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Kim Jones racconta il suo debutto per la Fendi Couture Collection

Invece di immergerci nelle atmosfere glamour dei luminosi atelier Fendi e sederci sotto gli alti soffitti a volta a parlare con Kim Jones della sua prima collezione per la maison romana, facciamo una passeggiata in mezzo alla campagna del Sussex in un giorno terribilmente grigio, ventoso e cupo. C’è una foschia così fitta che sembra quasi buio, anche se siamo a metà pomeriggio. Siamo molto lontani dalla capitale italiana, dove decine di sarte sono impegnate a intessere reticoli di perle e ricamare preziosi abiti couture per l’imminente debutto dello stilista, ma, nonostante ciò, poco dopo, anche questo posto sembra avere piacevolmente senso. Jones ha comprato recentemente una casa per le vacanze in questa zona, nel tranquillo paesino di Rodmell, a un tiro di schioppo dalla casa in cui ha passato gran parte della sua infanzia e a qualche portone di distanza dal cottage di Virginia Woolf, e mi ha portato qui per farmi fare un tour nei luoghi della sua infanzia. “Da adolescente, passavo un sacco di tempo in bicicletta intorno a questi paesini” mi dice sorridendo mentre schiva un trattore borbottante. “Questa prima collezione mi sembra quasi autobiografica. Le cose da cui ho preso spunto sono molto personali”.

Sotto un cielo minaccioso nell'East Sussex, Kate Moss indossa un abito couture Fendi in raso di seta grigio scuro ricamato con un dégradé di fiori di organza e perline di cristallo.
Sotto un cielo minaccioso nell'East Sussex, Kate Moss indossa un abito couture Fendi in raso di seta grigio scuro ricamato con un dégradé di fiori di organza e perline di cristallo.
Mert Alas & Marcus Piggott

Pur trattandosi della prima collezione donna di Jones, va detto che lo stilista è sulla breccia da più di 10 anni: e i tre passati (finora) da Dior come direttore artistico del menswear – anni in cui ha tradotto il romanticismo femminile dei codici di Monsieur Dior in eleganti capi sartoriali dalla sensibilità audace e moderna – gli hanno fatto vincere praticamente tutti i premi più importanti del settore (oltre a una nutrita schiera di ammiratrici famose, da Bella Hadid a Naomi Campbell). 

Prima di Dior, Jones è stato direttore del menswear di Louis Vuitton, e a lui viene di solito attribuito il merito di aver trasformato lo scenario fashion per aver trasposto la sua conoscenza universale dei codici culturali dello streetwear in un ambito squisitamente deluxe (è stato lui nel 2017 a volere la collaborazione della maison con Supreme, universalmente riconosciuta come il simbolo della transizione verso una nuova era).

Allo stesso modo, molto è stato scritto sulla sua gioventù: figlio di un idrogeologo specializzato in impianti di irrigazione, Jones è cresciuto fra l’Inghilterra e l’Africa (e ha vissuto anche in Kenya, Etiopia, Botswana, Tanzania ed Ecuador), e i suoi primi anni di vita sono facilmente visibili nelle sue collezioni pervase dalla passione per i viaggi e dalle più disparate influenze culturali. “Fin da piccolo ho capito che c’erano tantissime cose da vedere nel mondo”, dice. “Ma è stato più difficile fare ricerca in lockdown, quindi quello che ho fatto è stato guardare dentro di me”.

Kate Moss indossa il cappello di Vanessa Bell, stivali di seta cipria (ricamati a mano con microperle e micro paillettes di vetro) e ear cuff in vetro di Murano e cristallo. Siamo negli interni artistici e lussuosi di Charleston
Kate Moss indossa il cappello di Vanessa Bell, stivali di seta cipria (ricamati a mano con microperle e micro paillettes di vetro) e ear cuff in vetro di Murano e cristallo. Siamo negli interni artistici e lussuosi di Charleston
Mert Alas & Marcus Piggott

E invece di partire per uno dei suoi soliti viaggi in cerca di ispirazione, in Amazzonia, o in Giappone, per Fendi Jones è tornato agli anni della gioventù che ha passato qui, a Rodmell, intorno a Lewes e nella fattoria di Charleston, dove andava a disegnare dopo la scuola in quei giardini idilliaci, o creava stampe con la tecnica della linoleografia prendendo spunto dagli affreschi di Duncan Grant e Vanessa Bell. Ed è qui che, un pomeriggio di dicembre, mentre la pioggia picchietta sulle vetrate decorate, che Kate Moss si è distesa su una chaise longue che il Bloomsbury Group aveva in salotto quasi un secolo fa, mentre indossa le ultime creazioni di Jones. (Moss è anche consulente per gli accessori di Fendi. “È stata una cosa logica. Ha un gusto straordinario, ha visto tutto, e la sua conoscenza della moda è molto vasta”, afferma Jones, che conosce la modella da quando Lee McQueen li ha presentati negli anni 90).

Kate Moss durante i fitting nell'head quarter di Fendi a Roma
Kate Moss durante i fitting nell'head quarter di Fendi a Roma
Nikolai von Bismarck

“Ho sempre voluto indossare le sue creazioni uomo, e adesso si è messo a creare il womenswear”! dice Kate ridendo, mentre sistema il drappeggio di un abito che è l’incontro perfetto fra un abito sartoriale maschile grigio e un abito da sera decorato con centinaia di fiori di campo in cristallo. “Quello che fa è sempre cool e moderno. Sa esattamente quello che le persone vogliono indossare”.

Dietro le quinte del fitting con Lila e Kate Moss e l'hairstylist Sam McKnight
Dietro le quinte del fitting con Lila e Kate Moss e l'hairstylist Sam McKnight
Nikolai von Bismarck

Più tardi, chiedo a Jones che cosa avrà potuto trovare di interessante un adolescente in questa curiosa e piccola fattoria, con i soffitti bassi del 16° secolo e il mood bohémien ancora intatto. “Quando una personalità artistica o letteraria ha vissuto in una cittadina, lo senti ancora nell’aria”, dice lo stilista. “Vedevo sempre le vecchie librerie di Lewes con i libri di Virginia Woolf in vetrina. Vecchi temi di scuola che ho ritrovato su Roger Fry. Erano una presenza fissa”. C’era qualcosa di travolgente e irresistibile nella creatività collettiva del Bloomsbury Group, resa immortale da Charleston, il luogo in cui lavoravano e si corteggiavano fra loro con estrema libertà. “Ho pensato che un gruppo di persone che vanno a vivere tutte insieme, in mezzo alla campagna, per quei tempi era stato qualcosa di davvero rivoluzionario. Erano un po’ come una comune snob”, dice ridendo. “E la loro influenza su quello che succedeva a quel tempo è stata grande e straordinaria. Il pensiero economico rivoluzionario di Maynard Keynes, e le opere di Virginia Woolf, come Orlando”.

Adwoa Aboah, una delle modelle musa del debutto di Kim Jones per Fendi couture, durante un fitting a Roma
Adwoa Aboah, una delle modelle musa del debutto di Kim Jones per Fendi couture, durante un fitting a Roma
Nikolai von Bismarck

L’energia collettiva del movimento è chiaramente visibile nel modo in cui oggi Jones lavora. “Un lavoro di collaborazione, una famiglia”, dice del gruppo. “Che è il modo in cui mi piace lavorare”. Lo stilista è noto per il suo spirito di collaborazione, sia con i suoi team che con la ampia cerchia di amici illustri, e gli ospiti alle sue cene sono uno sfavillante mix di celebrity e vecchi compagni di scuola del Sussex). “Quello che mi piace di più di Kim è la sua capacità di portare con sé l’idea di famiglia, ovunque vada”, osserva Aboah, una delle muse che hanno plasmato la sua visione. “Intorno a sé ha sempre tante persone così diverse – artisti, musicisti, giovani, tutti – ed è per questo che il suo è un lavoro che resta sempre significativo. Trova ispirazione ovunque”. (Jones è orgoglioso di sapere tutto su Baby Yoda tanto quanto è ferrato su Woolf, e ha a cuore le sue confezioni per hamburger disegnate da Julien Macdonald così come ha a cuore la sua collezione di opere d’arte: non è per niente uno snob, se si parla di cultura). Un’energia che è evidente nella sua collezione di debutto, che verrà indossata da componenti di famiglie, biologiche o “adottive”, ma è Orlando, il romanzo modernista di Virginia Woolf, il punto di partenza indiscutibile della sua linea couture. Un’analisi della mutevolezza del genere attraverso i secoli, il libro era stato scritto per Vita Sackville-West, che ebbe una lunga relazione con Woolf, e il cui figlio aveva definito il libro “la più lunga e la più incantevole lettera d’amore della letteratura, in cui Virginia esamina Vita, la intreccia dentro e fuori dai secoli, la fa passare da un genere all’altro, gioca con lei, la veste di pellicce, merletti e smeraldi, la provoca, flirta con lei, lascia cadere un velo di foschia intorno a lei”.

Kim Jones tra fiori in organza flowers e gocce di cristallo che evocano i giardini bucolici di Charleston
Kim Jones tra fiori in organza flowers e gocce di cristallo che evocano i giardini bucolici di Charleston
Nikolai von Bismarck

Un libro che ha spesso ispirato la moda, e i suoi chiari riferimenti all’importanza degli abiti nell’affermazione della propria identità si prestano facilmente a quegli stilisti che vogliono dare un significato al proprio lavoro; ma Jones ha scelto un approccio più indiretto nel riaffermarne l’importanza. Così come Orlando oscillava fra i mondi e gli abiti di epoche diverse, Jones ha utilizzato le vite delle donne che indosseranno le sue creazioni per scavare negli archivi di Fendi, prendendo spunto dai loro rispettivi anni di nascita e dalla storia della maison. “Ciascun look riflette la personalità di chi lo indosserà. È questo il lusso della couture, è disegnata specificamente per quella persona”, dice. (“Sembra una rappresentazione autentica di quello che sei. Nessuno mi chiede mai cosa mi piace”, dice ridendo Aboah, il cui outfit per la sfilata è stato sviluppato a partire da un bozzetto del 1990 di Karl Lagerfeld per la maison). “Volevo guardare a periodi diversi della storia di Fendi, per questo mi è venuto in mente Orlando. Volevo tirare fuori dei riferimenti da Karl, ma rivisitarli”, aggiunge Jones. “Guardarli con più leggerezza, con uno sguardo nuovo, senza farli però apparire nostalgici”.

Kate Moss prova l'abito in seta grigio scuro che indosserà per lo shooting di British Vogue
Kate Moss prova l'abito in seta grigio scuro che indosserà per lo shooting di British Vogue
Nikolai von Bismarck

E allo stesso modo anche il femminismo solido di Woolf, e le donne del gruppo Bloomsbury, ognuna di loro una potenza a pieno titolo, delineano un parallelismo, osserva Jones, con la storia di Fendi, un matriarcato. Se Lagerfeld è stato direttore creativo della maison per 54 anni fino alla morte, avvenuta nel 2019, il nome della griffe è stato sempre sostenuto dalle quattro generazioni di donne che sono state le sue custodi da quando è stata fondata, nel 1925, da Adele Casagrande (che la chiamò così in onore del marito, Edoardo Fendi). E furono le 5 figlie di Casagrande, nel 1965, a reclutare il designer tedesco per rendere più attuale l’estetica del brand. Nel periodo di interregno fra la scomparsa di Lagerfeld e il debutto di Kim Jones, Silvia Venturini Fendi, nipote di Casagrande, che dal 1994 dirige il menswear e gli accessori del brand, è stata il custode creativo della maison prima di passare il testimone a Jones. 

“Sono sempre stata affascinata da Kim, e adesso che lavoro con lui capisco perché”, osserva Silvia, che considera lo stilista un suo amico da più di dieci anni, e che resta ancora oggi parte integrante del processo creativo. “Sono molto felice, mi piace lavorare in coppia e lavorare con lui mi ricorda moltissimo il modo in cui lavoravo con Karl. Era scritto nelle stelle. È stato il karma”, dice. “L’ammiro moltissimo”, dice Jones sul set, mentre invia una serie di messaggi entusiastici a Silvia. “Voglio che sia orgogliosa”.

"Amo lavorare con Kim, mi ricorda molto quando lavoravo con Karl”. Così Silvia Venturini Fendi ha detto a Olivia Singer
"Amo lavorare con Kim, mi ricorda molto quando lavoravo con Karl”. Così Silvia Venturini Fendi ha detto a Olivia Singer
Nikolai von Bismarck

Quello che ha creato per il suo debutto, quindi, è una sorta di mix fra la sua eterna ossessione per il romanticismo profondamente British del Bloomsbury Group e la grandezza della storia di Fendi. “Quello che è stato particolarmente interessante per me, passando più tempo a Roma, è stato vedere le tantissime ispirazioni che il Bloomsbury Group ha preso da lì ”, sottolinea (più tardi, per farmi un esempio, tira fuori un catalogo dei dipinti di Vanessa Bell, che passano dalle campagne del Sussex ai giardini Borghese a Roma; Woolf era anche affascinata dal “silenzio infinito” degli affreschi del Perugino; e a Londra, Fry teneva delle mostre e interpretava a modo suo gli antichi maestri italiani). “E se guardi la biblioteca di Charleston, o la collezione di libri di Clive Bell, è tutto lì. Tutte le strade portano a Roma”.

Lila Moss crede sia vero il pensiero di sua madre: "quello che fa Kim è sempre molto bello e cool"
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Nikolai von Bismarck

Nella collezione, ci sono abiti déshabillé drappeggiati tagliati come se fossero cristallizzati nel tempo, alla maniera dei marmi del Bernini, ma ricamati a mano con fiori di campo; un trionfo di tessuti drappeggiati su cui sono applicare roselline in fiore. E l’Italia echeggia anche nella carta marmorizzata che un tempo serviva a rilegare i libri del Bloomsbury Group, che gli atelier hanno trasferito nei tessuti impiegando un numero grandissimo di tecniche straordinarie. La tragica vicenda del suicidio di Woolf (una buona parte della nostra passeggiata è dedicata a seguire i suoi ultimi passi fino al fiume in cui si era gettata a 59 anni) riecheggia in abiti da sera con l’orlo che tocca terra, decorati con cascate di cristalli, o piccole gocce tonde in vetro di Murano inserite nei gioielli o incastonate in ghirigori su fermagli per capelli. Squisitamente opulenta: ma più che apparire astrattamente eterea, (a parte, forse, un abito in organza liquida che sembra fluttuare, quasi più leggera dell’aria, tenuta a terra solo dall’orlo di cristalli) sembra invece fortemente ancorata al mondo di Jones, quello fatto di abiti cool e altamente desiderabili (e Kate che siede languida a un tavolo, in tailleur di satin dal taglio impeccabile, ne è la dimostrazione). “Viviamo nel mondo moderno, quindi voglio che ci sia realtà”, asserisce. Tra l’altro, nessuno lo ha detto meglio di Victoria Beckham: “Kim è sempre vicino alla cultura pop, e questo, unito alla sua incredibile visione e straordinaria maestria, lo rende una forza che è impossibile ignorare”. Aboah concorda: “Sono elettrizzata, perché so che lui guarda quello che indossi, quello che io indosso, guarda continuamente tutti, e tutto, e vuole creare abiti che le donne vogliano indossare. Sono entusiasta di indossare questi abiti, e di sentirmi meravigliosa. Perché lui è molto più che semplicemente bravo”.

Nikolai von Bismarck scatta una foto ad Adwoa Aboah durante la sessione hair and make-up della prima sfilata di Kim Jones per Fendi
Nikolai von Bismarck scatta una foto ad Adwoa Aboah durante la sessione hair and make-up della prima sfilata di Kim Jones per Fendi
Nikolai von Bismarck

Tornati in auto dal Sussex, siamo a casa di Jones a Londra, e lui continua a illustrarmi gli oggetti del gruppo Bloomsbury che ha collezionato negli anni. La casa è un enorme spazio in stile brutalista a Notting Hill, con una piscina per allenarsi al mattino, una gigantesca cucina in acciaio con tutto il necessario per l’arrosto della domenica, e pareti piene di oggetti che potrebbero tranquillamente competere con molte collezioni museali. Un rifugio perfettamente isolato dal mondo esterno (quando è a Londra, Jones è un pantofolaio inamovibile), e i ricercati ambienti in cemento sono lo scenario perfetto per mettere in risalto le collezioni, una sua ossessione. Qui, accanto alle opere d’arte che lo stilista ha accumulato negli anni (Magritte, Francis Bacon, Amoako Boafo) c’è una cassettiera dipinta da Vanessa Bell che un tempo si trovava nella casa di Richmond di Virginia Woolf; alcune opere di Duncan Grant sono appese in soggiorno; c’è un paravento pieghevole di Roger Fry di cui si fa menzione in Ritorno a Brideshead; una biblioteca infinita, piena di edizioni originali, manoscritti di case editrici e copie di libri con annotazioni che appartenevano al clan Bloomsbury. “Sono un po’ ossessivo”, dice ridendo. “Trovo davvero emozionante l’idea che si possano comprare queste cose, in particolare i libri che le persone si scambiavano. L’idea che questi libri hanno toccato le loro mani, e le mani delle persone che amavano, e a cui volevano regalarli … Si sente che c’è un energia in quei libri. E non possiedi mai nulla per davvero: li tieni con te, finché sei qui”.

Delfina Delettrez direttrice creativa Jewellery della maison Fendi al lavoro a Roma
Delfina Delettrez direttrice creativa Jewellery della maison Fendi al lavoro a Roma
Nikolai von Bismarck

Un sentimento, questo, che riflette quello di Silvia sul fatto che Kim sia il designer perfetto per la maison che porta il suo nome: un nome che dice di amare più di se stessa, e questo per l’importanza che ha per la sua famiglia. “Una delle prima cose che Kim ha fatto è stato chiedere a Delfina (Delettrez, la figlia di Silvia, NdR) di unirsi a noi, è stata la cosa migliore che potesse fare, perché è stato un segno di amore, la prova che lui ha capito cos’è Fendi, e che la sua storia va avanti”, dice sorridendo. “La prima cosa che ho voluto era fare in modo che Delfina partecipasse al progetto, perché lei rappresenta la generazione futura della famiglia”, continua Jones. (Delfina, che da più di dieci anni disegna una linea di gioielli di grande successo che porta il suo nome, adesso si occupa anche dei gioielli per la maison). “Volevo rispettare Silvia, e tenere in considerazione l’eredità della maison. Fendi parla di loro: di donne forti, di donne intelligenti, di donne che sanno cosa vogliono nella vita. Donne pioniere, come le donne del gruppo Bloomsbury, come le donne nella sfilata. Questa collezione è una celebrazione: di Fendi, e delle storie di tutte queste donne straordinarie”. È sicuramente una celebrazione, e il nuovo capitolo di questa storia inizia proprio qui.

"Ciò che è particolarmente interessante per me, mentre trascorro sempre più tempo a Roma, è la consapevolezza che ho preso dal Bloomsbury Group gran parte della mia ispirazione", ha detto Kim Jones a British Vogue
"Ciò che è particolarmente interessante per me, mentre trascorro sempre più tempo a Roma, è la consapevolezza che ho preso dal Bloomsbury Group gran parte della mia ispirazione", ha detto Kim Jones a British Vogue
Nikolai von Bismarck

Questo articolo è originariamente stato pubblicato su British Vogue. 



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