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Berlino, Helen Mirren Orso d'Oro alla carriera. L'intervista di Vogue

“Quant’è carino (l’Orso d’oro alla carriera), il mio Oscar se ne innamorerà subito”: sul palco del Festival di Berlino dame Helen Mirren non riesce a trattenere la sottile ironia british che la contraddistingue mentre stringe la statuetta. Per essere presente all’evento si è presa due giorni di stop dal set e così ha illuminato il red carpet dell’evento passando con disinvoltura da una giacca rock con il logo dei Radiohead ad un romantico abito a pois blu della designer londinese Suzannah. La splendida 74enne londinese, trapiantata in Salento, volteggia con la stessa grazia tra ruoli da regina, come Caterina la Grande, a personaggi criminali, come nel ritorno nel prossimo Fast & Furious (il capitolo 9, in sala dal 21 maggio). Il suo segreto? Fa sempre di testa propria e se ne infischia delle convenzioni sociali… come ha sempre fatto.

Helen Mirren a Berlino

Homage Helen Mirren Photo Call - 70th Berlinale International Film Festival

Helen Mirren a Berlino
Thomas Niedermueller

Com’è possibile che sia stata attratta da un franchise come quello con Vin Diesel?
Ovvio, mi diverte tantissimo e poi Vin è un’autentica potenza, con quella voce intensa e il fisico scolpito… impossibile resistergli. Vedi, io sono un’attrice ma lui è una vera “movie star” e la differenza si vede.

Quindi sceglie i ruoli in base al cast?
Anche, ma ho un metodo tutto mio: leggo il copione iniziando dall’ultima pagina. Se il mio personaggio è ancora vivo allora è buon segno, se invece l’hanno fatto fuori procedo a ritroso fino a capire com’è uscito di scena, magari con un suicidio magnifico dove tutti piangono per la perdita. Se è così allora comincio a leggere la sceneggiatura dal principio, altrimenti se scompare nel nulla non mi prendo neppure la briga di andare avanti. Ce l’ha insegnato Shakespeare, no?

Con l'Orso d'Oro alla carriera

Homage Helen Mirren - Honorary Golden Bear Award Ceremony - 70th Berlinale International Film Festival

Con l'Orso d'Oro alla carriera
Matthias Nareyek

Ha sempre sognato il grande schermo?
Sì, fin da quando ero una ballerina. Mi andava bene qualsiasi ruolo pure di stare davanti alla macchina da presa, anche se in realtà a casa mia non si andava al cinema né si guardava la tv. Leggevo libri su libri e le mie eroine erano tutte di natura letteraria, donne con splendidi abiti del secolo scorso, o teatrali come Eleonora Duse. La ma idea del grande schermo era piuttosto romantica, solo in un secondo momento ho capito la potenza dello storytelling.

Le donne che ha interpretato hanno tutte in comune una certa tempra forte. Come se lo spiega?
Secondo me il primo errore quando ci si riferisce a personaggi femminili è quello di definirli “forti”. Non credo che quello che le contraddistingue sia la presunta forza quanto la loro vulnerabilità, il lato che più attrae il pubblico. Investigando su questo aspetto si capisce cosa c’è dietro questa apparenza magari da dura e ci si può relazione con maggiore facilità.

Helen Mirren
Helen Mirren

Ci può fare un esempio?
Jane della serie tv Prime Suspect (in onda dal 1991 al 2006, ndr): prima della serie, donne come lei non venivano rappresentate da nessuna parte. Aveva un sacco di difetti ed era un po’ ossessiva, ma la si vede anche preparata precisa, ambiziosa e questo non toglieva nulla alla sua vulnerabilità. Ricordo perfettamente una scena che è poi stata tagliata: il fidanzato le chiede di comportarsi in maniera appropriata perché ha invitato a cena il suo capo ma lei si dimentica di cucinare, arriva a casa tardi e pure ubriaca. Ed è questo a renderla interessante.

Quindi per darle tutte queste sfumature si è preparata a lungo?
Macché: il giorno prima delle riprese ero in Italia per un altro progetto e la mattina dopo mi sono ritrovata sul set a Manchester. Le ricerche sono arrivate nelle settimane successive.

Il consiglio più saggio?
Dalla sceneggiatrice Lynda La Plante, che mi ha detto: “Smetti di sorridere”. Jane, in effetti, non vuole ingraziarsi nessuno ma spesso noi donne lo facciamo in automatico per far sentire gli altri a sicuro e a loro agio. E funziona. Da allora non ho più sorriso e ha seguito la sua strada.

Da quel momento la sua carriera è stata una continua ascesa, fino all’Oscar per The Queen. Come è arrivata ad indossare la corona?
Ancora una volta è stato tutto merito della tv, perché sul set di Prime Suspect avevo sempre l’abitudine di andare a salutare i nuovi arrivati uno per uno e presentarmi dando loro il benvenuto. So bene che arrivare su un set nuovo può essere imbarazzante così prima delle prove eseguivo questo rituale. E un giorno in un angolo della stanza si è trovato il produttore della serie. Mi ha detto che tutti mi trattavano come una regina.

L'inganno perfetto
L'inganno perfetto

Sul serio?
Sì… e ha aggiunto che in effetti somigliavo a Elisabetta II. Quindi ha messo in moto il progetto del film, anche se io questa somiglianza non la vedevo, da giovane dicevano che – forse per via del naso – ricordavo invece molto la Principessa Margaret.

Il primo pensiero arrivata sul set?
Mi è venuto da piangere quando mi hanno mostrato il guardaroba della regina.

Perché? Non le piacciono le tiare?
No, no, intendo quello quotidiano. Ho capito che è una donna senza vanità che indossava indumenti pratici che venivano scelti dallo staff. Non le importava granché del look, preferiva occuparsi dei suoi cagnolini. E la capisco, io e mio marito ne abbiamo sempre avuti tanti e sono davvero deliziosi.

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The Queen
The Queen


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