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Moda sostenibile: Namita Khade, tra sperimentalismo e sostenibilità

Parola d’ordine, moda sostenibile: l’ispirazione per la collezione firmata Namita Khade. Nata a Wigan con sede a Londra, la designer ha lanciato la sua l'etichetta omonima nel 2020 attraverso una serie di capi esclusivi, fatti a mano mentre frequentava l'anno di tirocinio presso la Central Saint Martins. Il lavoro di Khade si basa su componenti imprescindibili di ricerca visiva, riallacciandosi al suo archivio personale di immagini, le quali esplorano temi di sperimentazione, femminilità, personalità incisiva e rivestono un ricco patrimonio socio-culturale attraverso una lente consapevolmente sostenibile che utilizza tecniche di tintura tradizionali. Un’operazione di ricerca della propria autenticità: i filati sono realizzati per creare trame naturali, dando vita a proposte distinte. Ogni pezzo di questa collezione di moda sostenibile è lavorato a maglia in modo distintivo, con un impatto ambientale zero-waste.

Namita Khade X Smriti Limbu Collaboration ‘Knickers Dress’. Model: Chiara Mottironi, Photographer: Zaineb Abelque
Namita Khade X Smriti Limbu Collaboration ‘Knickers Dress’. Model: Chiara Mottironi, Photographer: Zaineb Abelque

L’obiettivo di Khade è raggiungere un prototipo di moda nella sua forma più pura: la naturalezza. E per capire meglio, basta guardare i materiali: fibre ecologiche come il lino, la canapa, il cotone, la lana e coloranti naturali come il caffè, la curcuma, i carciofi, lo zafferano e l'indaco fungono da protagonisti, allontanandosi dai tipici precursori di tendenze. Difatti, ogni capo può richiedere dalle sei alle trenta ore per essere creato, riconciliando l’impeto creativo verso il saper creare con coscienza. “Sono grata che il 2020 mi abbia fatto rallentare e, al contempo, mi abbia fatto riflettere sulle mie esigenze e valori, permettendomi di concentrarmi su ciò che voglio comunicare e promuovere nella moda,” ha spiegato Khade. 

Clip Tunic Top, Model: Georgina D’Silva, Shot by Georgina D’Silva

“Nel mondo del design vigono troppe pressioni e aspettative per noi designer emergenti, che veniamo indotti a produrre eccessivamente per rimanere a galla nel settore. Riconosco sempre di lavorare a mio ritmo, dato che spesso i consumatori non sono a conoscenza dei processi di creazione, del lavoro, dell'artigianato e del tempo che le cose richiedono. Mi piacerebbe condividere questo processo un po' di più. Non ho intenzione di inseguire i ritmi frenetici dell'industria, sforzandomi a fini consumistici. Voglio solo che il mio lavoro sia autentico a me stessa”.

Maps Dress, Model: Kiki Ransom
Maps Dress, Model: Kiki Ransom

Nulla qui è scontato. S’inizia dalla maglieria morbida che dà vita a silhouette dal taglio aderente, con tanto di volumetrie gentili che avvolgono il corpo, ricostruendosi nel crepuscolo sartoriale dalle forme lineari. Si passa poi all’esaltazione di tocchi più moderni, che completano i look con sorprese di proporzioni-sproporzioni che spaziano al di là degli archetipi tradizionali. Pochi pezzi ma sofisticati nella loro essenzialità. A completare le proposte è un perfetto equilibrio tra comfort, sensualità ed eleganza, il quale dà frutto ad accessori e orecchini realizzati con perle, enfatizzando inserti trasparenti e tocchi dalle cromie allegre, declinate in nuance fluo per un concetto di moda sbarazzino e vivace.

Una collezione rigorosamente simbolica e libera di restrizioni, indice dell’anarchia totale che spinge la donna a ricercare se stessa. 



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