni più intime che ho avuto nella mia vita ci sono quelle con mia madre durante i lunghi viaggi in auto nelle campagne del sud quando ero adolescente. La musica che faceva da colonna sonora a questi viaggi era della generazione di mia madre. Mi ritrovavo a sognare a occhi aperti, a pensare e immaginare che tipo di vita avrei voluto creare per me. Questi ricordi e la musica di Luther Vandross sono stati la prima ispirazione del nuovo singolo Free Ride.
Free Ride rappresenta il tuo esordio con Trasgressive Records. Com'è lavorare con una etichetta dal roster così prestigioso?
Sono molto felice di far parte della famiglia, credo che insieme faremo la storia, è una bella sensazione.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Free Ride?
Free Ride arriva ai cuori di tante persone attraverso le generazioni. Puoi ballarla con i tuoi amici, con i tuoi figli, con tua nonna. Credo davvero che sia la canzone più friendly che abbia mai fatto e credo anche che sarà apprezzata da chi sarà felice di condividerla con gli altri!
BOSS DOMS - Pretty Face
Come è nata Pretty Face e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Per me rappresenta un momento importante, una sorta di follow up del primo brano da solista I Want More, che ho pubblicato la scorsa estate e che ha dato un certo tipo di impressione a chi mi segue.
Con Pretty Face sono voluto andare nella direzione opposta per mostrare un po’ quello che potrebbe essere la mia rosa di produzioni. È un cambio di rotta radicale, sono passato da qualcosa di più cupo e underground a un brano molto più pop, radiofonico, colorato ed etereo.
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Sicuramente è un brano meno “club oriented”, anche se al suo interno ha le caratteristiche della canzone da club. Musicalmente parlando, c’è un piccolo “feticcio”: ho utilizzato una drum machine 303, tipica della musica techno, per fare degli arpeggi nell’introduzione, che ricordano quelli di un pianoforte. In più, ci sono tantissime chitarre e voci, tra cui la mia. È infatti il primo singolo in cui canto, nel ritornello, anche se sono soltanto dei cori.
Per la realizzazione di Pretty Face hai dato vita a una experience multisensoriale molto particolare. Ci racconti di che si tratta?
Inizialmente ho creato un gruppo Telegram, con uno numero di telefono apposta per l’occasione, per selezionare il numero ristretto di fan che avrebbe partecipato all’experience. Si è trattato, appunto, di un’esperienza multisensoriale individuale, dedicata alla singola persona, che quindi ha vissuto il tutto in maniera unica e irripetibile. Ci tengo a precisare che ogni cosa è stata realizzata nel massimo rispetto delle norme sanitarie attuali: i partecipanti sono stati tamponati poco prima dell’experience in un luogo diverso da quello dell’installazione, in modo da evitare ogni eventuale contagio. L’installazione era caratterizzata da un gioco di luci che io stesso gestivo. Tutto l’iter era pilotato da me che ero alla regia, anche se i fan non lo sapevano. Loro erano convinti di incontrarmi, io in verità c’ero ma in modo diverso da quello che si aspettavano. Sono stato io a catturare le loro naturali espressioni mentre ascoltavano il brano, e questi filmati hanno poi costituto il videoclip di Pretty Face. L’ascoltatore è diventato l’assoluto protagonista. La cosa veramente bella, anche perché non calcolata, è che, dopo più di un anno senza live, le persone, anche se solo per il tempo della canzone, sono state catapultate all’interno di un piccolo club imbastito per loro, con luci e musica a tutto volume. È stato bello vedere le singole reazioni: c’era chi ballava, chi batteva i piedi, chi addirittura si è messo a piangere. Alcuni fan, a cui è stata fatta una breve intervista dopo la fine dell’experience, hanno raccontato che la cosa più bella è stata sentire i bassi sul petto che facevano vibrare: una cosa a cui nessuno era più abituato da un anno a questa parte!
Su questo progetto hai collaborato con Fabio Weik. Come è nata la vostra partnership e com'è stato lavorare con quest'artista?
In realtà io e Fabio siamo amici da tempo, da quanto io ho conosciuto Valentina, più o meno. Ci siamo spesso detti che avremmo voluto lavorare insieme, ma aspettavamo il momento giusto per farlo, in modo da poterlo coinvolgere a 360°. Il sodalizio artistico è iniziato con I Want More ed è continuato sino ad oggi; lui è molto bravo a elaborare le mie proposte, a concretizzare le mie idee. È un artista contemporaneo con una grande esperienza alle spalle, per cui sa rendere tutto di altissimo livello anche dal punto di vista puramente artistico.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Pretty Face?
In verità nella canzone c’è già una dedica intrinseca, che è quella a Valentina e a Mina, la mia compagna e mia figlia. Nella parte dei cori, nel ritornello in cui si sente la mia voce, è presente una dedica a loro: perché in quel momento, quando stavo registrando, pensavo ai loro visi.
VENERUS - Magica Musica
Come è nato Magica Musica, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Sto lavorando sulla mia musica dal 2015 ma ho avuto la pazienza di aspettare la mia crescita personale e artistica per condividere qualcosa: ho una mia etica a livello di condivisione artistica nel lavoro e sono felice di avere aspettato fino a questo momento. È stato un anno molto complicato e questo ha dato un’impronta al mio lavoro, specialmente nel desiderio di poter portare dal vivo questo disco. Essendo il live la mia dimensione e il mio habitat naturale in questo disco ho sempre pensato a quella che sarebbe stata la resa dal vivo: mi ha aiutato a capire come voglio fare i dischi in futuro.\
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Scardinare il concetto di genere musicale è una cosa in cui credo molto. In Magica Musica c'è tanta immaginazione, ma non c'è niente di finto: è come se avessi preso le mie vicende introspettive e le storie di cui parlo, e le avessi fatte scoppiare nel cielo. Per me è un disco che rappresenta un messaggio di amore e l’esperienza che mi viene dai concerti. Quando sai che qualcuno è innamorato di quello che fai e ti dà tanto indietro non puoi non pensarci più a questa cosa. Ora che il disco è pronto mi sono fermato un attimo: ma già ieri parlando con Mace dicevo di volere organizzare una sorta di ritiri con dei musicisti. In questo periodo sto ascoltando tantissimo jazz tra la metà degli anni ’60 e degli ’70, e credo che questo influenzerà tantissimo la nuova musica che farò.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Sei Acqua parla di un incontro con una persona in particolare, ma anche di una vicenda: eravamo a Roma e avevamo salvato un gabbiano con un'ala rotta. Un evento molto bello di quest'estate che ho voluto incorniciare in questa situazione.
Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo album?
Non c’è stata nessuna scelta a tavolino per le persone che volevo condividessero questo percorso con me: credo la collaborazione abbia senso nel momento in cui c’è una empatia. Per quanto riguarda i Calibro 35 abbiamo generato questa empatia ed è stato speciale, ero fan da tempo di Enrico Gabrielli e mi sarebbe piaciuto molto fare qualcosa con loro. Le altre collaborazioni sono state molto spontanee. Sono molto amico di Gemitaiz e di Rkomi siamo molto amici: l’idea di collaborare a questo brano con lui è nata mentre lavoravamo a della sua musica, mentre con Frah Quintale è avvenuto tutto a casa mia. E poi le collaborazioni più tacite: da quella con Marco Vanegas a Tommaso Colliva. Phra Crookers è una persona che stimo tantissimo e a cui ho detto: facciamo una cosa che non hai mai fatto. E abbiamo fatto una ballad, che è una cosa che non ti aspetteresti mai.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Magica Musica?
Ci sono delle persone che sono dei riferimenti per me - Paolo Conte e Luigi Ontani - che stimo molto sia come artisti sia come persone. Poi ci sono vari destinatari che sono menzionati nelle canzoni, nella narrazione di certe situazioni: quindi sanno già della dedica a loro.
LA NIÑA - Eden
Come è nato Eden, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Eden per me è un inizio ed una destinazione allo stesso tempo. È nato dalla necessità di liberarmi del passato, di danzare i miei traumi e sussurrare ciò che un tempo mi assordava. Nulla di ciò che scrivo è mai un vero punto di arrivo, pur essendo un “prodotto finito”. Spero che la mia musica lasci qualcosa nelle persone anche e soprattutto dopo l’atto stesso dell’ascolto.
Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto?
Eclettico, perfettamente imperfetto.
Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
STORIA DI AFRODITE è forse l’unica vera storia che racconto in questo lavoro. È chiaramente frutto della mia immaginazione ma trovavo estremamente paradigmatico della realtà il fatto che una ragazza, bella come una dea e figlia di un quartiere popolare, fosse “nata mmiezo ‘o mare e cresciuta mmiezo ‘a via” (nata in mezzo al mare e cresciuta per strada). Il brano ha una struttura ispirata alla “Villanella”, una forma canzone nata a Napoli nel XVI secolo e racconta della vendetta di Afrodite ai danni del suo stupratore. Volevo riscrivere il finale di un copione che solitamente, nella realtà, ha tutt’altro epilogo.
Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo EP?
Nella produzione musicale e nella scrittura dei brani ho collaborato con KWSK NINJA che io ormai considero come l’altra metà del progetto. Mi sentirei persa senza di lui, ed è probabilmente con lui che mi sono ritrovata. KWSK è anche l’artista che realizza tutti i videoclip e le grafiche de LA NIÑA, e che da nuova forma alle mie canzoni e vita alle mie visioni. È bellissimo realizzare quanto negli ultimi anni abbiamo dato l’uno all’altra, il nostro è un connubio perfetto, dove musica, arti visive e performance si bilanciano armoniosamente. Insieme abbiamo trovato la luce, anche in momenti bui come quello che stiamo vivendo.
C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Eden?
Dedico Eden a chi non crede nel Paradiso.
MACE - Obe
Come è nato Obe, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Ho vissuto qualche mese in Sudafrica,a Johannesburg e ho registrato lì un disco con solo artisti africani. è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita, ma quando sono tornato in Italia, ho deciso di non farlo più uscire. Come se sentissi che quello che avevo fatto avesse senso mentre ero lì, ma tornato qui non mi appartenesse più al 100%. Avevo comunque voglia di realizzare un disco tutto mio, e contestualmente ho trovato che la musica italiana era cambiata: ci sono un sacco di nuovi artisti interessanti,altri che c'erano da tempo ma che finalmente avevano ottenuto la visibilità che meritavano.Ho sempre un po' sofferto nel non riconoscermi nella scena italiana. Vedendo com'era cambiata mi sono detto che era il momento giusto per fare un disco qua in Italia al quale applicare la mia visione creativa.Ci ho lavorato nell'arco di due anni. In questo periodo mi sono occupato anche d'altro: ho fatto DNA con Ghali, il disco di Venerus e tante altre produzioni. Ma è stata comunque una lunghissima gestazione.
Quale traccia ha una bella storia da raccontare?
In realtà ogni brano ha una vita a sé ed è stato tutto realizzato in vari step. Alcune idee le avevo scritte mentre viaggiavo - in Sudafrica e Giappone - in fase prettamente strumentale. Altre sono nate in studio da zero: per esempio con Venerus, con il quale avevo già scritto tanta roba. Il processo spesso è stato questo: mi viene un'idea musicale, faccio cantare il primo artista, vado avanti nella produzione e poi chiamo il secondo artista. In seguito procedevo con l'arrangiamento portando il pezzo ulteriormente da un'altra parte: quindi è stato un processo molto stratificato per questo motivo. Uno dei miei brani preferiti del disco è Ayahuasca, che è stato l'unico dove ho specificatamente chiesto di parlare di quell'argomento, a cui sono molto legato. Ho raccontato le mie esperienze con l'Ayahuasca a Colapesce, e lui è riuscito a metterle giù in un modo molto poetico. Al brano ho poi incorporato molti suoni presi dai rituali sciamanici amazzonici, dalle percussioni ai flauti.
Nel disco hai collaborato con tantissimi artisti. Qual è il filo conduttore che li lega?
La scelta è ricaduta su tanti artisti che innanzitutto mi piacciono molto, che fanno cose interessanti e che mi sono immaginato bene nel viaggio esperenziale che stavo creando. Quindi il collante è stato quello: con molti di questi artisti tra l'altro ci avevo già lavorato, con altri non ancora ma ero molto attratto dalla loro musica. In altre parole: il filo conduttore è che non c'è il filo conduttore.
C'è qualcuno a cui vorresti dedicare OBE?
Alla musica italiana.
ARLO PARKS - Collapsed in Sunbeams
Come è nato Collapsed in Sunbeams, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Collapsed in Sunbeams è stato creato principalmente negli airbnb nell'East London. Ci siamo rintanati per alcune settimane, circondati di piante, candele e cristalli e ci siamo tuffati nel mondo dell'album. Ho preso molta ispirazione dai miei vecchi diari e dall'idea della nostalgia. Gli album di debutto sono sempre una cosa speciale per me, e avere il mio album sul punto di uscire fuori nel mondo ha un che di terrificante, ma anche di euforico. È la mia prima grande e definitiva dichiarazione di intenti come artista, è una capsula temporale e il primo grande passo nel mio viaggio.
Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale?
Direi che è una fusione di musica soul, indie e pop. È ispirato a tutto, da Elliott Smith a Portishead a Tribe Called Quest ad Aphex Twin. È un ampio collage di generi diversi, il fatto che Collapsed in Sunbeams sia così fluido è ciò di cui sono più orgogliosa.
Quale traccia ha una bella storia da raccontare?
Hurt ha un bellissimo retroscena: è la prima canzone che ho scritto dopo un periodo di blocco dello scrittore e ansia che circonda l'album. È stata scritto in un'ora circa, ispirata da questa citazione di Audre Lorde che dice "Il dolore cambierà o finirà" e stavo ascoltando Supremes, Digable Planets e Cleo Sol. Scrivere è stato un processo euforico, perché mi ha ricordato che la mia capacità di scrivere abiterà sempre il mio cuore e che la tristezza non è mai permanente.
Con chi (e come) hai collaborato?
Luca Bucellati ha prodotto la maggior parte dei brani; ho lavorato con Paul Epworth su Portra 400 e Too Good, e con Badsounds su Bluish. Sono stati tutti collaboratori molto propositivi e si sono avvicinati a questo progetto con nient'altro che amore. Ne sono onorata.
C'è qualcuno a cui dedicheresti l'album?
Vorrei dedicare questo album a mia madre, alla mia migliore amica Alice, a Sufjan Stevens e a Wolfgang Tillmans. Non sarei quella che sono senza di loro, come artista e come persona.
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