Keira Knightley, una femminista contro Il Concorso di Miss Mondo
Tutte le donne del mondo non possono dimenticare cosa accadde durante la celebrazione di Miss Mondo nel 1970. Un evento entrato nella storia non solo grazie al Movimento di Liberazione delle Donne (che interruppe la diretta in mondovisione), ma anche alla prima storica proclamazione di una Miss di colore, la grenadina Jennifer Hosten.
Ora questa storia è diventato Il Concorso, il film - diretto da Philippa Lowthorpe (già regista della famosa serie The Crown) e con protagoniste Keira Knightley, Gugu Mbatha-Raw e Jessie Buckley – che dal 25 al 27 dicembre sarà possibile vedere in anteprima su MioCinema e #iorestoinSALA prima dell’uscita in Premium Video on Demand (dal prossimo 2 Gennaio, su Sky Primafila, iTunes, GPlay, Rakuten TV, Timvision, Chili e Infinity.
La storia
Facciamo un passo indietro, lungo 50 anni. Ci troviamo a Londra, siamo nel 1970. In quest’epoca Miss Mondo è il programma più seguito del pianeta, con oltre cento milioni di spettatori sintonizzati sullo stesso canale tv. Nel luogo dell’evento, presentato dal leggendario attore comico Bob Hope (interpretato da Greg Kinnear), nascosto nel pubblico, c’è il nascente Movimento di Liberazione - Women’s Liberation Movement - delle Donne britannico, un gruppo di persone appassionate che sosteneva che i concorsi di bellezza fossero degradanti per le donne. Così, per far sentire la propria voce, platealmente, il Movimento decide di irrompere direttamente sul palcoscenico. La diretta in mondovisione salta, sono tutti sotto shock. E quando la trasmissione riprende, per la proclamazione, ecco che a vincere non è la favorita Miss Svezia, ma la Miss Grenada. In una sola notte, il pubblico televisivo dell’intero globo assiste così prima allo spodestamento del patriarcato dalla ribalta e poi al sovvertimento dell'ideale occidentale di bellezza femminile.
Anni di cambiamento
Quelli descritti dal film sono anni di cambiamento, in cui il paesaggio socio-politico assisteva alla crescente forza del Movimento per i Diritti Civili e del Movimento per i Diritti degli Omosessuali: il nuovo mondo si scontra con il vecchio. Allo stesso modo il neo Movimento di Liberazione delle Donne inizia a lottare per ottenere pari retribuzione a parità di lavoro, assistenza ai figli su richiesta, contraccezione volontaria e pari opportunità nell'istruzione, tutti diritti davvero fondamentali che le donne di quell’epoca non avevano. Nel 1970, solo il 2% delle donne era infatti membro del parlamento, le donne sposate venivano chiamate con il cognome del marito e avevano bisogno del suo permesso per prendere a prestito del denaro e la celebrazione di Miss Mondo contribuiva ad accrescere il penoso sentimento che il principale valore di una donna consistesse nel piacere agli uomini. “A peggiorare la situazione – spiega la sceneggiatrice del film Rebecca Frayn – fu che in quell’anno il tabloid The Sun iniziò a pubblicare foto di donne in topless a Pagina Tre”.
Keira, l’attivista
Serviva la determinazione e il coraggio di quelle donne per ottenere un cambiamento, non solo per le donne, per la società in generale. Nel film, una di loro è Sally Alexander, una militante di primo piano del Women’s Liberation Movement con ambizioni accademiche, interpretata da una sempre fantastica Keira Knightley: “dal punto di vista del Movimento – osserva l’attrice – il corpo delle concorrenti di Miss Mondo era considerato un oggetto sessuale: sfilavano sul palcoscenico, dovevano farsi prendere le misure e farsi assegnare voti da 0 a 10, voltarsi per farsi valutare il fondoschiena”. Un meccanismo che Sally non tollera più quando pensa possa avere una sorta di fascinazione verso sua figlia: “il fatto che si tratti di una forma di intrattenimento per famiglie, che le miss vengano proposte come un modello a cui ogni ragazzina debba aspirare a diventare – che conta solo il loro aspetto fisico e non quello che pensano o quello che fanno – è stato considerato da questa nuova generazione di donne profondamente oltraggioso”.
Due tipi (e stili) di donne
Ne Il Concorso, si parla di due tipi di donne, come sottolineato dalla regista Philippa Lowthorpe: “ci sono le giovani donne intenzionate a conquistare il mondo attraverso il loro comportamento turbolento per far conoscere il loro messaggio di liberazione ed eguaglianza; e ci sono le giovani donne che partecipano al concorso di bellezza, abbracciando l'opportunità offerta loro dal titolo di Miss Mondo sperando di farsi conoscere in un modo diverso”. La contrapposizione viene rappresentata anche dal punto visivo, del look: da un lato il traboccante glamour degli anni '70, con le sue imponenti acconciature e le ciglia finte, e dall'altro l'anticonformista sregolatezza delle femministe.
A spiegarlo è la costumista del film, Charlotte Walter: “le concorrenti dei concorsi di bellezza vestivano capi di alta moda, colori sgargianti, tessuti per lo più sintetici, da stendere senza strizzarli e da non stirare! Per contrasto, le dimostranti compravano indumenti di seconda mano degli anni 1930 e 1940 e li mescolavano con pantaloni a zampa d'elefante, jeans, magliette e cappotti afgani che acquistavano al mercato di Kensington. Già allora erano consapevoli che era meglio indossare fibre naturali, forse non per motivazioni ecologiste, ma perché il corpo fatica a respirare se è avvolto in un abito di nylon. Se avevano la fortuna di avere qualche soldo in più andavano nel grande magazzino Biba a comprare un paio di stivali”.
Razzismo e libertà
Il Concorso affronta con sensibilità anche il tema del razzismo e la splendida Gugu Mbatha-Raw – che interpreta Miss Grenada – spiega: “con tutto il glamour dell'evento è facile dimenticare che molte di quelle ragazze venivano da paesi alquanto svantaggiati. Il fatto che sfilassero tutte truccate, sfoggiando grandi sorrisi e costumi attillati, non significa che non stessero fuggendo da regimi politici terrificanti o da situazioni politiche complesse nei loro paesi”. Nonostante la bellezza dei costumi nazionali (a tal proposito Gugu sottolinea: “oggi sono cambiate le fogge, il costume intero che indosso era piuttosto ardito perché era aperto sui lati, malgrado la forma non esalti molto il corpo!”) l’attrice ci tiene a far passare un messaggio legato alla libertà: “gli abiti condizionano il nostro modo di muoverci e possono farci sentire costrette o libere”.
50 anni dopo
Le concorrenti e le femministe. Il film non si schiera dalla parte di nessuno dei due: celebra e sfida tutte le donne, le attiviste come le concorrenti, e i modi diversi in cui scelgono di navigare in un mondo dominato dagli uomini. Il Concorso ci riporta alla mente il tempo che viviamo, al movimento #MeToo, e al fatto che oggi il sessismo è tutt’altro che scomparso. Così, in conclusione, Keira Knightley sottolinea che restano da fare enormi passi avanti: “la mercificazione delle donne esiste tuttora e spesso le donne sono ancora valutate in primo luogo per il loro aspetto fisico. La sola industria al mondo dove le donne sono retribuite più degli uomini è quella della moda e delle modelle. Penso sia ancora necessaria una riflessione approfondita su questo”.
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