Paris Fashion Week Men's autunno inverno 2021 2022: best of Talents
A chiudere le prime fashion week menswear del nuovo anno è come consuetudine la Paris Fashion Week che anche per questa edizione ha digitalizzato ogni presentazione o sfilata. Lo spirito internazionale e creativo sono le vere caratteristiche intrinseche di questa settimana della moda che più che mai ha manifestato il proprio eclettismo ospitando designer da tutto il mondo: dal Giappone (Doublet) all’Italia (Davi Paris di Davide Marello), dalla Germania (GMBH) alla Spagna (Arturo Obegero). Inoltre, la possibilità di realizzare ancora una volta esclusivamente video per le proprie presentazioni, ha permesso ai brand di spaziare da fashion film ispirati ai videogiochi o a messaggi eco-friendly, alle più classiche sfilate.
Sankuanz
La collezione presentata da Sankuanz è il risultato dell’era post-pandemica che sembra sorgere, con criticità, nei paesi orientali come la Cina, patria del brand. La visione del futuro è caotica e aggressiva: ai tagli sartoriali dei capi, tra cui le spalle pagoda che citano Pierre Cardin, si contrappongono borchie, spesse cinture, abiti di metallo e bruciature realizzate ad hoc dal designer Shangguan Zhe. Il risultato tuttavia è ricco, lussuoso anche se incastrato in un’atmosfera notturna, agitata e sconfortante: a conferma è l’assurda replica della torre Eiffel presente a Tiandu City, Hangzhou, dove il video e le foto sono stati realizzati.
Sean Suen
Sean Suen pone agli spettatori e ai clienti un quesito esistenziale: cos’è normale? Cosa non è normale? Da queste domande nasce una collezione a tratti romantica, a tratti urbana: i modelli ritratti in scene cittadine o naturali presentano luoghi deserti in cui sono protagonisti gli abiti, talvolta dal gusto militare come le giacche e i cappotti, talvolta più liberi nella forma e nei volumi, come gli ampi capi in lana. In entrambi i casi, la mimesi con l’ambiente circostante è automatica, in un rapporto di rimandi fra colori e texture con ciò che circonda i modelli.
Ernest W. Baker
Reid Baker e Ines Amorim dicono, parlando della collezione: “una grande sfida ai tempi della pandemia. Nonostante ciò, siamo riusciti a sperimentare e avvicinarci alla sostenibilità grazie al denim organico.” La stagione invernale 2021 di Ernest W. Baker è un viaggio fra realtà e sogno lucido, un continuo rimando di coscienza e perdita del controllo. “Abbiamo voluto aggiungere qualche tocco più kitsch riferendoci all’estetica anni Novanta come la stampa leopardata abbinata al tartan o ai jeans slavati, o alla rosa rossa che rimane uno dei nostri simboli” afferma Baker “senza dimenticare il tailoring che è il core del nostro marchio. Per questa collezione abbiamo voluto interpretarlo in chiave quilted. Inoltre, lo sviluppo degli accessori va di pari passo con la crescita del brand che nonostante il periodo non si è arrestata.” L’obiettivo per il futuro è riuscire a supportare ancora di più la manifattura locale (Baker e Amorim risiedono in Portogallo), già ampiamente impiegata per la realizzazione dei ricami e della preziosa maglieria.
Boramy Viguier
‘Resurrection’ è il titolo del nuovo short film di Boramy Viguier, “la seconda parte di ‘Lord Sky Dungeon’ presentato durante il GucciFest” afferma il designer. La collezione è un tutt’uno con il video presentato durante la Paris Fashion Week: una fantasia post-apocalittica, un futuro medievale fra riferimenti storici (l’eroina principale ricorda Giovanna d’Arco) e l’estetica gaming. “Creare sia il video sia la collezione è stato molto naturale; questi universi mi appartengono sin dalla mia infanzia, dai primi videogiochi e dalle letture storiche che potevo fare grazie ai libri trovati in casa. La mancanza di libertà causata dalla pandemia mi ha incoraggiato ancora di più nella creazione.” I capi interpretano le idee di Viguier, fra la storia e il contemporaneo, perfettamente: i look più street formati da felpe e pantaloni baggy diventano gli abiti di un monaco; i volumi vengono esagerati ricordando le cappe clericali degli affreschi tardomedievali; le stampe, infine, suggellano i diversi look ricordando le minuziose miniature dei testi più antichi.
Hed Mayner
Il minimalismo di Hed Mayner assume una nuova forma. È la fluidità, per il prossimo inverno, la lente sotto la quale osservare i capi del designer israeliano – una fluidità estetica e concettuale che riprende i volumi più disparati e che, look dopo look, assume significati e rimandi diversi. Ciò che rimane intatto per Mayner è l’eleganza innata dei colori e del colpo d’occhio. È impossibile rimanere inermi di fronte alla discreta e rotonda bellezza dei capi che ricordano lontane eleganze, che riportano al piacere del vestirsi, tout court.
Doublet
Incontriamo Kaji, collaboratore di Doublet, nel pieno della notte giapponese, qualche minuto prima dello show sulla piattaforma della fashion week parigina. La scena è quasi Lynchiana: in un distretto industriale di Tokyo, dei modelli camminano al contrario su una passerella. “Ciò che vedrete però sarà la registrazione nuovamente montata al contrario” afferma Kaji “Per questa collezione ci siamo concentrati su tre parole: recycle, reverse, restart.” Reverse, ovviamente, fa riferimento al tempo e al modo in cui verrà presentata la sfilata da lì a pochi minuti. Recycle è l’impiego di materiali o tessuti interamente riciclati, come i cappotti di pelliccia (finta) realizzati da bottiglie di plastica, o la lana di vecchi capi buttati, recuperata prima di essere distrutta. Tutti i tessuti, in ogni caso, sono di origine giapponese. Restart, invece, è la speranza di un ritorno a una realtà normale, in cui ricominciare tutto di nuovo, in cui l’ironia e il divertimento di Doublet possano trovare pieno compimento.
Arturo Obegero
Puro Teatro è il nome dell’inverno 2021 di Arturo Obegero. La collezione verte su strette ma morbide silhouette in velluto che rimandano all’eleganza dell’opera, della teatralità di cui Obegero si fa portavoce. Protagonista di questa collezione è anche la realtà che, citando il designer, supera la fantasia e vincola la creatività a causa di tutti gli sconvolgimenti dello scorso anno. “Mi sento come se fossimo tutti ingabbiati in una prigione di velluto, la più bella che esista” dice Obegero “e per riportare questa sensazione nei capi ho deciso di impiegare solo tende di teatro recuperate da tutto il mondo”.
Casablanca
Charaf Tajer pensa alla Riviera francese e agli anni Settanta per la nuova collezione di Casablanca. In particolare, Monaco e il Grand Prix sono il fulcro dell’ispirazione: una vita glamour e lussuosa è quella che delinea Tajer attraverso le stampe rococò, gli scacchi, i contrasti di colore. “Produrre i vestiti è stato più difficile della prima collezione sotto lockdown. Fra i produttori e alcuni collaboratori bloccati nelle loro città, mi sono concentrato ancora di più sul mio team ristretto e sulle mie energie. La collezione va controcorrente rispetto al trend di quest’anno: Tajer non vuole pensare alla crisi di questo periodo: “È importante creare alcuni momenti per dimenticare la pandemia. Abbiamo bisogno di pensare a come vogliamo vivere e festeggiare di nuovo nel futuro; abbiamo bisogno di una prova di escapismo per non cadere nel baratro.”
EgonLab
Florentin Glémarec e Kevin Nompeix si ispirano ai film che hanno delineato la storia del cinema horror negli ultimi anni. Il film presentato da EgonLab (fra i più lunghi della fashion week) si focalizza sull’identità e sui problemi dei più giovani legati a essa. La collezione, invece, genderless, si muove fra tagli sartoriali, gonne a pieghe, pantaloni a zampa, cappotti oversize e felpe – il tutto rielaborato nei look su diversi livelli di layering. Continua la collaborazione con Sergio Tacchini che questa volta viene rappresentata attraverso i grandi classici degli anni Ottanta e Novanta.
GmbH
‘Welt am Draht’ (‘Il mondo sul filo’) è il titolo di una serie televisiva di Rainer Werner Fassbinder trasmessa nel 1973 dalla televisione tedesca. La serie fantascientifica racconta di una realtà simulata o virtuale all’interno della nostra realtà; Serhat Isik e Benjamin Huseby, direttori creativi di GmbH, precisano che “prendere come esempio la serie di Fassbinder non è una scelta stilistica ma concettuale; la nostra intenzione è raccontare un mondo allo specchio, una simulazione di ciò che stiamo vivendo, attraverso i vestiti.” Anche Isik e Huseby sentono la necessità di esprimere altro che non riguardi la situazione pandemica attuale: “Abbiamo bisogno di tornare a parlare di bellezza e per farlo ci siamo dedicati alla costruzione dei capi come farebbe un atelier di couture, attraverso la costruzione di bustini, di scolli che ricordano gli abiti da sera. Il nostro sguardo per il futuro è positivo e lo vogliamo realizzare attraverso la creazione degli abiti.” La costruzione dei capi è il fulcro principale della collezione. Si passa dai classici più fetish del brand come i trench in pelle e le silhouette molto aderenti – con diversi riferimenti allo sportswear – ai volumi pieni delle giacche e dei cappotti, in particolare i capi realizzati in ecopelliccia. “È presente un tocco kitsch senza ombra di dubbio: abbiamo voluto esagerare dei concetti per apprezzare la bellezza stessa del ‘realizzare’ gli abiti senza porci limiti.” La collezione nel suo insieme è coerente e sicuramente si stacca dalle stagioni precedenti, mettendo insieme ciò che i designer definiscono “clothes of dreams”. Nonostante le fantasie, Isik e Huseby tornano presto con i piedi per terra: “Abbiamo bisogno di tornare a divertirci nella realtà, a uscire da questo caos, a ballare di nuovo tutti insieme nei rave qui a Berlino."
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