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Ukrainian Fashion Week primavera estate 2020: il backstage

Questa stagione della settimana della moda di Kiev Ukrainian Fashion Week che apre le porte alle sfilate SS20 worldwide, ha mostrato come questo mercato di moda continua a crescere e cambiare. Lo hanno dimostrato molti brand che emigrano per trovare fortuna sulla scena internazionale, come Paskal o Bevza (quest’ultima la ritroviamo, per esempio, fra i designer da tenere sott’occhio a New York), Anton Belinskiy, in calendario a Parigi, o Ivan Frolov.

Sono emersi, di conseguenza, altri brand, già conosciuti o meno, che prendono lo spazio sotto la luce dei riflettori della fashion week di Kiev, confermando la propria forza o sperimentando nuovi stili, nuove direzioni.

Direttamente dalla capitale ucraina i tre brand che hanno infiammato le passerelle per questa stagione.

Theo

Theo © Tommaso Bruno
Theo © Tommaso Bruno
Theo © Tommaso Bruno
Theo © Tommaso Bruno
Theo © Tommaso Bruno
Theo © Tommaso Bruno

Teo Dekan, direttore creativo del brand, decide per questa stagione di rilanciare il brand omonimo puntando sulle identità. Sono i capi a parlare e soprattutto le singole individualità ad essere rappresentate; dall’aspetto urbano della moda (cappe, trench, giubbotti over e abiti stampati) ai grandi classici (come la giacca-abito mini indossato anche da Eva Chen), il brand cerca di proporre un guardaroba ampio per la propria clientela, insistendo sul concetto di reinterpretazione dei grandi classici. Si tratta di un cambiamento decisivo per il brand - una presa di coscienza su molti elementi da rendere saldi, forti e stabili per rafforzare l’identità del marchio.

Lake Studio

Lake Studio © Tommaso Bruno
Lake Studio © Tommaso Bruno
Lake Studio © Tommaso Bruno
Lake Studio © Tommaso Bruno
Lake Studio © Tommaso Bruno
Lake Studio © Tommaso Bruno

Chic è l’unica parola che rende giustizia a questa sfilata di Lake Studio. Il brand, focalizzato su sete raffinate, stampe esclusive e pezzi timeless, si sposta su tonalità contrastanti fra il rosso e i delicati pastelli su cui si posano le stampe. A contrasto anche la location - un gioiello incastrato nel porto turistico di Kiev - che racconta i vecchi fasti della capitale. Continua l’ispirazione asiatica nata durante la stagione precedente: l’artista cinese Zhāng Dàqiān si sposa perfettamente con il gusto del marchio. È la bellezza, per Lake e per Dàqiān, della natura a dover essere narrata attraverso flora e fauna, attraverso i capi, attraverso il delicato tatto di una foglia e della seta.

Gudu

Gudu © Tommaso Bruno
Gudu © Tommaso Bruno
Gudu © Tommaso Bruno
Gudu © Tommaso Bruno
Gudu © Tommaso Bruno
Gudu © Tommaso Bruno

Proprio come la propria musica delle sfilate, Gudu incanta con il ritmo ripetitivo dei capi, nonostante il tutto diventi minuto dopo minuto confuso per le troppe informazioni estetiche che si ricevono. La ricerca di stile ha premiato nel corso del tempo il brand che sta cercando di diventare meno audace e aggressivo per spostarsi verso un target preciso ma non identificabile. Manca quella forza dirompente del brand, manca l’energia estremamente fashion e magica che faceva tenere la bocca aperta durante gli show; detto ciò, facilmente il mercato darà una risposta positiva a questa collezione.



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